Un caso clinico

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due tempi in tredici quadri

diDino BUZZATI

da TEATRO

Arnoldo Mondadori Editore - Milano - 1980

PERSONAGGI

Giovanni Corte, industriale.

Sua mamma.

Anita, sua moglie.

Bianca, sua figlia.

Gloria, sua segretaria.

Dottor Malvezzi, amico di casa.

Menti, ex fattorino.

Gobbi, impiegato di Corte.

Dottor Spanna, procuratore di Corte.

Professore Schroeder, direttore della clinica.

Professore Claretta, vicedirettore della clinica.

Assistente.

Mascherini, operaio ospite della clinica.

Donna malata.

Signore grasso, malato.

Uomo pallido.

Malato del terzo piano.

Donna sconosciuta.

Lucia, cameriera.

Medici, Assistenti, Infermiere, Infermieri, Malati, un Portiere.

La vicenda  si svolge in una qualsiasi città, ai nostri tempi.

PRIMO TEMPO

QUADRO I

Anticamera e studio del direttore della ditta Immobiliare Corte & Dell. In entrambi i vani un telefono. Nell'anticamera una mac­china da scrivere e un magnetofono con altoparlante. L'anticame­ra ha tre porte, una dà nello studio, la seconda in un ufficio adia­cente, la terza sulla scala. Quando si apre il sipario lo studio è vuoto. In anticamera è seduto in attesa l'ex fattorino Menti. E il magnetofono sta girando, ripetendo una lettera dettata dal tito­lare della ditta, ingegnere Giovanni Corte.

voce del magnetofono... della concorrenza punto. In questi circoli si ritiene infatti inverosimile... inverosimile (colpi di tosse) che le presenti condizioni di mercato si mantengano fino al termine da voi indicato parentesi 31 dicembre prossimo venturo chiusa la parentesi punto. La debolezza delle ultime settimane ci fa ritenere probabile il verificarsi quanto prima di una flessione che potrebbe essere dannosa ai nostri amici di Londra punto. L'afflusso di materia prima non sarà più impedita... rettifico... non troverà più... (colpi di tosse) gli ostacoli ehm... ehm di cui sopra... a capo... nonostante.

gloria   (entra e ferma l'apparecchio. Sospira) Ah... (guarda il fattorino Menti che aspetta seduto) Scusi, lei allora ha deciso di aspettare?

menti    Aspetto, aspetto, ormai come si dice non ho fretta...

gloria   Ma lei ha un appuntamento? Non sappiamo neanche se sia tornato da Roma, l'ingegnere Corte.

menti    No, non ho appuntamenti... Io non ne ho bisogno, creda...

voce del magnetofono...no no rettifico... ferma restando la clausola del paragrafo... (Il telefono suona.)

gloria   (ferma il magnetofono e risponde al telefono) Sì, qui Immobiliare Corte & Dell. No, non c'è... Sì, lo aspettiamo... Sì, questa mattina... Chi parla? Sì, sì, prego...

donna sconosciuta(entra silenziosamente e si ferma sulla so­glia. Gloria, Menti e Gobbi si voltano a guardarla).

gloria  Perdoni, lei desidera?

donna    Non c'è a quanto pare... Non è tornato ancora...

gloria  Chi? L'ingegnere Corte infatti...

donna   Oh, non importa, poco male... C'è tempo... non man­cheranno le occasioni...

gloria  Scusi, chi devo dire?

donna   Ci mancherebbe altro!  (Esce ridendo.)

gobbi    (a Menti)    E chi è questa mattoide?

menti    Mai vista... Sarà una delle solite, per qualche sotto­scrizione...

gobbi    Che voleva dire con quel "ci mancherebbe altro"?... Non mi piace niente quella tipa, proprio niente...

portiere(entra col berretto in mano) Scusi, sono il portiere... Solo per regolarità... È venuta qui una signorina, una donna vestita come... come una suora...?

