Stratosfera

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STRATOSFERA


STRATOSFERA

Tre atti

di Cesare Giulio Viola

A LUIGI CARINI


Personaggi:

CORRADO HARTMANN

HANS KABALA

FRIDA STORMER

LUDOVICO, fratello di Corrado

L'ALBERGATORE   del   «Cavallino Bianco»

STUBAK

SALVATORE PRISCO

MINA


ATTO I

SCENA NEL PRIMO ATTO

Corrado Hartmann e FRIDA hanno occupa­to le tre camere al primo piano d'un alberghetto alpino. Hanno fatto della camera centrale un salotto improvvisato che s'apre per una porta a destra ed una a sinistra nel­le loro due camere da letto. In fondo è la comune, ampia, che dà sopra un corridoio a vetri, caratteristico per i suoi vasi fioriti e per le sue tendine multicolori. Addobbato rusticamente, con tele di conta­dini alle pareti, mobili campagnoli, fiori, il salotto rivela subito un gusto originale. Troneggia nel mezzo la tavola da lavoro di Corrado, ingombra di carte e di libri.

Quando s'alza la tela Corrado Hartmann ècurvo sulla tavola a firmare alcune carte; gli sta vicina, in piedi, suo fratello Lodovico.

CORRADO             - (appena ha firmato, consegna te carte a LUDOVICO). Ecco fatto... Va bene così?

LUDOVICO           - (dopo un'esitazione) Va troppo bene... CORRADO, io vorrei dirti tante cose... Non so dirti che « grazie »...

CORRADO             -  Niente grazie... Siediti... Che ore sono?...

LUDOVICO           - (guardando l'orologio) Le quat­tro...

CORRADO             -  Per la « corriera » c'è tempo... Vuoi un caffè? Un liquore?... Qui abbia­mo una «Stella alpina» del posto, buo­na per gli scalatori di rocce e per i contrabbandieri. Un bicchierino?

LUDOVICO           - Come vuoi...

CORRADO             -  (toglie da un mobile Una bottiglia di liquore, ne versa due bicchierini) Buona, eh! Ora è la primavera... Ma d'inver­no rida la vita a un morto... Ricordi, quel­la volta che ad Heidelberga sfidai Emilio Werfcl? Al dodicesimo bicchiere già l'a­mico traballava... Io ne tracannai venti-quattro... E ballavo ancora sopra un pie­de... Lui finì sotto la tavola... Eppure, vedi, se ci ripenso, mi pento di aver corretto un mio compagno ad ubriacarsi... No... Non si fa così... (Battendo sulla spalla di LUDOVICO) Dimmi, dunque: quanti anni che non ci si vedeva?

LUDOVICO           - Tre...

CORRADO             -  Già... (Come a se stesso) Infatti son tre anni... Come passa il tempo... E perché da tre anni non ci si vedeva?

LUDOVICO           - CORRADO...

CORRADO             -  Era necessario che queste carte d'affari ti riconducessero a me? Ma non saresti venuto... Sono stato io che ho mes­so come condizione alla firma che tu mi raggiungessi qui... Ho forzato un pò la mano, è vero?

LUDOVICO           - CORRADO...

CORRADO             - Ma d'altra parte io in Germania non torno... Vivo qui la primavera e par­te dell'estate... Si sta bene in questo al­berghetti Niente lusso... Ma c'erano que­ste tre stanze per turisti di passaggio... E allora ho fatto una combinazione col proprietario, col mio amico Carlino, e mi sono stabilito qui... E i turisti dormono lontani, alla iepenitxnce... Quattro tele alle pareti, molti fiori... molti libri... E abeti, abeti, abeti... Questo è il mio stu­dio... (Indicando la porta a destra) Lì, la mia camera da letto... (Indicando la por­ta a sinistra) E lì... (Dopo un'esitazione) dorme Frida... Quando mi sarò annoiato, baracca e burattini, e via... Ma in Italla; a Capri... a Taormina... in Sardegna... Paesi bellissimi, dove si vive felici, solo ad aprire gli occhi...

LUDOVICO           - Davvero non tornerai più in Ger­mania?

CORRADO             -  No... Non perché abbia risenti­menti verso chicchessia... Né contro il mio paese, che amo... Né contro i miei familiari... Mi pare d'avertene data la prova oggi, no?

LUDOVICO           - Io te ne sono grato... Più che per me, per le mie due figliole... Sono tre an­ni che tu non hai più nostre notizie... Sai che sono stato trasferito a Monaco? Ho sostituito  da  un  anno…

CORRADO             -  Stormer?

LUDOVICO           - Si... Hilde e Laura, dunque, fre­quentano già l'università, e questa tua rinuncia all'eredità paterna, questa tua li­beralità...

CORRADO             -  Macché...

LUDOVICO           - Lascia che te lo dica, è una grande liberalità. - Darà modo alle mie figlie di seguitare gli studi senza preoc­cupazioni... E lo dovranno a te... Coi tempi che corrono, la vita, per noi intel­lettuali, si è fatta difficile,

CORRADO             -  Anche io sarci, come suol dirsi, un intellettuale...

LUDOVICO           - Sì... Ma tu... Per te è un'altra cosa... Io sono un modesto professore d'Università... Tu sei

CORRADO             -  Hartmann, il più grande scrittore della Germania... È difficile buttarti giù...

CORRADO             -  Tuttavia non si può dire che non abbiano tentato...

LUDOVICO           - Con quali risultati?

CORRADO             -  Eh! Son riusciti a farmi varcai la frontiera... Un volontario esilio, d'ac­cordo: ma è già qualche cosa... (Con al­tro tono) Dunque, Ludovico: tu nel mo­mento più difficile della mia vita sei stato contro di me... Diciamo la verità, che non offende mai nessuno... E ora, dopo tre anni, mi accorgo che io ti ho voluto qui, non solo per dimostrarti che retto, ad onta di rutto,'Il fratello d'un tempo….'. Si, anche per questo... Più che il fratello, l'uomo d'un tempo, che non ha mai badato al soldo, che ha dato tutto a tutti... In que­sto non c'è gran merito, quando si è fatti come son fatto io... Del resto io lavoro, guadagno... Non ho famiglia... Ho qual­che casa che è più d'una famiglia... Ma questo riguarda me: personalmente me: non à lega alla mia casa... E quindi ri­nunciare alla eredità paterna, in questo momento, era la cosa più logica che io po­tessi fare... L'ho fatta di buon grado... Sono contento che se ne avvantaggino le tue figliole... (Pausa) Ma io ho voluto ve­derti, forse, perché:,, io vorrei che tu, oggi, prima di partire, conoscessi la don­na che da quattro anni è la mia compa­gna... E lo sarà per tutta la vita... Me lo consenti? Bada the non ho fatto a FRIDA ìl tuo nome...

LUDOVICO           - Ma figurati, CORRADO... Io stesso volevo chiedertelo...

CORRADO             -  Oh! FRIDA sa che tu non hai par­teggiato per lei... Sei stato meno crudele di quelli che gridavano allo scandalo...

LUDOVICO           - Acqua passata, CORRADO.

CORRADO             -  No; acqua che Seguita a scor­rere... E che per un momento si è tenta­to d'intorbidare... Ma io e Frida... Stavo per dire: abbiamo vinto... La parola «vinto» sa troppo d'orgoglio... il tempo ci ha dato ragione: ecco tutto... E spero che seguiti a darci ragione... Perché noi siamo stati nella verità il giorno in cui, essendoci incontrati, abbiamo affrontata la nostra strada, che ci chiamava come per una vocazione... Avremmo tradito la vita, noi stessi, se non l'avessimo seguita... Così facessero tutti...

LUDOVICO           - Tu forse hai potuto farlo, per­ché sei CORRADO Hartmann.

CORRADO             -  No: tutti... tutti... CORRADO Hart­mann è un uomo come tutti gli altri... Chiamo Frida... (Va verso la porta di sinistra, mentre l'apre) Frida... Frida...

FRIDA                     - Allò?

CORRADO             -  Vieni, Frida... (Rientra nel flot­ta. Avvicinandosi al fratello e abbraccian­dolo) Grazie...

 (FRIDA appare sulla porta di sinistra, è urta giovane donna vestita assai semplicemente. I capelli, biondissimi, che le scendono per due bande lisce sugli orecchi, «raccolgono in un nodo pingue sulla nuca).

CORRADO             -  Vieni, Frida... Ti avevo detto che stamani aspettavo gente, ma non ti ho detto chi sarebbe venuto... C'è qui una .persona che voglio presentarti... Mio fra­tello Ludovico...

FRIDA                     - (con malcelata sorpresa) Ah! Piacere... (LUDOVICO si avvicina a FRIDA         - e le bacia la mano),

CORRADO             -  Ti abbiamo disturbata? Che fa­cevi?...

FRIDA                     - Copiavo il tuo ultimo capitolo...

CORRADO             -  Già: perché" tu non sai: non c'è pagina mia che non passi per le sue ma­ni... Ha imparato a battere a macchina per me... Poi lei me la rilegge.» Ed io dalla sua voce capisco se la pagina le è piaciuta o no...

FRIDA                     - Non esagerate, CORRADO...

LUDOVICO           - Tu non mi hai mandati i tuoi ultimi libri, ma io li ho letti... E constato che il giudizio della signora...

CORRADO             -  La signora? Ma nò... scusa allora non hai capito...

LUDOVICO           - Come vuoi che la chiami?

CORRADO             -  Untempo era la signora FRIDA Stormer... Ora è Frida. E basta... Non so come spiegarmi... È come se si volesse dare un nome e un cognome a un fiore...

LUDOVICO           - sorridendo) Si... ma anche i fio­ri si può dire che abbiano i loro nomi e cognomi.;.

CORRADO             -  ... nei cataloghi:.. Ma se offri una rosa, non dici: Eccole una rosa Trance... Mei : Eccole una rosa! Perché quella rosa rappresenta tutte le rose... Come FRIDA riassume in sé tutte le donne... Almeno per me... Considerala, dunque, un fiore, e siamo a posto...

FRIDA                     - La prego di considerarmi una don­na che vuol bene a CORRADO, a cui CORRADO vuol bene... E mi chiami come vuole...

LUDOVICO           - Allora, se permette, la chiamerò Frida...

CORRADO             -  Ecco: Così va bene. (si avvicina a Frida, la stringe a se) Mia Frida... donna mia... Com'è difficile pronunciare queste parole «mìo» «mia». E com'è commovente! (Con altro tonò) Questa tua visita, Ludovico, mi fa male al cuore, oggi... Non l'avrei mai supposto... Sai, mentre ci guardavi, mi è parso di cogliere nei tuoi occhi lo sguardo dì nostra madre, di no­stro padre, come se mi contemplassero dall’aldilà... È sono contento che mi vedano con questa creatura accanto... Tu, forse, dopo quattro anni sei il primo testi­mone di questo nostro accordo... Perché noi Viviamo sempre soli... Noi due... Non abbiamo più bisogno di nessuno... È vero, Frida?

FRIDA                     - E’ Così, CORRADO.

CORRADO             -  E ora che tornerai lassù, a chi ti chiedesse di me, potrai rispondere: Ha trovato la donna sua... E tutti capiranno ciò che non sì capì allora... Il mio passato e il mio presente... Le parole dì ieri e quelle di oggi che non contano dal pun­to di vista letterario - che vuoi che mi importi? - ma per quella umanità che in esse si esprìme... Leggerai... Leggerai quest'autunno il mio Ritorno di Cristo...

LUDOVICO           - L'ho già visto annunciato...

CORRADO             -  Spero di riassumere inquesto nuovo libro l'errore, la cecità del nostro tempo... Se tornasse Cristo non se n'ac­corgerebbero: finirebbe sulla sedia elettri­ca... Vogliono mangiarsi vivi.,; Vogliono scannarsi ancora... Non vedi che cos'è il mondo? È come se la sua parola sia pas­sata invano... Sai, per chi vive solo, lon­tano dalla contese egoistiche, dai saffici interessati, oggi la vita appare come un caos spaventoso... E si vorrebbe gridare: Fermatevi... fermatevi... - Niente! Van­no a rotta di collo...

LUDOVICO           - È vero, CORRADO... Posso dirlo io, che vivo nell'inferno...

FRIDA                     - (che intanto si è avvicinata a CORRADO e gli  ha posto una mano sulla spalla) CORRADO! Lui ne soffere tanto, di questo: è come se fosse un suo dolore...

CORRADO             -  Sì... È Così... - Ma parliamo d'altro! Io volevo presentarti Frida, e ti par­lo del caos... Se non avessi questo rifu­gio... Peccato che tu non voglia rimanere almeno un giorno con noi.

FRIDA                     - Parte subito?

LUDOVICO           - Sì. domani ho lezione all'Uni­versità, enon posso mancare...

CORRADO             -  Ma si telegrafa... Si rinvia la le­zione... Non casca il mondo...

LUDOVICO           - Il mio dovere, CORRADO...

CORRADO             -  Il tuo dovere : sacrosanto... Vuoi dire che ora hai imparato 1 strada, e quando vorrai... No: forse ti chiedo troppo... Insomma, sai che stiamo qui... E ora (Guarda l'orologio) se vuoi partire, sono costretto a mandarti via; la corriera ferma alla dépenianee. Bisogna avviarsi... Andremo per lo scorciatoia... Tu, Frida...

FRIDA                     - No... Se permettete, io vorrei restar qui... Faccio preparare il tè, Così quando tu ritorni... (a LUDOVICO) Non le ho po­tuto offrire neppure una tazza di tè...

CORRADO             -  Vuol dire che tornerà, nevvero?

LUDOVICO           - Lo prometto... Da Monaco al confine itallano è un tratto di poche ore...

FRIDA                     - (con interesse) Lei va a Monaco?

LUDOVICO           - Sì... Ora sto a Monaco... Fosso esserle utile in qualche cosa?

FRIDA                     - (ricomponendosi) No.. Niente... Grazie... Buon viaggio... (FRIDA accompagna i due uomini fino alla porta di fondo),

CORRADO             -  (mentre è per uscire) A presto, Frida... Allo...

FRIDA                     - Allo...

 

(FRIDA è sola, si affaccia ella finestra di fondo. Salvia ancora, poi torna in iscena. Sosta per un momento pensosa, poi, come destandosi, suona il campanello. Alla porta di fondo appare MINA. È vestita col Costume caratteristico delle contadine altoatesine).

MINA                      - Comandi?...

FRIDA                     - Vuol portarmi un po' d'acqua calda per il tè?

MINA                      - Subito, signora... Ha bisogno del pa­ne e burro?

FRIDA                     - No, grazie. Abbiamo i nostri bi­scotti...

(Mina esce. FRIDA prepara le tazze del tè, poi trae da un cassetto una grossa scatola per biscotti. Mina rientra subito dopo, col bricco d'acqua calda).

FRIDA                     - Questa mattina non ci siamo viste...