gobbi    Entrata, uscita... Come un fantasma.

portiere    Già andata via? Ma io non l'ho vista uscire!

gobbi    Sarà ancora sulle scale... Perché? È una ladra? Lo di­cevo che non mi piace niente...

portiere    È la prima volta che la vedo. Ma una seconda...

corte    (entra come un turbine. Tutti si alzano, il portiere se ne va, e compare subito Spanna) Salve, salve. (Guarda l'orolo­gio) Più di un'ora di ritardo, salve Gobbi. (A Gloria) La segre­taria nuova?

gloria  Dall'altro ieri.

spanna  Lei sa, ingegnere, che la signorina Adele...

corte    Sì, me lo ha già spiegato ieri per telefono... (vede Menti) Ciao, Luigi... In partenza? (Passa nel suo ufficio senza attende­re risposta) Luigi, entra entra... (estrae carte dalla busta da viaggio) In partenza, allora... beato te che te ne vai a riposa­re... (Gli altri lo seguono nello studio.)

menti    Riposare!?... Non ce la facevo più, mi creda. Queste gambe!

corte    Riposo ti ci vuole... col riposo... Qui invece siamo sem­pre a pieno regime... Signorina, lei come si chiama?

gloria  Gloria... Gloria Bertinelli.

corte    (sovrappensiero)    Dica, signorina, ha telefonato la Sten?

gloria   Non mi risulta. Ha chiamato un certo... (guarda su un notes) Un certo Lavitta.

corte    Perdio si è fatto vivo! Se ritelefonasse prenda nota, gli dica che sarei disposto, sulla base della sua prima offerta, sua prima offerta. (Colpi di tosse) Non occorre altro, poi telefoni a Gerani.

gloria  Geroni?

corte    Già, lei non può sapere. (Si passa una mano sulla fron­te) Che volevo dire? Ah, Geroni, benissimo, al Municipio, uf­ficio tecnico, mi fissi un appuntamento per domani, gli dica che è per la faccenda del cantiere... Ma non oltre domani... Poi avverta a casa mia che son tornato.

gloria  La signora?

corte    Se c'è, mia moglie... Ma basta che avverta... qualcuno ci sarà bene in casa... Lei, Gobbi, viene da Bologna?

gobbi    Da Bologna, sicuro. E non si è combinato ancora nien­te... Hanno paura di decidere, ogni giorno ne inventano una nuova, specialmente il Soffientini... Vorrebbe rimandare...

corte    Rimandare, bella idea!... Oh, ma si domeranno... E il tubo Maxim?

gobbi    Stanno impiantandolo... Ma da due giorni sono fermi per le piogge.

corte    Signorina,   allora  prenda  nota:   mi   ricordi  domattina per prima cosa di parlare con la Banca... Poi cerchi di pescare Vidussoni, forse oggi è al consorzio... spanna    Scusi, signore, ma da due ore chiamano da Zurigo... fanno urgenza per una risposta...

corte    (si passa una mano sulla fronte)    Già, Zurigo...

menti    Io, allora, ingegnere...

corte    Aspetta, aspetta... Mi diceva, Spanna?

spanna  Fanno una specie di ultimatum, ecco... Se ho ben ca­pito, la situazione è questa... Lei sa le nuove condizioni... Ora che nel gruppo è entrata anche la Flanigan... Si sentono più forti...

corte    Hanno approfittato che io non c'ero... Li conosco!

spannaMa accettare adesso è assurdo... con quei prezzi non ci stiamo dentro... Vogliono metterci alla porta con le belle maniere... E a quanto pare...

corte    (distratto) Metterci alla porta?... Già... quello che si di­ce un colpo gobbo.

la voce(giunge da lontano, sembra una donna che vocifera con-fuse frasi, con l'enfasi di un quaresimalista).

corte    (ascolta)    Che cos'è?

spanna  Come?

corte    Non sente? Chi grida di là?

spanna  Non sento niente.

corte    Come non sente? (Ascolta ma la voce è scomparsa) E allora?

spanna  Qualcosa bisogna pur rispondere.

menti    Io allora... forse qui disturbo... io, come si dice, andrei, ingegnere...

corte    (gli fa cenno di aspettare. Cammina in su e in giù) Be­ne, sa che cosa noi facciamo... noi facciamo... sa che cosa?

spannaUna proroga? Pensavo anch'io a una proroga, ma quelli...

corte    Macché proroga d'Egitto... Telefoni, anzi telegrafi che fa più effetto...

spanna  Un no secco?

corte    Io accetto... ehm ehm... Senza riserve anche... E aggiun­ga:  auguri per il comune lavoro...

spannaMi permetta, ingegnere... io non capisco... è assurdo... ci mettiamo il laccio al collo... Non possiamo sostenere...

corte    Lo so, lo so... Ma mi dica un poco... Se lei fosse al loro posto, poniamo, e ricevesse il telegramma... per esempio che cosa penserebbe?

spannaPer essere sincero... penserei che il grande Corte... sia diventato matto. (Ride sforzato.)

corte    No no, per ora no... Una certa paura la conservano an­cora per il sottoscritto... Ci provi, su, ci provi, Spanna, sa che cosa penseranno i nostri cari amici di Zurigo?

spanna  Giuro che non capisco...

corte    Visto che non sono ancora rimbambito... gli resta un'i­potesi soltanto... Io accetto, penseranno, perché posso tenere i prezzi bassi... e se tengo i prezzi bassi, è perché, perché... ha capito adesso, Spanna?

spanna  Beh, proprio non saprei...

corte    Perché abbiamo trovato altro petrolio! Questo conclu­deranno i cari amici! È il loro chiodo, l'unica cosa di cui ab­biano paura.

spanna  Si pentiranno, dice? Faranno macchina indietro?

corte    Si pentiranno? (Ride) Beh, qui c'è troppa gente, no?... Caro Gobbi, non voglio trattenerla... Torni questo pomerig­gio... E tu Luigi, anche tu se ci tieni a andare... Beato te che vai a fare il signore... Ma vieni qualche volta a salutarmi... Arrivederci. (Li congeda) Lei, signorina... Se avrò bisogno poi la chiamo... (Gloria esce) Oh bene. (A Spanna, con aria di mistero) E allora, sa che cosa faranno?

spanna  Non ci arrivo.

corte    Sul serio non riesce a indovinare?

spanna No.

corte    Si getteranno come lupi sulle nostre azioni che non valgono una sverza... Gli daranno la caccia, capisce?... E io gliele rifilerò col contagocce... Un lavoretto coscienzioso... (Ri­de) ...Così io realizzo... e alla fine, a loro resterà in mano car­ta straccia... Perché? Non è persuaso, caro Spanna? Mi guarda in un certo modo...

spannaBuono, buono... Elegante!... Eh, geniale, direi!... Do­vrebbe funzionare!

corte    Altroché se funzionerà!

spanna  E se?...

corte    Se cosa?

spannaSe invece quelli non fiatassero? Se le nostre azioni non le cercassero neppure? Se preferissero...

corte    (ode di nuovo la voce) Ma... chi c'è di là? Chi grida? Cos'è questa litania? (A Spanna che sembra stupito) Lei non sente?

spanna  Non sento niente.

corte    (mentre la voce dilegua) Mi pareva... mi pareva pro­prio... che curioso!...

gloria   (compare con un notes da stenografia)    Mi ha chiamata?

corte    (si passa la mano sulla fronte) Io?... No, no... Ma lei come si chiama, signorina?

gloria  Gloria Bertinelli.

corte    Gloria!... Che nome... che nome grosso per una cosa così piccola... oh, bisogna che mi abitui a questo nome, Gloria. (Riprendendosi) No, non ho chiamato. (Gloria esce.)