MINA                      - (mentre aiuta la signora)  Ero di ser­vizio alla dèpendance...

FRIDA                     - Molta gente alla dèpendance?

MINA                      - Tre italiani e un tedesco...

FRIDA                     - Ieri sera, grandi balli... Fino a tardi, eh?! Non mi avete fatto dormire...

MINA                      - Quattro salti... C'è ìl tedesco che sa suonare la fisarmonica... E allora, con le sue sorelle...

FRIDA                     - Vi siete divertiti?

MINA                      - Si è giovani signora... E quando c'è un po' di musica si balla... Lei non sa ballare?...

FRIDA                     - (con lieve malinconia) Io sapevo ballare... quand'ero ragazza... E mi piaceva...

MINA                      - È tanto giovane ancora...

FRIDA                     - Sì... ma non ballo più... (Distratta, si è scottata un dito al bricco del tè) – Ullalà…..

MINA                      - Sè scottata?

FRIDA                     - No… Niente... - E stasera?

MINA                      - I ragazzi partono con la corriera.-

FRIDA                     - Che vita la sua, Mina: sempre quassù...

MINA                      - Ma io ci son nata... L'anno passato andai a servizio con una signora in città... Non mi ci potevo vedere...

FRIDA                     - E se le dicessi di venire con me, quando andremo via?

MINA                      - Con lei, signora, è un'altra cosa... E anche col signor Hartmann...

FRIDA                     - CORRADO è molto buono...

MINA                      - E le vuol molto bene.»

FRIDA                     - Sì.

(S'ode la corriera che passa. I ragazzi cantano).

MINA                      - Permette, signora? (Accorre olla fi­nestre. Il rombo dell’automobile si fa più preciso. I canti più schietti. 1 ragazzi evi­dentemente hanno visto Mina. Salutano. MINA risponde, il rombo s'allontana. MINA rientro in iscena) Sono partiti... Era­no in tre. Quello che suona la fisarmoni­ca non l'ho visto... C'era anche quel si­gnore che è venuto da loro...

FRIDA                     -  il fratello di CORRADO

MINA                      - Strano! Non gli assomiglia...

FRIDA                     -  CORRADO non assomiglia a nessuno: è un tipo a parte...

MINA                      - Perciò lei se n'è innamorata...

FRIDA                     -  Forse... (Il dialogo è interrotto da CORRADO che rientra dalla  porta di fondo).

CORRADO             -  E anche questa è fatta! E si ri­chiude la parentesi... (Avvicinandosi a FRIDA e invitandola a braccio tese a un abbracciò) fra due braccia, fra le tue ca­re braccia... Mina, lei non guardi...

MINA                      - Allora me ne vado...

CORRADO             -  Vada, vada... Ci vedremo per l’ora del pranzo...

(MINA esce).

CORRADO             -  (quando Mina è uscita, abbraccian­do Frida) Tutto il mìo mondo... Ma si può, dunque, stringere i! mondo fra due braccia?... Scoprire la luce in due occhi? La giovinezza in una bocca... (Carezzan­dole i capelli) E il sole in questi capelli?

FRIDA                     - (schernendoti) E se fossero bruni?

CORRADO             -  No... Tu non potevi essere che bionda... Tante volte io penso che tu impersoni tutta la mia razza... lo amo un poco in te tutti i bambini biondi che gio­cano nei nostri giardini...

FRIDA                     - E tu com'eri, quand'eri bambino?...

CORRADO             -  io sono grigio...

FRIDA                     -  E anche se diventerò grigia un giorno...

CORRADO             -  No... lo ti vedrò sempre bionda, come il giorno in cui ci siamo conosciuti... (Mentre beve il tè, che FRIDA       gli ha offer­to) Dunque, hai visto? Mio fratello?

FRIDA                     - Sì, CORRADO... Non capisco perché tu me l'abbia voluto far conoscere... Avrei preferito rimanere di là...

CORRADO             -  Perché?

FRIDA                     - Non so…. Ormai io mi sono abituata all'ombra... E ci sto bene... CORRADO Infatti : credevo, anch'io, che fosse una cosa più semplice...

FRIDA                     -  E tu che sei così guardingo hai det­to alcune cose, che non mi parevano tue... Cioè, che dici solo a me... E non si pos­sono dire agli altri... Perché?

CORRADO             -  Perché, forse, a un certo momen­to, si ha bisogno di mostrare in piena lu­ce la propria felicità... E ogni parola è buona... Perché volevo testimoniarti, Fri­da, dinanzi a lui, per tutti, il bene che rappresenti per me... E allora, forse, sì perde un poco il controllo.... D'altronde se si ama perché non si dovrebbe gridarlo in faccia al mondo? Si ama, e questo è importante...

FRIDA                     - Capisco... E io ti sono grata, CORRADO...

CORRADO             -  Ma, ora che ci penso, ti confesso che forse tu hai ragione... Anche perché senza volerlo sono stato un po' crudele con lui... Perché, ora, mentre se ne va verso un treno che io ricondurrà alla sua casa, chissà, penserà a noi due, penserà alla sua vita... Non è un uomo felice.

FRIDA                     - Sua moglie?

CORRADO             -  Una donna perfetta... Ma, sai, e come se avessero chiusi in una stessa gab­bia un ghiro e una cicogna... Non è una coppia... Son due che stanno insieme... La cosa  più grave è che da un ghiro e da una cicogna possano nascere dei figli... Allora la gabbia si salda, e addio...

FRIDA                     - Non sempre... Certo se io avessi avuto un figlio...

CORRADO             -  Forse non ti saresti accorta del tuo errore coniugale, e non ne avresti sof­ferto, e il mìo intervento nella tua vita sarebbe stato inutile... E sareste stati, an­che voi due, una cicogna... No... Un co­librì... e un...

FRIDA                     - CORRADO...

CORRADO             -  Ad ogni modo lo avrei perduto Frida... Dio mio, non mi ci far pensare a una vita senza di te... (Avvicinandola) Come mi chiamo io?

FRIDA                     - Sempre...

CORRADO             -  E tu?

FRIDA                     - Sempre.

CORRADO             -  Così...  Ho da darti una notizia, Frida... Sai che Stormer non sta più a Monaco?

FRIDA                     - Ahi Sì? Ma mi pare che tu abbia una gran voglia di parlare di lui, stasera...

CORRADO             -  No... Me l'ha detto Ludovico.

FRIDA                     -  L'hanno trasferito?

CORRADO             -  Non so... Forse avrà chiesto lui di passare a una nuova sede...

FRIDA                     - Ha fatto bene...

CORRADO             -  Trovi? LUDOVICO ha preso la sua cattedra...

FRIDA                     - So che in gioventù erano molto amici... E da quanto tempo è anda­to via?...

CORRADO             -  credo, da due anni...

FRIDA                     - Strano!  Si sta insieme cinque anni con un uomo, conoscendo ogni attimo della sua vita, eppoi sappiamo soltanto dopo un anno che ha cambiato paese... E s’ ignora perfino il posto dove è andato a finire...

CORRADO             -  Io non l'ho chiesto... Non m'in­teressava...

FRIDA                     - . E questa ci pare una cosa normale...

CORRADO             -  Infatti è una cosa normale... Per­ché per cinque anni è come se non ti fos­se stati insieme con quell'uomo... Un estraneo, no?

FRIDA                     - Sì, CORRADO... Ma è l'unica persona verso la quale tu non hai carità.

CORRADO             -  Ti ha fatto soffrire... E non glielo perdono...

FRIDA                     - E noi non l'abbiamo fatto soffrire ?

CORRADO             -  Frida...

FRIDA                     - Ne parlo con serenità.

CORRADO             -  Male...

FRIDA                     - Perché?

CORRADO             -  Perché vuol dire che mi vuoi me­no bene... La ferita non brucia più...

FRIDA                     - L'hai sanata tu, CORRADO... E ora la guardo, Così, come una cosa che non fa più male. Del resto non mi hai detto tu, tante volte, che si vive di cose che non fanno più male?

CORRADO             -   Già... E anche quando fanno an­cora male, bisogna guardarle come cose già guarite : vincere il proprio fastidio per crearsi una onesti di giudizio, un'equità, che e un po' sopra' la vita...

FRIDA                     - E allora?

CORRADO             -  E allora tu hai ragione... Noi ab­biamo fatto soffrire Stormer... Ma per cinque anni Stormer ha fatto soffrire te... La partita è compensata...

FRIDA                     - (baciandolo) Mettiamoci un sigillo... Però ti prego, CORRADO, da molto tempo noi non parlavamo di queste vecchie sto­rie... Oggi l'arrivo di tuo fratello pare che davvero abbia aperto una parentesi...

CORRADO             -  L'ho chiusa fra le tue braccia.

FRIDA                     - Non riapriamola più... Seguitiamo come abbiamo fatto in questi anni... Un uomo come te non può isolarsi del tutto... Ebbene, le persone che vogliono vederti, che debbono vederti per affari o per altro, non sappiano che esiste un nostro rifu­gio... Tu va, come hai fatto sempre, in città... E io t'aspetto qui... Con pazienza...

CORRADO             -  O con impazienza?

FRIDA                     - Con impazienza...

CORRADO             -  Grazie, Frida... Capisco... Fare­mo come vuoi tu... Ma che hai?

FRIDA                     - Niente... Fammi state col capo, così, sul tuo petto... Zitta... Senti laggiù il fiume... La campagna... Silenzio...

CORRADO             -  Silenzio... Amore mio...

FRIDA                     - (staccandoti)  E ora basta con le ciance! Al lavoro... Vado a prendere il tuo ultimo capitolo...

 (FRIDA si avvia verso la tuo camera. Ha appena varcato la soglia, che d'improv­viso s'odono voci di gente che alterca al piano di sotto. CORRADO accorre alla fine­stra.  FRIDA riappare subito sulla porta a sinistra).

FRIDA                     - Che c'è, CORRADO?

CORRADO             -  Non so... C'è l'oste che letica con qualcuno... Senti... è luì: e un altro risponde. (Avviandosi alla porto di fondo) Vado giù...

FRIDA                     - No, CORRADO...

(Un fracassa di vetri infranti sopravviene all'alterco).

CORRADO             -  Aspettami, Frida... Torno subi­to... (Esce rapido per la porta di fondo).

(FRIDA è  presa da un panico istintivo. Va verso la finestra, torna in iscena. CORRADO rientra dopo qualche minuto: s'odo­no per le scale le voci dell'albergatore e d'un'altra persona che lo segue.)

CORRADO             -   Un po' di tintura dì iodio... Su­bito, Frida...

FRIDA                     - Ma che cosa è accaduto?!

CORRADO             -  Nulla di grave... Fa presto... C'è un ragazzo che s'è graffiato al polso...

(FRIDA rientra nella sua camera: ne tor­nerà con una boccetta dì tintura di iodio, e un pacchetto di cotone fenicato. Intanto CORRADO si tara sporto nel corridoio di fondo).

CORRADO             -      Venga... Venga qui...

(Entrano Hans kabala  e l’oste.  Hans Karala è vestito con un costume alla ba­varese, calzoni e giacca di velluto verdi,  camicia aperta sul collo. È bruciato dal sole. è ferito al polso.

CORRADO             -  (osservando la  ferita) Mi pare che sia appena un graffio...

KABALA                - Sì,Un graffio... Non valeva la pe­na... Perché li è voluto disturbare... Ab­biamo disturbato anche la signora... Scu­si, signora.»

FRIDA                     - Immagini (Ma è come perplessa, e guarda. stupita kabala. S'è fatto molto
male?    

CORRADO             -  Ma che fai, Frida? Dammi la boccetta... È cosa da niente (Dopo aver  avuto la boccetta da Frida… Va di là, Fri­da... Provvedere io a tutto...

(FRIDA esce: ma si  volge a guardare Kabala, con intenzione).

KABALA                - Grazie, È un grande onore essere curato da CORRADO Hartmann... Io l'ho riconosciuta subita... Ed è anche una cosa umiliante essere sorpreso...

CORRADO             -  Preferiva che la lasciassi a san­guinare?

KABALA                - Avrei preferito... (All’oste) E tutto per sua colpa...

L’OSTE                   -  Mia?

KABALA                - (con scatto mal represso) Sua...

CORRADO             -  Si calmi... Si calmi...ora ben­diamo il polso... E tutto è a posto... Ecco, Così... Vuole una tazza di tè? Un liquore?

KABALA                - Grazie... Preferisco un liquore... (Tratanna d'un fiato un liquore che gli offre Hartmann) E un'altra cosa le chiedo...

CORRADO             -  Dica...

KABALA                - Mi liberi di quest'uomo... Da stamattina quest'uomo mi perseguita...

L’OSTE                   -  Io? Lei mi conosce, professore.

KABALA                - Non ti conosce... Non può conoscerti. ' Non è con i ricchi che si cono­scono gli uomini, è con i poveri... Corrrado Hartmann è ricco...

CORRADO             -   Mi piacerebbe di esserlo; purtrop­po non lo sono, caro giovanotto...

KABALA                - S'è affittato tutto un albergo... Me l'ha detto lui... E io non ho una camera per dormire... Ho solo questo vestito, queste scarpe, e quattro stracci nel mio sacco... L'unica mia ricchezza era una pic­cola fisarmonica, e me. l'ha sequestrata lui, per avermi ospitato una notte, e per una cucchiaiata di minestra...

L’OSTE                   -  Non è vero... Ha occupato due gior­ni una camera, e ha mangiato e bevuto a profusione... Questo è un albergo, non è un asilo di mendicità...

KABALA                -  Ha il coraggio d'oltraggiarmi, anche.

L’OSTE                   -  Ma come vuole che le Parli: lei mi cambia le carte in tavola... Del resto, professore, io sono pronto a non pretendere più nulla, a restituirgli la fisarmonica, ad abbonargli la spesa del vetro che m'ha rot­to, purché se ne vada... Si tratta di po­che lire... Rinuncio volentieri a poche li­re... Ma vada via; vada via...

CORRADO             -  Calma, calma... Lei è tedesco, è vero?

KABALA                -  Sì, sono tedesco...

CORRADO             -  Da dove viene?

KABALA                - Da Monaco.

CORRADO             -  Ahi Forse per questo mi ha riconosciuto?

KABALA                - Non solo perché... l'ho vedo  tan­te volte, ma perché io conoscevo a me­moria molte delle sue poesie...

CORRADO             -  È uno studente?

KABALA                - Ero uno studente,

CORRADO             -  all’oste) Senta, Carlino:  vuol dire  che regolerò io questa  faccenda... Vada pure...

L’OSTE                   -  M io, da lei, non voglio.

CORRADO             -  No, lei lavora...E non deve per­dere un soldo... Un tedesco può anche permetterti di.ospitare un suo compatrio­ta... Non le pare?

L’OSTE                   -  Come  vuole  professore...  E, mi scusi... (Esce dalla porta di fondo).