spanna(dopo un lungo silenzio)    Telegrafiamo allora?

corte    (ode la voce) Senta, Spanna, per caso... in questa casa... non c'è per caso qualche scuola?

spanna  Scuola? Qui? Che io sappia almeno...

corte    A volte ci sono delle maestre che parlano... come se pre­dicassero... come i preti... Non c'è una scuola qui?

spanna(tace e poi)    Telegrafiamo?

corte    (riprendendosi) Per la malora se telegrafiamo! Non per­dere un minuto! lo voglio divertirmi... Vedrà, lei non ci cre­de, Spanna...

spanna  Ma no, solo che io...

corte    Lei non ci crede, eppure, vedrà, caro il mio Spanna, se il mio calcolo si sbaglia... Mi mangio un mulo vivo, io se... Compreranno, perdio se compreranno, se ne ingozzeranno fino al collo! Compreranno, vedrà... io non... (Ode la voce) Che fastidio questa scocciatrice... Non si può farla smettere?

spanna  Ingegnere, abbia pazienza, io non capisco...

corte    Allora vuol dire che lei è proprio sordo... Lei, caro Span­na, oggi è giù di corda... Lei è sfiduciato, lei non sente niente, lei non crede, lei non...

spanna  Rischiamo forte, questo vorrei dire!

corte    Altro che forte!... (Ride) Ma vedrà se compreranno!

QUADRO II

Sala di soggiorno e salotto studio in casa Corte. Il soggiorno ha tre porte. Una dà nel salotto studio, l'altra sull'anticamera, la ter­za in guardaroba. Il telefono è nel salotto studio. Pomeriggio i-noltrato, luci elettriche accese. Buio nel salotto studio. All'aprir­si del sipario, la mamma di Corte e il medico di famiglia dottor Malvezzi stanno sedendosi nella sala di soggiorno.

mammaQui, si accomodi qui, dottor Malvezzi, qui potremo chiacchierare tranquilli aspettando che torni il mio Nanni.

malvezzi    Grazie. C'è un bel fresco, qui.

mammaMa sa, caro dottore, che la trovo ringiovanito dall'ul­tima volta?

malvezziSfido... Lei, signora, vede stasera qui presente un uo­mo felice... Un bel fenomeno, eh?

mamma  Beato lei... E a che cosa...?

malvezziDomattina torna mia figlia dall'America in aereo... Dopo quattro anni. Non le pare abbastanza? Coi due bambini che non ho ancora avuto il bene di vedere... Nonno! Da do­mattina mi sentirò nonno sul serio... Non perché sono del mio sangue, ma guardi, guardi. (Estraendo dal portafogli delle foto) Non sono due delizie, due angioletti?

mamma(con falso interesse) Che belli, che bellini... che teso­ri... e quanti anni ha il più grandicello?

malvezzi    Due anni quasi.

mamma          E diranno mamma in inglese, immagino.

malvezziAh, ah... E me... come mi chiameranno? Grand-fa-ther?... Come mi chiameranno?

mamm     E lei naturalmente andrà all'aeroporto a prenderli?

malvezziMe lo domanda? Me lo domanda? Ah, signora, si­gnora!

mamma(con mal repressa inquietudine)    Dottor Malvezzi...

malvezziPurché il viaggio in aereo non li faccia star male i due fantolini, pensi (guarda l'orologio), pensi a quest'ora sono sull'Atlantico... sospesi in aria e, sotto, le onde nere. Non sem­bra quasi una favola?

mamma(pressante)    Dottor Malvezzi, dovrei dirle una cosa.

malvezzi(sempre sorridendo) Ah già, mi perdoni... ma con­fesso di essere un po' via con la testa, oggi... e lei mi ha chia­mato per parlarmi, per parlare col vecchio medico, immagino, non è così?... Ma il medico oggi è peggio di un bambino e con­tinua a parlare di sé, delle sue cose, della sua felicità e lei po­vera signora lo sta ad ascoltare e lui parla parla e lei non riesce a dirgli questa cosa... Mi perdoni, cara amica, mi per­doni, ora la ascolto, mi dica, c'è qualche cosa che non va?

mamma  Si tratta di Giovanni.

malvezzi    Non sta bene?

corte    (a Malvezzi)    Tua figlia torna dall'America?

malvezziProprio così... dopo quattro anni... con i bambini... sarò nonno sul serio, finalmente.

mammaNanni, già che c'è Malvezzi, perché non ne approfitti per farti dare un'occhiatina? Gli ho raccontato, sai, di quella voce...

corte    Che voce?

mamma    Quella che dicevi di sentire e non capivi cosa fosse.

corte    (seccato) Che ti è saltato in mente di parlarne? Lo vedi come sei, non ti si può dire niente che tu subito ne fai una tra­gedia, un'altra volta terrò la bocca sigillata, ecco (suona il te­lefono in studio) ...Ma non, senti il telefono? (Si alza impa­ziente) Perdio, di là non c'è nessuno che risponda? (Fa per andare a rispondere, quando dallo studio entra la cameriera) Chiamano me?

cameriera    No, ingegnere, cercavano della signora Anita.

malvezziNon prendertela, Corte... Tua mamma non ha fatto proprio nessuna tragedia... anzi.

corte    Come sarebbe a dire, anzi? Perché? Tu pensi forse... Ma non sentite che corrente? Chi ha aperto di là?

mamma  Io non sento correnti. E poi... se è tutto chiuso!

corte    Qualcuno, garantito, ha lasciato aperta la porta delle scale...

mammaTi dico che è impossibile! (Fa per alzarsi, Malvezzi la previene.)

malvezzi(rientrando)    Ecco fatto.

mamma  Era chiusa, no?

malvezzi    No no, per dir la verità era aperta.

corte    Hai visto? Già che, che... Infatti adesso non c'è più corrente.

mamma(senza dare importanza) Sarà stata la Lucia quando ti ha aperto poco fa, la Lucia è stata, di sicuro...

corte    Non mi ha aperto mica la Lucia. Sono entrato con la chiave. Sono entrato e poi ho chiuso, sono sicurissimo.

mammaBasta con questa storia della porta, Nanni... quando ti metti non la finisci più... qualcuno l'ha dimenticata aperta... e adesso è chiusa.

malvezziAllora, Corte, perché non vuoi spiegarmi bene co­me sono questi tuoi disturbi?

corte    Disturbi? Che disturbi?

malvezziPer carità, se tu non vuoi!... Stasera io sono qui come semplice amico... Non insisto... Ma tua mamma mi diceva che tu senti una voce...

corte    Che voce!... È la mamma... bisogna non dirle niente... Una stupidaggine... Ogni tanto, ecco...

malvezzi    Dimmi, dimmi.

corte    Niente, ogni tanto, mi pareva di sentire una donna che parlava (colpi di tosse) ...e qualche volta mi chiamava.

malvezzi    Ti chiamava per nome?

corte    Non so come mi chiamava... Era come se... (Entrano la moglie Anita e la figlia Bianca.)

moglie  Ciao, ciao, buonasera Malvezzi. Come sta?

figlia    Buongiorno, salve a tutti.

malvezzi    Non c'è male, grazie. Buonasera, Bianca.

moglie  Giovanni, senti, per sabato tienti libero, ti prego.

corte    Perché? Sabato, io...

moglieSiamo invitati al Dosso, dai Sergio-Giovanni, per il week-end... Tutti e due con la Bianca... Lo sai che ci tenevo.

corte    Ma io... sabato dici?... Ho paura che sarò...

moglieGiovanni, non dirmi di no almeno stavolta!... Se sta­volta non andiamo!... È la stagione al Dosso, deve essere bel­lissimo.