KABALA                - Grazie... Da tutti avrei voluto questo aiuto... tranne che da lei, CORRADO Hartmann. Trovare, qui, CORRADO Hart­mann»

CORRADO             -  Ebbene, ha trovato  CORRADO Hartmann. Che c'è di strano?...

KABALA                - Io voglio, però, mostrarle i miei documenti perché lei sappia che oggi non ha aiutato...

CORRADO             -  Ma non c’è bisogno...

KABALA                -  (ha cavato di tasca il passaporto e lo porge) No, legga, legga... Io non oso più pronunciare il mio nome... Forse lei co­nosce il mio nome...

KABALA                - Mi permette dì Stare un momen­to qui?... poi me n'andrò...

CORRADO             -  S'accomodi, prego... (Gli offre da sedere) Ma come mai s'è ridotto così lei?

KABALA                - Si ricorda di me?...

CORRADO             -  Ricordo il suo nome... Hans Ka­bala... Tre anni fa, a Monaco, se non erro...

KABALA                - Già... (Aprendo la camicia e mo­strando una cicatrice) Ecco il colpo di spada...

CORRADO             -  So... Fu alla Birreria Kavas... Me ne scrissero... Io ero Già partito allora! da Monaco...

KABALA                - Sì…una sera... alla Birreria Ka­vas... L'assistente di Carlo Stormer... Io abitavo in una camera mobiliata di faccia alla casa del professore Stormer... E conoscevo, di vista... la signora Stormer... Quella sera furono pronunciate dall'assi­stente di Stormer, contro dì lei, contro la signora, certe parole... Insomma gli ap­pioppai due schiaffi... E il giorno dopo mi son battuto! La cosa poi s'mgarbugliò, e per quella storia mi hanno espulso da tutte le università del Reich...

CORRADO             -  Questo, è moltograve... E perché non ha scritto a me? Io forse avrei potu­to aiutarla...

KABALA                - Perché, da allora, non credo più a nessuno...

CORRADO             -  Male, per un poeta.

KABALA                - Ahi Lei ricorda, anche, che io ero un poeta?.» Eppure per tre anni ho bus­sato alle case editrici, ho tentato le reda­zioni dei giornali... Niente... Tutti con­tro... E allora ho bruciato tutto... Vuol dire che il mondo non aveva bisogno né delle mie poesie, né delle mie prose... E ho dato un colpo di timone, che m'ha fatto cambiare rotta...

CORRADO             -  Male anche questo... E ora che fa?

KABALA                - Come vede, per gli osti fo  il masnadierol... Per me... So soltanto che fug­go la neve, la nebbia, il freddo del nostro paese... A costo di arrivarci mendicando, vado verso le terre dove c'è il sole... Tutto Sta che tocchi Napoli, la Sicilia... li troverò qualche bragozzo che mi faccia sbarcare in Africa... Giunto lì, se sarà ne­cessario, farò il cameriere... Ma libero lontano da questa Europa nefanda,

CORRADO             -  In quanto all'Europa, forse ha ragione...

KABALA                - L'Europa non ha più bisogno di noi Lei, no! Lei è CORRADO Hartmann... Eppure, anche lei, ha, sentito il bisogno di esiliarsi...- Ma noi giovani saremmo, costretti a vivere ai margini della, vita, perché al mondo, oggi, non è necessaria gente che ozia dietro i ghirigori della fantasia... Ci, tollerano..E ci disprezzano... Forse hanno ragione... E allora si salta la barriera, e si toglie l'incomodo...

CORRADO             -  È molto amaro, ciò che lei dice, per un, giovane...

KABALA                - Siamo tutti amari, non se ne me­ravigli... Se ci si interrogasse uno a uno... Almeno tutti quelli che come me non sanno adattarsi alla pratica della vita...

CORRADO             -  Anche io non ero un uomo pra­tico...

KABALA                - Forse... Ma ha vissuto in un tem­po in cui la sua impraticità non era un valore negativo... Eppoi, a vent'anni, pos­siamo tutti illuderci di essere destinati, a grandi cose... Ce ne accorgiamo più tardi Che abbiamo sbagliato... Il nostro tempo ha questo di buono: non ci consente in­dugi... t probabile che io abbia risoluto il mio problema spirtiuale in anticipo.» E invece dì finire impiegato in un qual­siasi ufficio burocratico, approfitto dei miei yentisei anni, delle mie gambe buone, del mio, stomaco che mi fa ancora affrontare ridendo la fame... E forse, del bisogno d'e­vasione che è la poesia, ho fatto un modo di vivere...

LA VOCE DI FRIDA- CORRADO!

CORRADO             -  Allò, Permette?...

KABALA                - Prego... Ma io la saluto: tanto... Tolgo l'incomodo... Le ho già fatto perdere troppo tempo.»

CORRADO             -  No... Un momento... Mi attenda»,    (CORRADO Hartmanj esce dalla porta di sinistra. Pausa.   Rientra  subite, ma evi­dentemente Frida gli ha detta di liberarsi di Kabala. KABALA intanto, nella pausa, ha guardalo verso l'uscio di Frida).

CORRADO             -  Dicevamo, dunque?

KABALA                - Niente... Siocchezze che non pos­sono interessarla. Mi accorgo di distur­barla oltre la convenienza... Mi permetta di salutarla; di ringraziare lei, la signora».

CORRADO             -  Ohi Dio: pare che le bruci il pa­vimento sotto i piedi... Anzitutto lei non ha detto sciocchezze... Eppoi son cose che m'interessano... Da qualche tempo io vi­vo lontano dal mondo... Si può dire che me ne giunga l'eco... Leggo, però, molti libri, specialmente di giovani... E, si ave­vo intuito questo disagio che pervade la nuova generazione, ma credevo A trattas­se piuttosto d'un atteggiamento lettera­rio... Non le riascondo che a vedere un ra­gazzo della sua età, nato ià quella terra, cui bene o male siamo legati, a vederlo Così smarrito...

KABALA                - Io non sono smarrito,» Io ho par­lato con qualche sincerità perché sapevo che lei avrebbe potuto comprendermi». Per gli altri la cosa è diversa: lo domandi all'oste...

CORRADO             -  E infatti, io credo, di aver capi­to... E salto il fosso dei rapporti conven­zionali,  che purtroppo sono riamacelo della vita...

KABALA                - Immagini, io sono al di là del fosso...

CORRADO             -  Ho, inoltre, qualche capello bian­co, una certa esperienza...

KABALA                - M non si preoccupi: lei è Corra­do Hartmann, io Hans Kabala... E' Cor­rado Hartmann può dire ad Hans Kabala tutto ciò che gli passa pel capo; senza reticenze...   

CORRADO             -  Benissimo... Anzitutto vuol sa­pere l'impressione che lei mi fa?

KABALA                - Dica...

CORRADO             -  Un ragazzo che se seguita così è destinato a finir male...

KABALA                - Non mj sorprende; è l'impressio­ne.che faccio a tutti; anche a me stesso... Ma perché, poi, dovrei finir bene? Dov'è scritto?

CORRADO             -  Lei ha parenti? Ha una casa?

KABALA                - La mamma... (Dopo un'esitazione)     E una sorella... Stanno al nostro piccolo paese... Ma non posso contarci... Ho ta­gliato i ponti... Non esistono più... Non esiste più nessuno...

CORRADO             -  E se io facessi qualche cosa per lei, Kabala?

KABALA                - Non può far niente...

CORRADO             -  Lei ha appena varcato il confine: se io l'aiutassi a rientrare in Germania?

KABALA                - No...

CORRADO             -  Senta: mio fratello  LUDOVICO in­segna a Monaco... Io potrei pel suotrami. te facilitarle jl ritorno agli studi: tre an­ni non contano nella vita d'un giovane...

KABALA                - Secondo! Quando son tre anni di baldoria... Ma quando sono i miei tre anni...

CORRADO             - lo non posso dimenticare che lei, quattro anni fa, ha partecipato a un fatto che mi toccava da vicino... Ne parlo per­ché tutta Monaco ne parlava... E un po' del suo sangue s'è versato per una causa che in fondo non la riguardava diretta­mente... Io ho letto, allora, alcuni suoi scritti che rivelavano un alto ingegno... A parte quello che possa essere il suo avve­nire d'artista, l'ingegno resta... Il nostro paese ha una grande tradizione di col­tura...

KABALA                - La coltura? Lei ancora ci crede? È moneta fuori corso... Lei è molto ge­neroso... Ma mi lasci andare... Io ho com­messo un solo errore in questi giorni... Ho dormito in un albergo... Avrei dovuto dormire, come faccio sempre, sotto gli al­beri, in campagna: o sulle panchine dei giardini pubblici in citta... Avrei dovuto far ballare le ragazze e i ragazzi delia lo­canda, con la mia fisarmonica; e passare il piattello in giro per raccogliere qualche soldo... Sono stato vile... Mi e piaciuto un letto... Era tanti giorni che non dormivo in un letto... Ma forse non è colpa mia... È il demonio che qualche volta s'impos­sessa dì me e mi tenta... Mi ha tentato finché non ho rotto con un pugno un ve­tro... L'ho visto che saltava dall'oste a me, da me all'oste... Quando s'è presen­tato tei è scappato... Anche l'oste s'è rab­bonito... Ora si riaffaccia in lei, con le lusinghe d'una vita che non è la mia... No... Senta a me... No...

CORRADO             -  Mi duole di non averla convin­ta... È probabile che lei abbia ragione... E allora non ci resta che a stringerci la mano...

KABALA                - Grazie...

CORRADO             -  Si ricordi tuttavia che se le mie parole dovessero un giorno valere a farla tornare indietro sui Suoi proponimenti... lo son qui... E questo incontro non sarà stato inutile...

KABALA                - Glielo prometto...

CORRADO             -  E vuoi partire subito? Vorrà al­meno attendere fino a domani per la cor­riera... Non credo che a quest'ora... È già notte...

KABALA                - Oh! La strada è bianca... E di not­te si cammina benissimo...

CORRADO             -  Sta bene... Mi permetta tuttavia... Vuole attendermi un momento?

KABALA                - Prego... ( CORRADO Hartmann va nella sua eamen a destra. Rientra subito in iscena).

CORRADO             -  Mi attenda... Vado giù dall'oste... Voglio consegnarle con le mie mani la sua fisarmonica... (Esce per la porta di fondo)

(Pausa. Kabala i toh, immobile. Frida apre la porta della sua camera. Non si ac­corge di Kabala),

FRIDA                     - (appena lo scopre, sorpresa) Ahi Lei è ancora qui?

KABALA                - (con intenzione) Sì, signora Stormer... Attendo CORRADO Hartmann... lo la ringrazio, signora Stormer, per avermi soccorso... Lei è stata molto gentile, si­gnora Stormer...

FRIDA                     - Io non sono più FRIDA Stormer...

KABALA                - Lo so... Ma un tempo era FRIDA Stormer... L'ha dimenticato quel tem­po?... Uno studente abitava nella casa fronte alla sua... Dalla finestra la vedeva passare di stanza in stanza... E ogni po­meriggio  lei sedeva accanto alla finestra del suo salotto... E leggeva... Ore ed ore... Quante ore, FRIDA Stormer... dietro quel­ la finestra...

(È interrotto da CORRADO Hartmann che rientra con la fisarmonica).

CORRADO             -  Ecco... Oh) Frida... (Presentando) . Hans Kabala...

KABALA                - Ho già avuto l'onore di preten­tarmi...

CORRADO             -  Allora... Ecco la sua fisarmonica... Ed ecco quel biglietto di presentazione che le avevo promesso per il prof. Xannen-berg, pel caso che, passando da Roma, voglia visitare l'Istituto Germanico...

KABALA                - Grazie per la fisarmonica... E gra­zie pel biglietto... I miei ossequi; signora... (Si avvia verso la porta).

CORRADO             -  Buon viaggio...

KABALA                - (sulla porta si volge) Grazie... (/ due lo vedono scomparire).

FRIDA                     - Ed ora, aspettami... (Va nella sua camera, ne torna con un dattiloscritto), (I due  siedono come ogni sera presso la tavola da lavoro di Hartmann).

FRIDA                     - (leggendo)  « Fu un ciclamino ad annunziare la primavera sulla monta­gna... ».

(S'ode d'improvviso dalla strada un suono ài fisarmonica che s'allontana).

CORRADO             -  Senti... (Si leva, va verso la fine­stra. La musica e dolce nella notte).

FRIDA                     - (sola, a se stessa) È Hans  KABALA che se ne va...

(La musica continua, nostalgica).

CALA LA TELA

ATTO SECONDO

SCENA DEL SECONDO ATTO

CORRADO Hartmann, FRIDA e Karala da due mesi vivono a Capri nella stessa casa. La casa è a mezza costa dell'isola, e strapiom­ba per uno dei lati sul mare. La scena rap­presenta una sala ampia, a volta, tipicamen­te caprese. È una grande camera di ritrovo con mobìli di paglia, sedie a sdraio, tavolinetti per il tè e fiori e tappezzerie vìvaci alle pareti. In fondo un arco de dà sopra un poggiolo, donde per una scala estema ti scende nel giardino. Si vede il cielo azzurrissimo. A destra un altro arco, donde si ac­cede alte stanze di Hartmann, FRIDA e Ka­bala: a sinistra un terzo arco che porta al­lo studio di Hartmann. Molto bianco alle pareti, luce, respiro di' mare. È il pomerig­gio tardo di una giornata di settembre.Quando si alza la tela sulla porta di sfondo appare Salvatore Prisco: spia nella sala, e poichè e deserta, suona una cam­panella esterna).

LA VOCE DI MINA            - Chi è?

SALVATORE         - (parlando all'esterno) 'Salvatore, il corriere... Tre pacchi da Napoli... Venite che ve li consegno...

LA VOCE DI MINA            - Eccomi... (Salvatore attende. Poi MINA    entra dalla porta a destra. Ora non veste più alla ti­rolese: indossa  un abito di tela: gambe nude, braccia nude, sandali alti).

SALVATORE         -(porla con accento napoletano) -Buon giorno! Questo per la signora... Di­rete che la cipria, come la vuole lei, non l'ho trovata... Questi sono i libri per il professore... E questi sono i giornali te­deschi per il signor Kabala... Questa, poi, è la nota...

MINA                      - La signora, però, non è in casa...

SALVATORE         -E che vuol dire?... Abbiamo fi­ducia... (Cavando una boccetta di profu­mo dalle tasche) E questo, se permettete, per voi...

MINA                      - Ma io... (Quasi dicendo che non l’a ordinata).

SALVATORE         -No, che c'entra?... Io vado sempre per le commissioni da un droghiere amico mìo... E lui ogni tanto mi regala... Oggi mi ha regalato questo... Ho detto: - A chi lo porto? A Mina...

MINA                      - Grazie...