figlia    Papà, sii buono, per un giorno manda gli affari a farsi benedire. (Il telefono suona.)

corte    (balza in piedi e corre a rispondere in studio dove ac­cende una lampada da tavolo) Sì, sì, buongiorno Spanna... Come? Come? Niente ancora?... Ma non ci penso neanche... No, no... Si muoveranno, vedrà se si muoveranno... Beh, si ca­pisce! Alle undici?... Nel caso, telefoni... Sì, io sono in casa... Non importa... No, no assolutamente... Beh, arrivederci allora (riattacca nervoso e ritorna nella sala di soggiorno).

mamma  Qualche brutta novità?

corte    No, no. Aspettavo una notizia e ancora niente. (Tra sé) Io non capisco, possibile che...?

malvezzi    Insomma, caro Corte, non vuoi proprio spiegarmi che cos'era quella voce?

moglie    Che voce?

corte    Niente niente... Te l'ho pur detto... Mi pareva di senti­re una voce di donna... Ma da una settimana...

moglie  Da una settimana cosa?

corte    Da una settimana non la sento più.

moglie  Una voce di donna? E che significa?

corte    (ride)    Saperlo!... Ma adesso se n'è andata.

moglieChe casinisti voi uomini... Anche a me capita... Delle volte quando sono stanca... come uno che parli nell'orecchie...

malvezziSai che cos'è? Stanchezza! Tu ti affatichi troppo... Poi i nervi non reggono... Gli affari! gli affari! A un certo pun­to bisogna pensare alla salute! Tu avresti necessità...

corte    La vecchia storia... Necessità di riposarmi, no?

malvezziOh con te è parlare con il muro. (Suona il campa­nello della porta.)

corte    (con apprensione)    Chi è? Chi è?

mammaChi sarà a quest'ora? (Aspetta qualche istante) Lucia, Lucia!

lucia     (entrando)    Signora, mi ha chiamato?

mamma  Chi ha suonato alla porta?

lucia     Non c'era nessuno... qualcuno si è sbagliato, io non so, signora... Signora... sarebbe già pronto in tavola.

figlia    Che ora è?

lucia    Le otto e mezza passate.

moglie  Mio Dio, già le otto e mezza... Andiamo, su andiamo a tavola che dopo pranzo...

corte    Esci anche stasera?

moglie  No no, ma forse vengono i Gentilini... li conosci i Gentilini?... (Avviandosi alla porta dell'anticamera) Prego, dottor Malvezzi. (Escono.)

figlia    (si avvicina a Corte, trattenendolo) Senti, papà, ma cosa ti è venuto in testa di chiamare il Malvezzi come medico? Di una stupidaggine qualsiasi Malvezzi fa immediatamente!

corte    Tu sei matta; non mi sognavo neanche, è stata la mam­ma che è una allarmista tale, tu lo sai, una tale allarmista...

figlia           Papà, perché non lasci che ti veda il professor Claretta?

corte    E chi è Claretta?

figlia    Come? Ma è il primario della clinica Saledo... Dove io vado a scuola d'infermiera... È famoso in tutta Europa...

corte    Il direttore della clinica?

figlia    Oh no. Direttore generale è Schroeder, ma quello! Quel­lo non si muoverebbe neanche per visitare il Papa! Anche per noi che ci siamo dentro, è una specie... una specie di mezzo dio... noi stesse non lo vediamo quasi mai... Claretta invece, tu sapessi come è simpatico e alla mano...

moglie(dall'altra stanza) Su, Giovanni... Bianca! Su, vi deci­dete? Cosa state lì adesso a complottare?

figlia    Veniamo! veniamo! (A Corte) ...E allora vuoi che glie­ne parli?