SALVATORE         -Voi ve lo mettete addosso... E quando c'incontriamo siete profumata co­me una rosa... Va bene che per voi non ce n'è bisogno... Ma insomma... Accettatelo come un omaggio di Salvatore Prisco...

MINA                      - (avvampando in volto). Grazie...

SALVATORE         -E non vi fate rasai... Ditemi soltanto che mi volete bene...

MINA                      - Se vi fa piacerei - Vi voglio berte...

SALVATORE         -Come lo dite! Con quell'accento forastiero... - Io vi voglio sposare perché' i ragazzini miei hanno da parlare come parlate voi... - E buona «era, Mina...

MINA                      -  Buona sera».

LA VOCE DI FRIDA          - (dall'esterno) Mina...

MINA                      - Ahi Ecco la signora...

SALVATORE         -Sì.. Ma non parlate della nota... Se- no perdo l'occasione di tornare un'altra volta... (A FRIDA che entra dall'ureo di fon­do) Buon giorno, signora... lo vi ho ser­vita... Ci sono alvi ordini?

FRIDA                     - No, grazie, Salvatore...

SALVATORE         - E io vi saluto... (Esce rapido dal fondo).

                                

(FRIDA  è vestita in pigiama da spiaggia. È bruciata dal sole).

MINA                      - Vuol vedere ciò che ha portato Salva­tore?

FRIDA                     - No: ripónete quel pacchetto in ea-mtìra mia... E quella, che roba e?

MINA                      - I libri pel professore... E questi sono i giornali pei signor Kabala...

FRIDA                     - È tornato, il signor Kabala?

MINA                      - SI, signora... Pjoco dopo che lei era uscita... Anzi s'è fatto aiutare a far la va­ligia..; Parte, il signor Kabala?

FRIDA                     - Non so.. Avrà deciso di partire...

MINA                      - Meglio se parte...

FRIDA                     - Perché?

MINA                      - . Perché1 io ho sempre paura che. faccia qualche pattsia... Sarà Varia di Capril Por se tutto questo sole, e questo mare...

FRIDA                     - Forse.

MINA                      - Si stava meglio quando «i stava soli, lassù... Non che sia cattivo, ma...

FRIDA                     - Se ne andrà : non abbiate paura : se ne andrà...       

MINA                      - Stanotte non ha dormito: il letto era come l'ho lasciato iersera... Chissà se ha fatto colazione stamani... È uscito all'alba «d è tornato due ore fa... Ha voluto un bicchiere di cognac.

FRIDA                     - (come rispondendo a te stetta) Io, in­vece, sono andata a godermi il mare, og­gi... Era bellissimo... Sono stata stesa due ore sulla spiaggia... È bella la spiaggia, ora che non e e quasi più nessuno... (La convertanone è interrotta da Hart­mann che entra dalla porta di sinistra, se­guito da Sturai, Hartmann anch'egli ì ve­stito con un abito estivo. MINA esce dalla destra).

CORRADO             -  (reca un grotto manoscritto) Ven­ga, venga, Stubafc... Abbiamo sentito la tua voce, Frida, e siamo icesi subito... - Caro Stubak, questo, dunque, è il manoscritto... Ma non e dalle mie mani che le deve es­sere consegnato: vuoi consegnarlo tu, FRIDA?

FRIDA                     - Volentieri, CORRADO...

STUBAK                 - Capisco... E grazie... Queste mani porteranno fortuna al libro...

FRIDA                     - Speriamo... Me lo auguro per Hart­mann...

CORRADO             -  E anche per te, Frida...

FRIDA                     - Anche per me...

CORRADO             -  (a Sturak) Siamo, dunque, intesi anche per le traduzioni... Lei ha proprio deciso di non rimanere a cena eoa noi?

STUBAK                 - Non posso; parto co! vaporetto della passeggiata in modo da poter pren­dere questa sera il diretto por Berlino.» Ma, mio illustre amico, parto ebro di sole : e se dipendesse da me non mi muoverei più... 

CORRADO             -   Eh, giàl A Capri, se ci sì abbandona troppo.a Dioniso, si córre il rischio di
mettere radici nell'isola... Quando ci venni la prima volta dovevo restarci dieci giorni e ci rimasi tic mesi... E ieri che impres­sione le ha fatto Pompei?

STUBAK                 - Meraviglioso... Ma non solo Pom­pei... Tutto meravigliosol Erano dieci anni che mancavo dall'Italla... Ehi Quando ci si torna, dopo dieci anni, si capiscono tante cose....

CORRADO             -   E quando d sì vive viene voglia ài parafrasare Nietzsche, e dire: -^ Biso­gnerebbe latinizzare non solo la musica, ma il mondo: la vita...

STUBAK                 - Sì! Ma da .buoni tedeschi è bene non dirlo in giro... Nietzsche fini pazzo..."

FRIDA                     - Forse fu sempre pazzo...

CORRADO             -   Ohi Frida! Un tuo giudizio su Nietzsche?

FRIDA                     - No... Sui poeti in genere...

CORRADO             -  Grazie per i poeti...

STUBAK                 - E, a proposito di poeti e... di pazzi... Mi duole di non poter salutare quel giovane... Kabala...

FRIDA                     - Lo saluteremo noi per lei...

STUBAK                 - E un uomo intelligente... Peccato che ogni unto...

CORRADO             -  Sì! È probabile, tuttavia, che an­che di KABALA lei si debba un giorno interessare...

STUBAK                 - Io sono a tua disposizione: una parola di Hartmann è un ordine pel suo vecchio editore...

CORRADO             -  Grazie...

STUBAK                 - Arrivederci, dunque... E fra quìn­dici giorni le prometto che le bozze del libro saranno qui... I  miei ossequi, sìgnora... (Sturai esce accompagnato da Hartmann fin sulla soglia. Scompare. Hartmann lo saluta dal terrazzino, agitando le mani).

CORRADO             -  (rientrando) Ed ora regoliamo que­sta faccenda di Kabala... Tu non 1 hai visto?

FRIDA                     - No, CORRADO: MINA mi ha detto che si preparava le valigie...

CORRADO             -  È l'unica cosa che gli resti a fare... Spero che non voglia andarsene senza salutarci...

FRIDA                     - Non credo...

CORRADO             -  Sai, da KABALA c'è da aspettarsi rutto...

FRIDA                     - E’  un po' nervoso: bisogna perdo­nargli...

CORRADO             -  Se c"e una persona che gli ha per­donato fin troppo sono io... L'ho accolto « l'ho tenuto qui come un figliolo... Non me ne pento, sai. Ma iersera - la «cena di iersera - ha dato il cólmo alla misu­ra... E

KABALA                - deve andar via...

FRIDA                     - Del resto l'ha capito da iè...

CORRADO             -  È evidente... Ma poiché - tu ndh lo eredi, ma io ») - è tipo da andarsene senza ' salutard, io ora a Io chkiperì^ per evitargli un gesto che .'potrebbe segnare una rottura definitiva fra noi... (1 die mi dispiacerebbe... In fondo gli voglio bene. Eppoi ho di dirgli alcune cose.

FRIDA                     - Che cosa?

CORRADO             -  . Niente d'importante... Cosci...

FRIDA                     - lo ti pregherei,  CORRADO, giacché Hans, -va via, giacché s'ioteriaiapc final­mente questa vita,che abbiamo condotta insieme da sci- mesi... Ti rkofdi, io non volevo..1.

CORRADO             - , Si, ((Xéetè stato un mio errore,FRIDA...io ti pregherei di bastare «opra tu tutto ciò the ti e potuta dispiacere di lui iti questo tempo... E speck'tnerite. di non tornare sulla scena di iersera... lo ho di-menricato quello scatto the più. che contro di te era rivolto "contro di me... Ho capito che Hans era in uno di quei momenti in cui non si domina... Sono eerta che ne è pentito, e che questa sua partenza è un modo di punirsi... Comno - Ma- proprio per questo io voglio che sì punisca' in" pace... Non dubitare... Sapifò io trovare le parole »necesjarie.V (Suona il campanello: appare

MINA                      - dalla destra). Dite al signor  KABALA che io l'at­tendo qui...

FRIDA                     - Si, signore... (Eia).

CORRADO             -  . Peccato! è un uomo d'ingegno... Ma è uno di quelli che mostrano quali pericoli si corrano a incontrarsi -con certi uomini, d'ingegno... Ora tu y« diti, Fri­da... Se sari necessarie/ti farò chiamare...

FRIDA                     - Sì,

CORRADO(Btce dal! porta a destra).

 (Una pausa. CORRADO ì solo per qualche minuto, poi apparirà Karala dalla destra.' Sosterà in silènzio. È vestito con una ta-mici<t di (eia aperta sul, collo; ottoni bianchi, scarpe Manche. Pare un marinaio.

CORRADO             -Venga» Har»: si segga.

KABALA                - No, grazie... Preferisco «tare in piedi...

CORRADO             -  È varo che.hà già ùthtr le valige?

STUBAK                 - Chi glie l'ha detto?

CORRADO             -  L'ho saputo.

KABALA                - La vaiigia: una sola brutta'va­ligia...

CORRADO             - Beh! Vuol dire che non aveva, bisogno, di più d'una' valigia..»

KABALA                - p lei non, s'è meravigliato -a sa­pere che Hans KABALA si faceva la valigia?

CORRADO             -  Quando si parte o" quando « ha l'intenzione di partire, in generale... ,

KABALA                - A 'me, invece, i venuta tanto da ridere...

CORRADO             - Ah, si?... è Come mai?

KABALA                - Perché' d'un tratto mi' son visto Così borghese...

CORRADO             -  Scusi, e jefle c'entra la borghesia con te valig'e...

KABALA                - Odio le vaJige, ì bauli : ingombri che l'umanità si trascina dietro... Ho viag­giato sempre serata valiget Avevo pen­sato anche di rimettermi quel vestito .che indossavo .quelli sera quando giunsi in montagna... Così,"per andarmene col mio tacco sulle spalle,- rimettermi in viaggio con la mia- divìsa.... Ma poi 'quando mi sono visto allo specchio <$ «io abito di velluto, mi è parso di non riconoscermi piò... Mi è parsa una pagliacciata...

CORRADO             -  Infatti... Con questo iole.... C'era da "farsi correre i. ragazzi dietto...

HANS                      -  Sei meSi fa'avrei risposto: - E chi se n'infischia?... ~~Oggi ' Questo hv dica che non sono pia ijbero: che Hans KABALA     non è più lui..!

CORRADO             -  No, caro Kabala, questo indica che lei insiste a voler recitare una parte...

KABALA                - Non sarebbe una cosa originale! Tutti chi pia chi meno recitiamo una partè nella vita...

CORRADO             -  Già... Ma. forse non -ce n'accor­giamo... Lei invece, molto spesso, si com­piace a fare il personaggio di HMM'Kfv baia... Se (osse più semplice le giove­rebbe... Lei si è presentato una sera-come l'uomo più povero del mondo... Ci ab­biamo creduto».. Poi abbiamo caputo che» per fortuna, ha una madre agiata, ha una casi pronta a riaccoglierla-... E lei intanto vuol seguitare 'jn un atreggiarjaefttà...

KABALA. E CORRADO    -  Haranann dice que­sto? E non capisce CORRADO Hartmann che il fatto che io m'abbia una casa, si, agiata  una madre che i pronta a riacco­gliermi, non conta per rne, se So ho ri­nunciato a mia madre e alla mia casa?...

CORRADO             -  Si, ma, ad onta della sua rinun­cia', sua madre e la sua casa stanno il ad attenderlo...

KABALA                - . E attenderanno un bel pezzo!.. Io sono solo... Io non ho parenti... 1 p». renò me li scelgo dove rro pare e piace... Del rato è una eo«a che facciamo tatti. « Io, parrebbe un paradoMo, posso pensar che in un senio ideale sono più figlio suo che figli» di mìa madre...

CORRADO             -  Ed e per questo, forse, che si ribella a me, come farebbe a un padre ideale?

KABALA                - Forse! è il destino dei padri qua»-do hanno la disgrazia d'incontrarsi tori dei.figli come me... (Patfsa) Ma questo non importa ormai..- Importa mettersi a posto per ciò che e accaduto iersera... Io, Iersera, mi sono comportato come un fac­chino: . te chiedo scusa : cMedo scusa alla signora Frida:.. E mi metto alla porta da me, prima che lei mi dica: fuori, Hans KabalaC.

CORRADO             -  Io non le avrei detto questo... Io. le avrei ch'iato, con rincresciménto, se la sua presenza le sembrava ormai compatibile qui...    ,

HANS                      -È la stessa cosa...

CORRADO             -  No: q'ì una differenzi... Ed e questa: che non sono' io a mandarla via... Ma è lei ad andarsene... Anzi ad esser­sene andato... C'è gente che resta- in, una casa e se n'è'eià andata, caro Kabala... Ori lei da qualche'tempo non e più con noi... con me... Non vuol dire sé abbiamo dormito sotto lo stesso tetto e. pranzato alla stetaa tavola... Non è uà rimprovero, questo;.. Ma. quando mi si chiede! -

CORRADO             -  Hartmann dice, questo? - CORRADO Hartmann le dimostra che la sua comprensione va olire i limiti della' cro­naca I - Fiuta 1 CORRADO Hartmann, « intende tutto... Ha capito, Kabala?

KABALA                - E... che cosa te ha rivelato di più preciso l'aria?      '

CORRADO             -   Che ho perduto un 'amico... Non. so perché... Ma ho perduto un 'amico...

KABALA                - Già: lei mi ha fatto l'onore .di' considerarmi suo amico...

CORRADO             -  Ho forse sbagliato?

KABALA                - no,„ Se ai Densi che la mia amidasia non vale niente...

CORRADO             - Lei è molto modesto, e anche in­giusto verso- se stesso...

KABALA                - Lasci fare; io mi conosco... È te­ne non' fidarsi di me... 'Piuttosto vorrei chiederle se io ho perduto un amico...

CORRADO             -  Per la vénti, no...

KABALA                - E come mai?

CORRADO             -   Già; perché se lei fosse stato al mio posto...

KABALA                - Io avrei buttato Hans KABALA fuori dalla finestra...

CORRADO             - Ed'io rion l'ho fatto». Evidente­mente siamo diversi... è «in, bene per me e per lei... Per lei, che può andarsene sen­za rimpianti... Per Me che, dopo tutte le ragazzate che'ha commesse in questi sei mesi, posso non serbarle rancore...

KABALA                - Già'l Lei guarda sempre la vita dall'alto d'un ponte... E l’acqua, a guardar­la dall'alto, pare tutta d'oro... Ma l'acqua sono io:,so io ciò che mi trascino dietra,,

CORRADO             -   Non,esageriamo, Kabala...

KABALA                - (con uno scatto) . Ma che cosa ha $oRcrto lei nella vita...

CORRADO             -   Niente... Ha sofferto tutto lei... Soffre tutto lei, è vero?

KABALA                - lo non posso più tollerare questa «uà olimpica sicurezza, questo guardare tutto come se stesse sopra una montagna... Chi le dà il diritto di stare lassù...

CORRADO             -  è questo che le da fastidio? Vuo­le che le ceda il mio posto? Si vede che lei è giovane

KABALA                - E si vede che lei è vecchio... Ir-rerWbitoertte vecchio».

CORRADO             -  Ah! Saremmo giunti a una que­stione di fede dì nascita? Mi accorgo che lei crede di provocarmi a chiamarmi vee-chicfl Ha tentato iersera, dinnanzi a Fri­da... E io e FRIDA abbiamo creduto op­portuno di dare alle sue parole un peso che si da alle parole d'un ragazzo... Ora ri­tenta Ja prova... Mi dispiace: non at­tacca... Vecchio? Più giovane" di lei", di cento anni. Di lei che non crede a niente...    

KABALA                - Chi l'ha detto?...

CORRADO             -  Ma faccia il piacere... Con gli uomini come lei il mondo non cammine­rebbe.:.

KABALA                - O salterebbe in aria, finalmente, per rifarsi a nuovo...

CORRADO             -  Lei dovrebbe stare curvo dinan­zi a me per l'esempio di fede che io le dà... Ora non le trema più la voce a pronunriare il nome di CORRADO Hartmann, o debbo pensare che l'impeto quasi fanciullesco di quella sera in cui l'ho visto per la prima volta,faccia parte della  montatura...

KABALA                - Questo,no... Mi ribello... Ero tanto infelice quella sera... Ero sincera... Sono sempre sincero anche quando pósto dispia­cere a qualcuno...

CORRADO             -  (riprendendosi)  Meno rnak! Al­meno si salva la sinceriti.-.. E au^e basi di questa sinceriti bisogna salutarsi, caro Ka­bala... Vecchio o. giovine che io sia, non impatta. Io, iersera, dopo che lei... iasom-Ma, dopo che ci siamo lasciati... sono rien­trato nei mio studio.^, Lei con la. solita ae-gressiviti mi ha chiesto, ora è poco, che ,eba ho sofferto nella vita, io: ebbene, tono anni che soffro» curvo sulla mia tavola da lavoro, non il mio dolore personale che non. conta,-ma il dolore di tutti gli uomini. Non le nego che un'ira «orda mi teneva, un disagio per non aver reagito alle sue parole, come avrebbe fitto un uomo della strada, un'uomo qualunque... E'tono «tato 11 1) per raggiungerla nella tua camera, e toccare finalmente il fondo di questa sua irreducibilita... da uomo a uomo... faccia a faccia... Poi.. Poi ho «pena la mia fine­stra : e, guardi, pare usa cosa ridicola ma lei 'deve capirla, d'improvviso, dall'isola addormentata, dal mare, dai baratri ^'om­bra che precipitano a picco, dalla notte, mi t gluma una freschezza, una fona, un senso di liberazione, per cui lei, Kabala, è diventato un piccolo \ttmtche si. con-velie»,, E ho avuto il bisogno di cercare in lei la farfalla, l'angelica farfalla per cui «anrnatL, C'erano sulla mìa tavola i suoi «nani: quelli che ha scritti in questi sei mesi... Ebbene: li ho tutti riletti-, strofa per strofa, a riconoscerla nello specchio della verità... E mi son riconciliato con lei» al dumo che ho gettato giù, in poche pagine, il ritratto di Hans : il suo ritratto ideale... E voglio offrirglielo, prima che lei se ne vada... E la autorizzo a pubblicarlo come prefazione al suo libro...

KABALA                - . Lei vuole Umiliarmi..

CORRADO             -  No... Dio mi guardi... Riconosco il meglio di lei... La pagliuzza d'oro nel quarzo, come suol dirsi... Vado su a pren­derle questi pochi fogli... (Esce per la porla-a destra). ,

KABALA                - (solo, dopo una lunga pausa) Umi­liato... Ancora una volta umiliato...

FRIDA                     - I Frida! Frida! (Pronuncia come un appello disperato,.a se stesso, il nome dì Frida).

CORRADO                   -  (rientra con pochi fogli manoscrit­ti) Ecco.

KABALA                - Grazie...

CORRADO             -  E ora, addio, Kabala... A que­st'ora avrà già perduto il vaporetto, come quella sera in cui aveva perduto la cor­riera, ricorda?

KABALA                - Andrò in un piccolo albergo... Provvedere che vengano » prendere la mia roba... E domattina m'imbarcherò per Na­poli...

CORRADO             -  . Quella sera, in montagna, lei mi fece pena... Oggi... ,il suo problema pra­tico non 'preoccupa: un rifugio esiste nella sua vita, ài cui pàtri sempre profit­tare... Non li dico di usarne,, di tornare da sua madre... Si regoli come crede.v- Ma il rifugio, creda,» me, sta 11... In quanto a noi non si poteva chiudere con una mi­gliore pace la convivenza di questi mesi...

KABALA                - Già... E mi permette di salutare li signora Frida?

CORRADO             -  Lo.desidera.. Le ho fatto dire, anzi, che t'attendevamo qui... Eccola... (Entra

FRIDA                     - dalla sinistra. S'è camolata d'abito.  Veste Un abito chiaro,'leggero, scollato),

KABALA                - (commòsso) Signora Frida... posso baciarle la mano?

FRIDA                     - -Oh! Hans.... (Gli offre da baciare la mano) Addio, Hansl Buon viaggio!
(Dopo aver baciato fp mano di Fa»», Hans r» avvicina ad Hartmann, s'inchina.
gli porge la mano. Guarda l'uno e Valiro. Rapido ti volge per andarsene. Stringe
nella sinistra il manoscritto ài Hartmann. Mentre esce, dall'arco di fondo, saluta con la dèstra, Senna volgersi; scompare nel tro vtonto, Il cieto-e rosso,

FRIDA                     - non si è mossa. Afa. Hartmann è andato verso l'ar­ co e guarda fuori come se seguisse il cam­ mino di (KABALA),   

CORRADO             -   (rientrando) è scomparso  alfa svolta  della  Strada, come tutti  i  giorni quando scendeva alla spiaggia...

FRIDA                     - Io temevo che tu non l'avresti fatto partire...

CORRADO             -   No: questo no... Ho'chiuso il riostro colloquio con una stretta di mano, ina ho .sentito che bisognava farlo anda­re... Se Kabala, in sei mesi, non ha ta­rato trovare qui, nella nostra cordialità, l'elemento stabilizzatore de! suo spirito, vuol dire che non eravamo noi i più adatti a rimetérlo in carreggiata...

FRIDA                     - Forse...

CORRADO             -  Non è Così?

FRIDA                     - (smaniata) -Io sento... Sai,

CORRADOcome dopo un temporale, che l'aria e tesa... Eppoi... Appena è passato i nervi si allentano... riposano... (Siede d'improvviso sopra una .poltrona e "riversa il capo sulla spalliera),

CORRADO             - .- Chedici, Frida?...

FRIDA                     - Niente... (Tende il petto, respira forte).

CORRADO             -  Frida...

FRIDA                     - Scusami,  CORRADO           - ...

CORRADO             -  Ti senti male?

FRIDA                     - No... Un momento... Passerà... (Ri­prendendosi e sorridendo) È passata,

CORRADO             -  Mi hai messo paura...

FRIDA                     - (parla a scatti)  Ohi Noi -donnei... Sai, da ietterà io ero rimasta come sotto un incubo, nel timore che fra te e Ka­bala... Ho tentato di nasconderti la mìa preoccupazione.. E ora, dopo questo sfor­zò...  Perdonami...

CORRADO             -   Ma che cosa credevi che acca­desse?

FRIDA                     - Niente e tutto...

CORRADO             -  Infatti non è accaduto niente...

FRIDA                     - (passando nervosa dà un argomento all'altro) Sono scesa giù al mare, proprio per togliermi da queste mura... Sapevo di lasciarti con Stubak... KABALA non aveva dormito stanotte... Me l'ha detto Mina... Era uscito all'alba e non 's'era più visto durante il giorno... Sciocchezze, capisco... Ora ne rido... (Ride) E... che cosa gli hai detto?

CORRADO             -  Gli ho dimostrato che, qui, non c'erano rancori contro di lui... Non era questo che volevi anche'tu?

FRIDA                     - Infatti... E lui?

CORRADO             -  . Dapprima ha tentato di mordete, come fa sempre.. Eppoi s'è accucciato...

FRIDA                     -  Torna in Germania, da sua madre?

CORRADO             -  Non so...

FRIDA                     -  Glie l'ho detto tante volte...

CORRADO             -  Speriamo che segua il tuo con­siglio...

FRIDA                     - Speriamo... D'altronde faccia come vuole... Per noi da oggi è tagliato fuori... Tu, CORRADO, devi promettermi che Han non metterà  più piede in casa nostra...

CORRADO             -  Posso anche prometterlo;-

FRIDA                     - No: devi promettermelo...

CORRADO             -  Te lo prometto:.. Sei d'una ìf-transigenza con lui!... E de! resto hai ra­gione: una casa con Hans» KABALA tra i piedi non è comoda.'.. Non credevo, però, che KABALA ti desse tanto fastidio...

FRIDA                     - Fastidio sarebbe un'esagerazione...

CORRADO             -  Anzi credevo che questa sua par­tenza, non so, dovesse rivelarci una man­canza... Sai,' nella vita, le persone che stan­no coi: noi, sono un pò  come i mobili ò'uta casa: quando ti tolgono dalle loro pareti... Cabila...

FRIDA                     - C'è dunque, da oggi, una parete nella nostra casa, dove manca Hans Ka­bala... Chiameremo il parroco e la faremo benedire, come si'usa qui in Italla...

CORRADO             -   Quasi ci fosse passato il demonio?

FRIDA                     - Un piccolo demonio...

CORRADO             -  Povero Hans... Ci teneva tanto a passare per demonio... Se d< sentisse sa­rebbe felicissimo. Ma direbbe':- Voi cre­dete che io mf ne sia andato... E, invece, sto qui, fra voi due... Come la sagoma de! mobile resta su)Ia parete vuota...

FRIDA                     - Saresti pentito, forse, d'averlo.man­dato via?

CORRADO             -  Noi.. Te l'ho già detto.... No...

FRIDA                     - Era un tuo nemico,

CORRADO             - Era un nemico della felicità...

CORRADO             -  No, Frida... No... Lascialo andare, ora, con la sua pazzia... Perjsa che sarà, sta­sera, per luì...

FRIDA                     - Lui? Scommetto che, stasera, se noi scendessimo a Capri, lo troveremo, abbrac ciato a una donna, che balla in un' caffè... E ad ogni sjiro si guarda nello specchio... E fa la faccia seria, triste-Perché questa è una di quelle sere in cui Hans se la 'ode a sentirsi l'angelo caduto, come dice ui... Poi, prima di coricarsi fumerà venti sigarette al balcone... Ma quando avrà messa la testa fui cuscino dormirà come un sasso, e domani dovranno tirarlo giù dal letto per farlo partire... E ti assicuro, CORRADO, che dacché è uscito da qui, noi non esistiamo più per lui; domattina dal vaporetto non si volgerà neppure a guar­dare le finestre di questa casa... E noi.che per sei mesi... Ed io-che for^e, per questa, sua presenza, ti sono stata meno vicina...

CORRADO             -  Ma no, Frida..

FRIDA                     - CORRADO, perdonami... Fammi caldo, come un tempo... Stringimi a te... (Si è raccolta in un abbraccio disperato sul petto di Hartmann).

CORRADO             -  Ma si, cara... Ma si, bambina mia...

FRIDA                     - Ora finalmente staremo di'nuovo soli, è vero? Era tanto bello... E' perché abbiamo permesso che un estraneo...

CORRADO             -  Ohi Dio... Se seguiti Così, davvero dovrò pensare che la sua presenza sia una. cosa viva qui... Se fossi un uomo geloso...

FRIDA                     - Nò... Tu solo... Tu solo, CORRADO Caro uomo... Uomo mìo... Tu che mi hai salvata... Tu che mi hai liberata... Che cosa ero io, tre anni fa...

CORRADO             -  Già! Ma son 'passati tre anni, Frida... Per te contano poco... Sai che cosà mi, ha ripètuto, quel  ragazzo, prima di partire? Mi ha ricordato ancora una vol­ta i mici capelli grigi... Nulla di strano! Sono io il primo a sorriderne... Ma c'è chi può guardarli come un segno di declino...

FRIDA                     - Lui?

CORRADO             -  E perché no?.Luì... E con lui, chissà quanta .gente... Sai, quando ci ve­dono vicini... Ti ricordi quella volta, in quell'albergo, che- ti credettero mia fi­glia?... E ridemmo unto... Tu mi chia matti papà tutta una serata... E sai, quan­to più passano gli anni, tanto più si. di­venta papà di fronte a una donna gio­vane-

FRIDA                     - CORRADO

CORRADO             -  Ma tu mi vuoi bene, è vero?

FRIDA                     - Non ho che te... E voglio che tu mi difenda ancora... Mi difenda sempre...ùé,t

CORRADO             -  Povera Frida... Davvero che a star soli ci si ritrova... Era tanto tempo che non ti sentivo co&ì vicina a me, A volte non ci si accorge... Ma poi basta una parola... una carezza... Soli, ehi Soli da ora in poi...

FRIDA                     - . E stasera portami fuori... Ceniamo fuori, CORRADO

CORRADO             -  Sì, Frida...

FRIDA                     - Faremo una lunga passeggiata fino ad Anacapri... Ceneremo sotto una per­gola, all'aperto... Ci la luna... Sarà bel­lissimo il mare, stanotte, visto dall'alto... E torneremo tardi... Tanto tardi... Sotto­braccio... Come quelle prime «ere, ricordi, del nostro primo viaggio, a Taormina... CORRADO      - »

CORRADO(presa d'improvviso da un impeto di pianto),

CORRADO             -  Ma, Frida...

FRIDA                     - Non rì meravigliare! Da ieri sono tanto inquieta... Portami fuori, CORRADOE portami, presto, anche, via da Capri... E tanto tempo che vo'evo dirtelo, ma non osavo... Ora che hai finito il tuo libro...

CORRADO             -  L'anno passato rimanemmo fino a dicembre... Ma se tu vuoi... E perché non me l'hai detto prima?

FRIDA                     - Tu lavoravi... Eppoi c'era quell'al­tro... Ora, invece, sinmo liberi, liberi di fare quello che vogliamo, noi due... Sa­rebbe tanto bello se noi avessimo un gior­no una casa, una casa nostra, in una cittì, in un paese, dove.ti piacesse, ma nostm, con ì nostri mobili, con le nostre cose, tutte nostre... Un punto fermo, insom­ma... Un punto fermo...

CORRADO             -  Strano! E la prima volta in tre anni che tu mi chiedi una casa...

FRIDA                     - Non ti piacerebbe forse?...

CORRADO             -  Io non ci ho mai pensato, a una casa... La mia casa era la casa dì mia ma dre: la nostra vecchia casa di Studgart... Ora  non  c'è  più:   tutto  venduto...  Ma guarda a quante sorprese ci ha condotti partenza di Hans: a parlare (xxsino  della mia vecchia casa di Studgart... Per ora cominciamo con l'andare a cena fuori, stasera... Eppoi penseremo al resto... Vado su a mettermi Un po' in ordine... E cu avvisa Mina...

FRIDA                     - Sì, CORRADO

CORRADO             -  Ma, cairn», cara... Calma...

FRIDA                     - . SI... CORRADO»

(CORRADO Hartmann esce per la porta a sinistra. Pausa. FRIDA suona un campa­nello. Appare MINA dalla porta a destra: abito nero e gtembiulmo bianco).

FRIDA                     - Noi non ceniamo a casa stasera... Torneremo tardi, forse... Voi a una certa ora andare a letto... Non et aspettate...

MINA                      - Si signora... Dovremo, però, aspet­tare finche non vengano a ritirare la va­ligia del signor Kabala...

FRIDA                     - Ahi E sta bene...

MINA                      - E, allora, parte per sempre il signor Kabala!...

FRIDA                     - Si... Ansi, domani, rimetterete in or­dine la sua camera... E la chiuderemo de­finitivamente... Così al momento dèlia consegna...

MINA                      - Sta bene, signora...

FRIDA                     - Per piacere, portatemi giù lo scialle di seta...

MINA                      - Subito... (Ette dalla destra. Pài tàfnà,catt lo sciali. Fm»a si butta lo scialle sulle spalle. Poi va a uno specchii). Si acconcia i capelli. Si mira, indugiandosi. Non s'accorgerà eieHans (KABALA è apparso sulla porta di fondo).

KABALA                - Frida!

FRIDA                     - (volgendoti sorpresa) Hansl Ma che fai qui, Hans...

KABALA                - Sono qui...

FRIDA                     - Ma, Hans, per carità...

KABALA                - Carità?... E la carità debbo farla soltanto io agli altri? E per me nessuno deve avere un filo di carità?

FRIDA                     - Che sei tornato a fare, Hans?... Mi avevi promesso...

KABALA                - E non posso mantenere la pro­messa... Non posso... Non voglio. Sono venuto a dirti che io r»on parto... Non parto se ai non vieni con me subito... Sta­sera... Come ti trovi... Così... Con quello scialle addosso...

FRIDA                     - Ma tu sci pazza...KABALA  Beh! Sono pazzo... Eppoi? Quan­do uno ti bacia le mani, e ti saluta, e non si volta, a guardarti neppure... Niente... Come se non ti avesse conosciuta: mai... Eppoi quand'è solo nella strada, si ferma... capisce... Capisce che non ti vedrà più... Che" t'ha perduta per sempre, perché non udrà più ila tua voce, perché si sveglierà e non sentirà più i tuoi passi... Così: abo­lita... distrutta... cancellata... E realizza questa tremenda verità... Allora diventa pazzo e torna indietro... Pronto a tutto... A tutto... FRIDA mìa... FRIDA mia...  FRIDA mia... (Le si i avvicinater e l'ha stretta con viotemsa al cuore).

FRIDA                     - Per carità, Hans... Non fare Così... Non fare Così... Dove sta la tua forza, Hans?...

KABALA                - Non eliste, la mia forza...

FRIDA                     - Mi avevi giurato che ti saresti vin­to... Sapessi quaiito ho sofferto e quanto soffro io...

KABALA                - E io?

FRIDA                     - Ebbene, tutti e due... Che ribellione, che smarrimento quando ho visto che non c'eri più, qui... T'ho odiato, quasi... Ma ora che sei tornato, oh! come ti capisco... Perché io sola ti conosco... Io sola conosco il tuo cuore pazzo e maledetto... Ma cuo­re! Cuore I E questo cuore io prego por-chi mi lasci al mio destino... E che abbia un po' di pietà per me, per tutti... Per l'uomo che non posto abbandonare, Hans...

KABALA                -  Perché non puoi?

FRIDA                     - Non posso... Non posso...

KABALA                - Anch'io non vorrei tante cose e non porrei...

FRIDA                     - E allora?...

KABALA                - E allora... Ti amo.       E quando si ama... Anche Stormer era suo amico, e luì non ha esitato a toglierti a Stor­mer... Eppoi io ti ho amata prima che ti amasse lui... Sono io che ti ho liberata... Ti ho svegliata... Ricordatelo, Frida... Co­sa mia... è io mi riprendo ciò che è cosa mia...

FRIDA                     - Che vuoi fare di me!... A luì sono necessaria, ma a te... Tu sei giovane, Hans... Tu hai tutta la vita dinanzi...

KABALA                - E tu? Dimentichi che sei giovant anche tu: che hai quasi gli stessi anni miei, Frida...

FRIDA                     - Ohi Tu conti la vita con gli anni-Io sono una cosa logora...

KABALA                - È lui che ti ha disianGiàata... Co me fanno tutu i vecchi; che si bevono il sangue della giovinezza per ringiova­nire... Non hai vergogna, dunque?

FRIDA                     - Di che?...

KABALA                - Di stare con lui, di baciare lui, di mostrarti accanto a lui... Quando vi si vede vkinì siete ridicoli... Tu così bionda e bambina... Lui, così...

FRIDA                     - Taci, Hans... Non ti permetto...

KABALA                - Ma non sono io che parlo: siete voi due che parlate solo a mostrarvi...

FRIDA                     - . Ebbene: sarà così... Ma io non Io so: non voglio saperlo... Lui è, per me,

CORRADO             -  Hartmann...

KABALA                - E chi è

CORRADO             -  Hartmann?

FRIDA                     - Va via, Hans... Va via... Non w» gjio che lui ti trovi qui...

KABALA                - E invece io sono tornato per questo...

FRIDA                     - Oh! Hans... Hans...

KABALA                - FRIDA           mia,  FRIDA mia... Lo so... Sono indegno di te... Sono un verme da schiacciare... Un serpente maledetto... E che vuol dire... Se tu sei la luce mia... Se io senza di te... Che vuoi che faccia?... Dimmi, che vuoi che faccia per te?...

FRIDA                     - Voglio che tu sia buono, Hans..

KABALA                - (di scatto) Buono! Questa parola, sempre... È la sua parola... Basta, con questa parola... Non la conosco... Non vo­glio conoscerla... La mia parola è cattivo, malvagio, bugiardo... Ed è bellissima... Perché serve la sua bontà... Siamo noi che serviamo la sua bontà... fò e te... Anche tu... Anche tu sei servita alla sua bontà... Senza di noi non esisterebbe... E allora gli abbiamo già dato molto nella vita...

FRIDA                     - Hans, come puoi pensare questo?

KABALA                - E tu smettila con la bontà I Ha reso te schiava, ora vorresti che-rendesse schiavo me... Non debbo niente a chic­chessia... Non voglio dover niente a nes­suno...

FRIDA                     - E così mi ami tu?

KABALA                - Ohi L'amore di Hans è diverso dal suo, Frida... È l'amore che chiede, perché è povero: non può dar nulla... È un amore che si presenta come un mendi­cante... Per amarlo, quest'amore, oh, s'ha da passare sul fudco... E le donne di fron­te al fuoco arretrano... Temono che s'ap­piccichi alle vesti...

FRIDA                     - Non io, Hans...

KABALA                - Tu come tutte le altre... Infatti non ti muovi. Stai lì ferma, attaccata al tuo chiodo... Finché Hans è stato qui, tutto bene. - Queste tue braccia bianche che mi si legavano, al collo, e certe notti non mi facevano andar via... Forti, qui, k tue mani intessute sulla mia nuca... Ep­poi frugavano pei cape!li( lungo le guance, sulle labbra, a farsi baciare, e mordere e badare... - Ed ora, eccole, lungo i fian­chi, che non si muovono, ora che io ti ten­do le mie e ti chiamo...

FRIDA                     - Oh! Hans... Mio povero Hans...

KABALA                - Io, schiavo tuo: io, quello che rin­nega sua madre, la sua casa, io schiavo tuo... Che miracoli compi tu, Frida, se capovolgi la vita di Hans Kabala... E per­ciò tu verrai con me... Noi torneremo in Germania... Il sole, l'Oriente, l'Africa, non so che farmene... Ho bisogno dì te... Ho camminato giorni e giorni a piedi per te... Ho perduto tre anni come uno sciagu­rato... Lì riguadagno... Ho ingegno... Ho f>iù ingegno di tutti... Ho più ingegno di ui... Torno da mia madre... Torno a casa mìa... Non vuoi così, tu? E io ti porterà con me... E sarai la mìa sposa... Pìglicrò pel collo Stormer: lo farò divorziare per forza. La donna mia... La luce mia... il caldo mìo... Frida, rispondi..

FRIDA                     - Oh! Hans..

KABALA                - Rispondi, per Dio...

FRIDA                     - Non posso...

KABALA                - Vuoi, dunque, continuare a vivere quota vita...

FRIDA                     - Voglio...

KABALA                - E che donna sei tu?...

FRIDA                     -  Sono una povera donna...

KABALA                - Mi butti a mare per la seconda volta...

FRIDA                     - No...

KABALA                - Come, n0f\.. Ma allora non mi ami...

FRIDA                     - Sì... Ti amo... Da allora ti amo Ma non posto, non debbo, non voglio amarti...

KABALA                - Non sai confessarlo a lui?... Non sai richiederti]i la tua libertà?... (Rapido) Ebbene: la chiedo io...

FRIDA                     - Hans...

KABALA                - La chiedo io per te... (Con un bùi' a<j è oltre la soglia della porla di fondo). Hartmann... Hartmann... Venga giù, Her­mann...

FRIDA                     - Hans, che fai!...

KABALA                -  Ferma... Ora guai a chi si mette sulla mia strada...

FRIDA                     - E io griderò che tu menti... Che tu hai mentito...

KABALA                - Gridalo... Voglio vedere che rispo­deri lui... Lui che capisce tutto... E per­ché non dovrebbe capire anche me?... (Mo­strando il manoscritta di Hartmann). Ma non sulla carta... Da uomo a uomo... Tutti e due coi piedi sitila terra... E tu vedrai chi resta sul tappeto... Eccolo... (CORRADO Hartmaì appare dalla porta di sinistra).

CORRADO             -  Hans, lei qui?... È lei che mi ha chiamato?

KABALA                -  Io,   Hartmann...   Sono   tornato... (Mostrando i fogli del manoscritto) Sono tornato... Anzitutto per consegnarle questi fogli.

CORRADO             -  Le sono forse dispiaciuti?

KABALA                - Non li ho neppure letti...

CORRADO             -  E allora, perché?

KABALA                - Perché lei non ha potuto scrivere, come crfde, il ritratto ideale dì Hans... Lei non mi conosce ancora... Ora mi conosce­rà, lei... (Gli consegna ì fogli del mano­scritto).

FRIDA                     - Non starlo a sentire, CORRADO. Hans, è folle in questo momento...

KABALA                - Hans è sempre folle quando dice la verità... La verità è che io son venuto per riprendermi  FRIDA Stormer che  è  mia...

FRIDA                     - Hans...

KABALA                - Sei mia...

CORRADO             -  (con un moto improvviso di repulsa) Che è questa sconcezza! Frida, rispondi :   io non conosco questo signore...

KABALA                - È mia, è mia, è mia...

CORRADO             -  (rapido avvicinandosi e battendogli sul volto il manoscritto) Silenzio!

KABALA                - (con un grido) Hartmann... (CORRADO Hartmann guarda FRIDA e Ra­dala, Ptiusa. È pallido. Poi dopo aver fis­sato intensamente l'uno e l'altra, a fred­do, si riavvicina a KABALA  per la seconda volta lo percuote sulla guancia col manoscritto),

FRIDA                     - (d'un balzo è presso Kabala, Lo strin­ge a sé come a difesa. KABALA Ila chiuso gli cechi e tace) , No...

CORRADO             -  (dopo una pausa) Si balzata al suo fianco... Lo difendi... Allora... (La­cera lentamente i fogli: sibilante, a Kaba­la) Via di qui...

KABALA                - Si, ma con lei... Ormai... Ni» aveva il coraggio di dirlo... L'ho avuto io il  coraggio...

CORRADO             -  Coraggio?... Questo è ricatto!... Perché & un ricatto mettersi a) fianco di ima donna che ormai è nelle tue mani e fare il gesto eroico di dire la verità... Non è coraggio... È spudoratezza... Fuori, fuo­ri dai miei piedi, all'istante... Altrimenti...

KABALA                - Altrimenti che fa?

CORRADO             -  (agguantandolo per un braccio, eh me per scaraventarlo fuori della porta) . Ti getto già dalla montagna, per Dio...

FRIDA                     - (con un grido)  CORRADO, CORRADO... Lascialo...

CORRADO             -  (liberando Radala dalla stretta) . è la prima volta in vita mia che m'imbratto le mani... (Come detergendoti le mani). Che schifo!... Ma non sei un uomo cu... Non sei un uomo se hai condotto me a questo punto... No... Non sei un uomo... (Con altro tono) Va vìa... Va vìa...

KABALA                - Io mi farò ammazzare, ma dì qui non mi muovo...

CORRADO             -  No... Non abbia paura... Siamo in casa mia... E in casa mia non s'am­mazza la gente... È vero, Frida?...

FRIDA                     -  Va, Hans...

CORRADO             -  (con altro tono, già dominandosi)  No, resti pure... Anche questo è inutile... Se ne andrà quando gli piacerà... Quando sentirà scottargli il terreno sotto i piedi-Tanto, questa, è come se non fosse la casa mia... Come se quella soglia più non esistesse... Tutto è crollato... È come se fossimo tre uomini sotto la cappa del eie-io... Tanto distanti l'uno dall'altro... O per lo meno, voi da me... Sapeste come vi veggo... Come se non vi avessi cono­sciuti mai... Così staccati... Quali forse veramente siete... Come forse apparite a tutti... Questa è davvero una grazia! (Li guarda trasognato: poi, come prendendo contatto con la realtà) Che, ormai, io sof­fro d'un'altra pena: assai diversa... As­sai maggiore, forse... In cui voi entrate, Così, di straforo... Come se il destino si abbia messo sulla mia strada per aprirmi gli occhi e farmi capire che tutta la mia vita è un errore: uno sbaglio madornale... Che se voi due, cui ho prestato il mìo cuore perché ve ne nudriste, cui ho dato tutto me stesso, non avete esitato di fronte al vostro egoismo, che debbo io attender­mi da chi non mi deve niente, da ehi non mi conosce?... Che mi diventa tutta l'u­manità?... Una selva di brìgantil Non credo più nel bene... Non credo più nella regola che mi ha fatto vivere, e operare, e pensare... Questo avete fatto voi due... E per un uomo come me è (leggio che per­dere una donna, anche se l'ha amata, an­che se l'ama... (Dopo una pausa) E sta be­ne! Tu volevi salire ad Anacapri, stasera? Va con lui... Poi scenderete insieme, sot­tobraccio, a notte alta... Dev'essere bello scendere insieme, sottobraccio, a notte al­ta, da Anacapri, quando si ha l'illusione di volersi bene... Andate... Andate... (Esce dalla porta di sinistra) (Pausa. Poi Hans si avvicinerò a Frida),

FRIDA                     - (con un filo di voce) No, Hans... Taci... Qui, no... Neppure la tua voce... Neppure la tua voce... (Hans KABALA esce dal fondo. FRIDA è sola. Silenzio),

CALA LA TELA

ATTO  TERZO

SCENA DEL TERZO ATTO

Lo studio di CORRADO Hartmann.  Capri. Pareti nude: nella parete di fondo una finestre, ad arco: spicca nel tuo vano il cielo. Tutto intorno scaffali bassi, e libri in bel-Fordine. Un grane tavolo da scrivere. Una sedia a sdraio, la cui tela è di colori vivaci. Un calendario a murò, dai grandi fagli, do­ve i numeri sono evidenti, , Una porta a destra, una a sinistra. Tra il seconda e il terzo atto è passata la notte. ,Quando s’alza la tela

CORRADO Hatmann è solo, vestito con la sua giacca da lavoro., Entra  MINA dalla porta a, sinistra, recando ìl vassoio col caffè, e sorprende CORRADO, Intento a leggere una lettera.

MINA                      - (dopo una breve pausa) Signore...

CORRADO             - Ah!  Grazie, Mina..;   (Beve il caffè)       

MINA                      - (dopo the ha ripreso la tazza vuota). -Scusi, signore

CORRADO             - Dica...

MINA                      - (cavando doli» mea del grembiule una lettera)^ La «ignora le manda questa let­tera...

CORRADO             - Ahi È la giornata delle lettere, oggi.. Grazie! (Infila la lettera nella ta­te» della.giacca).

MINA                      - (molto timida)  Scusi, signore: « mi pernjette...

CORRADO             -  Dica, Mina... Dica. pure...    

MINA                      - La signora parte?

CORRADO             -  Gliel'ha detto?

MINA                      - No... Ma ha fatto i bauli questa notte..! Non ha  dormito...

CORRADO             - E allora vuol dire che parte...

MINA                      - E, lei, signore?

CORRADO             -  Ho fatto i bauli, io?

MINA                      - Non io... No...

CORRADO             -  E allora vuol dire che resto...

MINA                      - -E... io, signore?...

CORRADO             -  Lei!... Già c'è anche lei... Beh! Io vedrò la signora ; parlerò con la signora. Lei sarebbe disposta a rimanere

MINA                      - (con un entusiasmo mal celata) Sì, signore...

CORRADO             -  Ah! Grazie! Ora non  posso, non sodecidere... Per ora so, che lei re­sterebbe  volentieri qui...  È già qualche cosa. Vada pure Mina:,, La signora può aver bisogno di lei...

MINA                      - SI, signore... (Fa per Uscire)

CORRADO             -  Senta, Mina... Ha  detto a Salvatore di avvisare alla pensione Mira mare, il signor Kabala, che ho ricevuto la sua  lettera e che l'attendo qui.

MINA                      - L'ho detto subito... Salvatore, a quest’ora, avrà già fatta la commissione...

CORRADO             -  Sta bene... E mi porti del Cognac.

MINA                      - Subito... (Esce dalla porta a sinistra).Corrado è solo. Cava di tasca la lettera di Frida, la apre lentamente, la legge. Il dramma di CORRADO dovrà rivelarsi in questa lettura.  CORRADO avrà d'improvvisa un impeto di rivolta, poi si dominerà. Co­me a se nesso) . No... Perché?... (Andrà ad una piccola cassaforte a mur ne trarrà alcune scatole di gioielli, qualche carta d'af-i fari, un pacchetto di anioni. Deporrà ogni' cosa con ordine sulla tavola. MINA rientre­rà con la bottiglia del cognac). La metta lì... (Indica la tavola. Dopo cAmMINA avrà eseguito) Dica alla signora se può venire Un momento da me...

MINA                      - Sissignore... (Esce)

CORRADO             -  (tracanna un bicchierino di cognac. Pausa. Poi entrerà FRIDA dalla. porta a destra. Veste un abito chiaro, da viaggio), ,

CORRADO                   -  Vieni, Frida... Siedi...(Frida si siede)

MINA                      - mi ha detto che hai Già fatto i bauli...          

FRIDA                     - Sì..-.  

CORRADO             -  E che per fare i bauli non hai dormito stanotte...

FRIDA                     - Non potevo dormire!.. Del resto te l'ho scritto... Hai letto la mìa lettera?

CORRADO             -  Sì... Non era necessario che la scrivessi... Come non era necessario che lui mi scrivesse...

FRIDA                     - Ti ha scritto?

CORRADO             -  Sì... Forse anche lui non ha dor­mito... E abbiamo perduta una notte tutti e tre... Ma io non avevo da fare bauli né da scrivere lettere... De', resto io tono abituato a perdere le notti lavorando... E dunque, nessuna fatica per me... (Pau­sa. Con altro tono) Ecco, Frida, io ti ho chiamata perché, sai, quando si son vissuti insieme quattro anni, la vita comune comporta una confusione di interessi di cui ci ' si avvede soltanto al momento di sepa­rarsi. Si può dire che stanotte soltanto, mettendo un po' d'ordine nella mia vita, mi sia accorto che questa cassetta chiude­va alcune. cose che ti appartengono, e che debbo riconsegnard... Perché... Era co­me te fossero state cose nostre, sino a ieri... E, invece, sono tue... I tuoi pochi gioielli... 11 tuo danaro... I tuoi titoli... Eccoli qui... Controllali....

FRIDA                     - CORRADO…..

CORRADO             -  Ti prego di farlo perché io non li ho mai controllati... E tu devi sapere
ciò che mi hai affidato e ciò che ti riconsegno...        

FRIDA                     - Non c'è bisogno,, CORRADO...' (Va al, tavolo, prende le cartè) Grazie... Ma i gioielli, no...

CORRADO             - Perché?

FRIDA                     - ...O, per lo meno, non tutti...

CORRADO             -  Oh! questo poi, Frida...  

FRIDA                     - (con scatto)  Non li voglio... Non li voglio...

CORRADO             -  Ti offendono?           .

FRIDA                     - Non sono miei... Non potrei più portarli...    

CORRADO             -  Ma non sono neppure miei, cara- Vogliamo gettarli nel mare?... Ó vogliamo.affidarli a Kabala?

FRIDA                     - (ergendosi) Soltanto questo dovevi dirmi?

CORRADO             -  Chiesto soltanto... Ahi C'è Mi-> . an,:. Che ii fa dì Mina?

FRIDA                     - MINA - vuol restare qui... Tu' restì a Capri?

CORRADO             -  Non so... Mi regolerò.....Dipende...

MINA                      - (entra dalla porta a sinistra) C'è il signor  Kabala.

CORRADO             -  Sta bene: Un momento...

FRIDA                     - Che è venuto a'fare Kabala?

CORRADO             -  Mi ha scrìtto una lettera, come t'ho detto.... Dovevo rispondergli... L'ho
pregato di venire a prendersi u risposta qui... 

FRIDA                     - CORRADO, fai male... Fai male, a et-ntf Così... Meglio la tua ira... il tuo sdegno... la tua contumelia... Ma ' così terribile...

CORRADO             - . - No, cara... Non è terribile: è necessario... 6 anche comodo... Giacché ti deve parlare, non. è meglio parlarsi in pace?...

FRIDA                     - E tu chiami, questo, parlarsi, in pace?

CORRADO             -   Ohi Dìo, chiamo,, questo, possi­bilità di parlarsi:.. Ora va: fammi dir due parole a... E fammi, sapere, poi, Torà in cui hai deciso di partire, perché posta venire giù a salutarti...

FRIDA                     - Si... (Esce dalla destra, come barcol­lando),

CORRADO             -  (a Mina) Faccia venire il signor Kabala...    

MINA                      - (esce dalla porta di sinistra).

(Pausa. Poi apparirà Kabau dotta positi di sinistra, è vestito di tela: il collo sco­perto. Si fermerà sulla soglia).

CORRADO             -  Prego, Kabala... S'accomodi...

KABALA                - Non capisco perché lei mi abbia chiamato...

CORRADO             -  Ahi E allora ìo potrei chiederle:, non capisco pecche lei mi. abbia scrìtto...

KABALA                - Io avevo' bisogno di scriverle...

CORRADO             -  E'io tyevo bisogno di' parlarle... Mi pare che l'uno e' l'altro siamo a posto... Prego, una- siga/cttal... No... Fumi, fu­mi... Lèi è buon fumatore. Ne abbiamo' fumate tante,, di queste sigarette, insie­me... (Hanno accesa ognunQ una sigaretta. Pausa) E la prego, anzitutto, di smontarsi, caro Kabala... SI..! di montarti... Noi uomini siamo un po' cóme le caldaie a vapore; se si eccede nella, pressione, scop­piamo... E si retta a'mezza strada...

KABALA                - Lei, dunque, mi avrebbe chiamato per darmi urto lezione di fisica?

CORRADO             -  No... Niente' lezioni.!. Piuttosto un invito alla sereniti: all'equilibrio.... lettera noi abbiamo perduto l'equilibrio... io, almeno... Ne sono sinceramente mortificata.. Capisco: cori t facile acquistarIo dalla sera al mattino... Ma io ho «em­piuto questo sforzo... Mi è, costato Una notte ufi travaglio... Non ho scritto let­tere, non ho latto bauli, ma un «no equilibrio credo di averlo riacquistato! La pressione, dunque, è ormai calata, e la macchina, almeno per l'ultimo tratto che si dovrà fare insieme, va... Questo varrà a rendere molto sereno il nostro collo­quio, come si conviene a due persone che si passano una consegna...

KABALA                - Sicché tei riduce tutto a un pas­saggio di consegna?

CORRADO             -  Oh! Dio, se penso clic io non posso più niente, e lei può tutto ormai...

KABALA                - E su queste basi lei intende rispon­dere alla mia lettera?

CORRADO             -  No: questo è un fatto inciden­tale... lo volevo dirle che lei ha fatto male a scrivermi... Ersi molto più bello che lei scomparisse con la sua donna, col suo amore, dimentico di me... Più belìo e più logico... Seguitasse, cioè ad essere liirrien-tico di me, come lo e stato in tutti questi mesi che mi è vissuto accanto...

KABALA                - Io non ho mai transatto... lo sono stato sempre alzato contro di lei... Lei avrebbe dovuto capire...

CORRADO             -  Che lei sia stato sempre alzato contro di me, è vero... Ghe io non abbia capito, è verissimo... Ma che lei non ab­bia mai transatto... Perdonabili transa­zioni dì cui non c'è da meravigliarsi... La vita!... Son cose della vita... Buttiamo tutto addosso alla vita, e non se ne parli più... Ma lei, nella stia tetterà, si pre­occupa del mìo dolore... Questo è. umano, e potrebbe essere anche generoso... Eb­bene, io l'ho chiamata per dirle che non è il oso di preoccuparsene... E ho voluto dirglielo, a viva voce, perché, sa, in una lettera si può anche infingersi - noi sap­piamo scriver troppo bene: anche lei scrive troppo bene! ~~ ma quando si parla faccia a faccia è più difficile... (Uopo una pausa) Non soffro... La prego di creder­mi: non soffro... Voglio che ici lo sappia; per lei e per la donna che verrà eoa lei... Perché l'uno e l'altra possiate essere, da questo lato, nella vostra nuova vita, se­reni...

KABALA                - E le parole di iersera, allora?

CORRADO             -  Son le parole di chi è colpito di sorpresa, per non dire alla schiena...

KABALA                - Le t'ire parole... Il grido... è quel grido che mi ha spinto a scriverle... Per che sì può essere per un momento acce­cati, ma poi...

CORRADO             -  No: non si penta... Lei ha fatto dò che debbono fare i giovani,, Assalire la vita!... Sono i vecchi che debbono su­perarsi e vincersi... Infatti, si veglia una notte, si medita fra queste quattro pareti, si rifa dall'ultimo al primo gradino, e viceversa, la scala della propria vita... E quando si ì tornati lasiù, si riesce a non più soffrire... E si riaccoglie Hans Kabala, in questo studio, come se nulla fosse ac­caduto... Non è accaduto nulla! Lei, caro Kabala, può partire da Capri, «eriga scru­poli... Non è accaduto nulla! (Cuti altro Iorio e dopo una pausa) Dunque, lei ri­torna in Germania...

KABALA                - Sì...

CORRADO             -  È bene che lei tomi in Germa­nia... Per gli uomini come lei c'è da fare in Germania... Eppoi ritorna in patria!... Una donna che s'ama può qualche volta sostituire la patria... Lèi riunisce nello stesso momento la donna e la patria... E iti questo non si può dire che non abbia fortuna... Io la ringrazio delle comuni­cazioni che lei mi ha fatto in proposito...

KABALA                -FRIDA veniva con me... E io vo­levo che lei sapesse...

CORRADO             -  Che Hans

KABALA                - diventa un bravo ragazzo? Clic il demonio e vinto?

KABALA                - Speriamo...

CORRADO             -  Ecco; speriamo... - Questo è bello! - In fondo Ici è stato sempre un bravo ragasw... Bisogna renderle giu­stizi»... Un rivoluzionario a parole... Ma, dentro, in fondo, un piccolu borghese... Non voglio offenderla: apprezzo i piccoli borghesi... E

FRIDA                     - si troverà bene con lei... Frida, ha bisogno d'una casa: una di quelle case con le targhette sulla porta dove per molti anni si le^ge il nome e il cognome dello stesso inquilino... Un pun­to fermo, insomma!... Io veramente non glieJ'ho saputa dare... Grave colpa... In questo, vede, io ero un po' più rivoluzio­nario di lei Lei, invece, torna in Ger­mania... La casa resta ancora il tempio per noi... È il nostro regno... Eppoi e un modo anche di occupare la donna...

KABALA                - Infatti... lo darò la casa a Frida...

CORRADO             -  Bene...

KABALA                - lo lavorerò...

CORRADO             -  Bene...

KABALA                - Io... sposerò Frida...

CORRADO             -  Bene, anche questo!... Lei è gio­vane...

FRIDA                     - forse avrà dei bambini... E tutto sarà come dev'essere... Ecco!

KABALA                - . È questo che lei ha pensato, sta­notte?

CORRADO             -  Forse...

KABALA                -Scota, Hartmann. Nella nostra situazione era molto difficile parlarti... Debbo riconoscere che lei si dimostra, per Io meno, un uomo di spirito.

CORRADO             -  Io? No, caro... Io, forse, sono un uomo abituato a veder la vita degli altri, da quella tale montagna che tanto le dava noia... E perché non avrei dovuto vedere Miche la vita mia?... Forse perché' un oro­logio si ferma nella nostra tasca, si ferma ' il tempo?... E allora bisogna dimenticare il fastidio che ci dì il nostro orologio fermo...

KABALA                - E lei crede che io non la compren­da in questo momento?

CORRADO             -  È probabile...

KABALA                - Che non sappia anche io salire a quello strato in cui lei s'è portato?

CORRADO             -  Per carità, Kabala... Tanto non dova a niente... Lassa bisogna star soli... Contentiamoci di questa intervista fatta di «ose terra-terra... Io avevo bisogno di guar­dare per un momento negli occhi l'uomo col quale va via Frida... Mi fissi bene, Kabala...

KABALA                -  (s'erge e lo guarda in volto lentia battere ciglio).

CORRADO             -   Così... Addio...

KABALA                - Addio, Hartmann... (Esce dalla fotta di sinistra). (Fatua. Ora Hartmann raccoglie in un pacchetto gli oggetti Ai Frida, Alla parete un Hocco di catendaria e legato o un lungo nastro. È visibile la data. Toglie il tocco. Ne distacca il nastro, getta 3 bloc­co nel cestino. Col nastro annoda il pac­co. Entra Frida. Ha già il cappello, i guanti, una grossa borsa da viaggio),

FRIDA                     - (dopo un'esitazione) Allora...  CORRADOIo volevo salutarti...

CORRADO             -  Ma... è già l'ora della partenza?...

FRIDA                     - No... Ma andrò giù, a Capri... At­tenderò giù a] caffè...

CORRADO             -  Perché mai, Frida?...

FRIDA                     - Che ci sto a fare, Io, qui?...

CORRADO             -  Sta bene... Io non oso trattener­ti... Chiamiamo Mina? Vuoi che faccia mettere questo pacchetto nella tua valigia? O credi sia meglio chiuderlo nella tua borsetta? (Prendendo la borsa di Frida) Da' qui... SI... C'entra... È bene che lo porti con te... Sta attenta a non perderlo... Partì col vaporetto delle quattro?...

FRIDA                     - Sì...

CORRADO             -  Sono le due... Hai provveduto perché il baule fosse porcaio allo scalo?

FRIDA                     - Sì..

CORRADO             -  E allora siamo a posto!... Hai un'ora e mezzo di tempo... Perché da qui alta Marina in mezz'ora ci si fa... Giun­gerai prima del tramonto a Napoli... Sari una bella traversata... Oggi, poi, il mare è calmo... Non soffrirai... Meglio Così...

FRIDA                     - (dopo un'esitazioni) . Io volevo dirti...

CORRADO             -  Che cosa?

FRIDA                     - Io non posso più restare qui: da tenera io sono già fuori da questa casa che è tua... Ma io volevo dirti...

CORRADO             -  (interrompendola) No... Vedi, Fri­da, io ho parlato con molta calma a Ka-baìa e parlo con molta calma a te...

FRIDA                     - E la stessa cosa parlare a (KABALA e a me?

CORRADO             -  No... Ma e necessaria la stessa calma.. Vedi, Frida... A patte quello che tu mi hai scritto e che rientra nella cro­naca, tu hai commesso un solo grave er­rore... Noi eravamo legati da una sola grande legge; la libertà... Liberamente ve­nuta tu a me... Liberamente io, a te... Se io mi fossi incontrato in una donna per la quale avessi dovuto rinunciare a te, io avrà avuto la forza di dirtelo... Tu non hai avvito questa forza: e in questo hai menato a te stessa, e a me... So che stare, all'altezza di certe situazioni è un po' difficile... Ma io avrei desiderato que­sto da te... è l'unico rimprovero che ti faccio, oggi che già mi son potuto ripie­gare su me nesso, e capire... Oggi che sei sul punto di allontanarti da me... Forse ne avrei anche più sofferto... Ma sarebbe stata una cosa più degna... più nostra... Così, invece, è come se per quattro anni non si fosse stari insieme... Un periodo della vita, perduto... Peccato...

FRIDA                     - Non è vero, CORRADO

CORRADO             -  Sono i fatti che parlano... Inva­gina che quel ragazzo non fosse tornato sui suoi passi... Non avesse parlato... Tu forse saresti rimasta accanto a me...

FRIDA                     - Non so...

CORRADO             -  Ma imagina che fosti rimasta... Avresti portato in te questa macchia oc­culta... É mi avresti ingannato per un se­greto non degno di noi...

FRIDA                     - Forse avrei saputo riscattarmi, CORRADO  - ...

CORRADO             -  Di che? Il nostro era un amore intero... Non sarebbe stato più intero,. E allora è giusto che finwea, quale che sia il modo... lo non maledico l'ora in cai

KABALA                - ha rivarcato la soglia della nostra casa, l'attimo in cui mi ha chiamato e ha parlato... Io l'ho accusato d'un coraggio da ricattatore... SI... Nei tuoi riguar-i... Ma nei mici? Ha giocato la sua par­tita, per un momento, a viso scoperto... Questo bisogna riconoscerlo... Ed è in con-sdierazione di questo che gli ho potuto riparlare... Non ho più risentimenti, ni contro di lui... né contro di te... Vorrei, anzi, che foste felici...

FRIDA                     - Non potremo essere felici, noi, CORRADO - ...

CORRADO             -  E perché?

FRIDA                     - Perché abbiamo fatto del male a te, che non lo meritavi...

CORRADO             -   Beh! Auguriamoci che il male si muti in bene... Non potrebbe accadere' questo miracolo?... Tu potrai far molto per lui...

FRIDA                     - Vorrei saper fare ciò che tu hai fatto per me...

CORRADO             -  Cioi?

FRIDA                     - Stargli accanto come ttt sei «tato ac­canto a me... Perché quello che tu hai fatto per me io non potrò mai dimenti­carlo... Te lo dico, mentre siamo per la­sciarci... Sono i momenti in cui si può essere sinceri, perché è come se si foste in punto di morte... Io so che, forse, vado verso una terribile avventura... Ma vado... E la mia sorte che mi porta...

CORRADO             -  O il bisogno di novità? Guarda bene in te, Frida...

FRIDA                     - No... Te l'ho scritto, Forse la stessa ansia che spinse te verso di me...

CORRADO             -  Cloe?

FRIDA                     - È una grotta parola, ma non io tro­varne un'altra... È la tua parola... Salvarlo! E questo sentimento mi viene da te, Corrado... Dal tuo amore... Ed ecco che tu non sei passato inutilraetite nella mia vita...

CORRADO             - ' - E allora... Se la tua sorte è di sal­varlo... Vada per la tua sorte... Vuoi dire che le esperienze che tu devi compiere non si fermano al tratto di strada che ab­biamo percorso, insieme... Io ti chiamavo « sempre », e « sempre » non era il tuo nome... Né il nome mio... Eppoi)... Per­ché questo volérsi credere padroni d'una donna per sempre?... Perché? Padroni, di una vital... Era la petesa di Stormer, e noi due abbuino trovato, ricordi?...

FRIDA                     - ...che era un'ingiusta pretesa...

CORRADO             -  Perfettamente... Ecco perché al­lora io ho detto a Stormer le steste pa­role che KABALA potrebbe oggi dire a me: - Si può pretendere che una donna resti con noi, se ha trovato, in un altro amore, una ragione di riscatto a una vita di men­zogna? SI, perché, in questi sei mesi, la tua è stata una vita di menzogna!... - E allora si trattava di tuo marito: di un legame assai diverso da quello che ha Stretto noi... Di doveri che possono sussi­stere, anche senza l'amore... Invece, qui, il passaggio si compie da una liberti a un altra libertà... Senza obblighi... (Pau­sa) E specialmente, senza obblighi di gra­titudine... Dì generosità tradita... (Com­movendoti) Sai, nei primo impeto mi era parso di aver dato tanto... Tutti ci cre­diamo creditori nella vita... E invece... Non ho dato niente... Sei tu che hai dato... Mi hai dato la giovinezza: questo tesoro che mi ha fatto tornare indietro negli anni, e mi ha reso tuo coetaneo... Mi ha fatto dimenticare i miei capelli grigi... Per te, vedi, ron ritornato a vent'annil Una volta scrissi che d'inverno, quando tutti gli alberi avevano perduto le foglie, sopra un vecchio tronco spuntò d'improvviso una cima verde. E tutti esclamarono: - Ohi Strano! Una cima verde sul vecchio tronco! - Tutti! E invece ero io solo «i dovermene meravigliare; il vecchio tron­co... Ha ragione, Kabala...

FRIDA                     -  CORRADO----

CORRADO             -  (travolto dalla commozione) Per­ché sci tornata quassùl... Io volevo salu­tarti sulla soglia di casa... Era meglio... Ora mi fai parlare... Non debbo parlare... Non voglio parlare... Mi fai diventare un radazzo!... (Con impeto) Ma dimmi : dim­mi perché hai fatto questo...

FRIDA                     - Non so... Io stessa non so... Mi fa­ceva tanta pena...

CORRADO             -  E io? Non t'ho fatto pena, io) Ti ho voluto tanto bene... Eri la irà» piccola ombra e tutta la mia luce... Perché hai fatto questo?... (Con uno scatto) E perché non l'ho ucciso?... L'ho avuto qui, di fronte, dieci minuti fa, e non l'ho ucciso...

FRIDA                     - CORRADO   - ...

CORRADO             -  (riprendendosi) Non l'ho ucciso: dunque!! Ma certo è che muoio di questo amore, di quest'ultimo amore mio... Non resisto... Questa è la verità... Perché dovrei celarla...

FRIDA                     - (avvicinandosi a luì)  CORRADO    - ...

CORRADO             - (trattenendola coi gesto) No!... Perdonami... Non credere che voglia imlietosirti... È stato un momento di debo-ezza : umana, ma « debolezza »... L'im­portante è che tu sappia che tra noi il debitore sono io... Questo varrà, forse, a toglierti  ogni  scrupolo... Ti  sono grato d'esserti fermata lungo h mia vita... Ecco tutto... D'aver fatto, per quattro anni, della mia solitudin un mondo ricco e lumi­noso... E altro non voglio ricordare...

FRIDA                     - Ma, allora, tu puoi perdonarmi...

CORRADO             -  Ti ho già perdonato...

FRIDA                     - Io resto con te„.CORRADO - ...

CORRADO             - No, cara... L'avvenire è un'altra cosa... Llavvcnirc è Hans, con la sua gio­ventù, con k sue promesse... Sapessi... Io avrei voluto parlargli di te, tanto-Anche per questo ho voluto rivederlo... Ma, poi, ho sentito che era una cosa inu­tile... Mi son detto: - No... Se  FRIDA       - va con Hans vuol dire che ha bisogno di un nuovo modo di vivere, e le mie pa­role son quelle del vecchio modo di vive­re.. Vuol dire che cerca in Hans una nuo­va comprensione... - Vorrei tanto che la trovassi, per la tua pace... È terribile vi­vere inquieti, inappagati... È l'ansia che mi teneva prima d'incontrare te... Ma tu... Tu, si, mt dissetavi...

FRIDA                     - CORRADO, io non parto.. Una donna pud anche aver sbagliato: siamo tanto, fragili noi... Io non mi muovo di qui... Hans non mi vedrà giungere, e capirà... E se non capirà, verrà qui... Ed io gli dirò alla tua presenza che debbo restare con te...

CORRADO             - No... Tu andrai con Hans...

FRIDA                     - Ti parlo col cuore in mano,  CORRADO...

CORRADO             -  Lo so... Lo sento dalla tua voce... So che ti fermeresti sé te lo consentissi... Ma sarebbe un errore gravissimo; per te e per me... (Pausa) Eppoi : ti sei mai chie­sta chi ha più bisogno di te, fra me ed Hans?

FRIDA                     - Non so... So che tu e lui soffrite per colpa mia...

CORRADO             -  Insomma: ti sei mai chiesta a chi sei più utile?...

FRIDA                     - Che c'entra l'essere utile nell'amore?

CORRADO             -  Oh! Parlo d'un'utilità superiore!... Presso chi dei due servi meglio la vita?... Anche a questo ho pensato, stanotte... Più necessaria a me, Frida... Ma più utile a lui... Perché è sperabile che in te lui trovi - non soltanto una fonte d'amore - ma la ragione di credere nella vita, e di ope­rare: quello che gli è mancato fino a og­gi... Ti allontani da me per « salvarlo », son parole tue... Tu forse non conosci ti vero valore di queste parole... Ma tu, sen­za saperlo forse, hai sentito, finalmente, di portare, a lui, quella ricchcr.xa di cui io i> ho nutrito... L'unica cosa valevoli che io ti abbia dato, e che forse deve camminare nel mondo, perché" non è nostra; deve passare di cuore in cuore, e sceglie questa strada, anche se qualcuno, come me, ne soffra... Se tu restassi qui, forse si fer­merebbe... E, forse, non deve fermarsi qui...

FRIDA                     - Mi scacci, dunque...

CORRADO             -  No... Noin intralcio il tuo cammino,  perché ne  riconosco la necessita,anzi ne accetto la fatalità... A lui ho detto, con ostentazione, che non soffrivo... Ho  mentita, per un'ultima spavalderia di maschio... A te, invece... Senti: mi son bastate quelle tue parole « roto qui » per sentire che esiste al mondo ancora la ca­rità, la bontà... Soltanto per averle udite da te mi pare che io mi sta riconciliato con la mia legge... Non t'ho perduta... Non te ne vai, anche se ri allontani... È come se restassi qui, con me... (è poiché Frioa ha curvato il capo e piange) Non piange­re, su... (Guarda l'orologio) E quasi l'ora... Tu devi partire... Diciamoci addìo, qui, eh! Nel mio srud:a. Tra i miei libri.

FRIDA                     -  (riprendendosi) Addio, CORRADO..

CORRADO             -  Addio, Frida!... Spero che tu non abbia mai più bisogno di me... Ma, ricor­dati, qualunque cosa ti accada...

FRIDA                     - Grazie,  CORRADO  - .. (Frida si avvia verso la porla, CORRADO sta in piedi presso la tavola: ha chiuso gli occhi: non vuol federe, FRIDA ora s'è fermata, in   un'ultima  esitazione, presso  la soglia. CORRADO  (sentendo ancora fa presenza di Frida, si volge a guardarla. E dice la pa­rola che la libera per sempre) –

Va... (FRIDA esce, CORRADO è solo. Sul volto gli si leggerà un profondo dolore, che man mano si dissiperà in una serenità supe­riore).

CALA LA TELA