corte    Ma no, ma no... Se sto benissimo... diventa una fissazio­ne adesso... ho altro per la testa io in questi giorni... altro che la voce fantasma... E poi è un pezzo che non la sento più... Su, Bianca, andiamo... C'è Malvezzi, una bella villania... E non pensarci più, ti prego... io di salute sto benissimo... e anche la voce è un pezzo che... (Affiora la voce lontana.)

figlia(uscendo)    Beh, meglio così, ma...

corteVa', va', scusa un momento, ho... (La figlia è uscita, lui torna indietro un passo e ascolta, la voce va e viene, lui si passa una mano sulla fronte.)

moglie(dal tinello) Giovanni, ma si può sapere che cosa dia­volo ti sei messo a fare?

corteMa niente!... Vengo subito! (Tende ancora le orecchie, la voce dilegua, lui si passa ancora la mano sulla fronte.)

QUADRO III

Come nel quadro precedente, in più la vista del guardaroba, do­ve c'è un grande armadio. È mattina.

corte    (in vestaglia, sta parlando al telefono nello studio) Por­ca miseria... ma è possibile che non facciano niente, proprio niente né in un senso né nell'altro?... Lei sa, Spanna, se il Fleissenberg ieri era ancora a Zurigo?... Proprio sicuro?... Beh, allora non capisco. Sì... Sì... certo... può darsi, può darsi... Cosa vuole che le dica? Avrà ragione lei, eppure io non ho per­duto la speranza... Sì, grazie... Sì, sì, uscirò tra una mezz'ora... Sì, sì, mi telefoni appena sa qualche cosa, sì grazie... Arrive­derci... (mette giù la cornetta e consulta delle carte) E adesso... Intendenza di Finanza... avvocato Salvioli... Municipio... la Sarodan... accidenti quante rogne.

figlia    (entrando, vivamente)    Ciao paparino, come va?

corte    Come mai così mattiniera?... Cascata giù dal letto?

figlia    Ho il mio turno alla scuola infermiere... (abbraccia Cor­te) Senti papà, non dirmi di no, ti prego...

corte    No di che cosa? Se non so neanche...

figlia           Tu promettimi... e poi io ti dico.

corte    Che bambocciate! (Torna alle sue carte.)

figlia           Prometti sì o no?

corte    E va beh... prometto prometto.

figlia    (parlando rapidissimamente) Senti, papà, adesso passa a prendermi il professor Claretta, fammi il piacere papà, lascia che lui salga e ti dia un'occhiata, non più di dieci minuti.

corte    Come? come?... Non ho capito una parola.

figlia    Ho detto che a momenti passa a prendermi il professor Claretta e tu, papà, dovresti approfittarne... dieci minuti... lui sale e ti dà un'occhiata... gli ho già spiegato... non ti faccio perder tempo... parola che non ti porto via più di dieci minuti.

corte    Oh quante storie... maledetta la volta che mi è venuto in mente di parlarvi... voi donne siete straordinarie per fare di una mosca un elefante!... Io ho fretta... proprio stamattina che da un...

figlia    Dieci minuti, papà, sii compiacente... Vedrai Claretta come è simpatico... dovrebbe essere già qui... (campanello) ...eccolo eccolo! (Si precipita in anticamera.)

corte    È  lui?

figlia    (attraversando la sala di soggiorno)    Sì, sì, è il professore.

corte    Fallo accomodare di là allora.

claretta(entrando gioviale) Buongiorno, signorina, sono stato di parola, eh? (Guarda l'orologio traendolo dal taschino del panciotto, scuote il capo, si guarda intorno, estrae e guarda di nuovo l'orologio) E dov'è... dov'è il nostro malatino?

figlia    (ossequiosa) Si accomodi, prego, professore. (Va alla porta dello studio) Papà, il professor Claretta è qui.

corte    (sottovoce) Anche tu hai avuto una bella idea!... Io li odio questi sotterfugi, li detesto!

figlia    (supplichevole) Oh papà, non arrabbiarti adesso. Vuoi farmi fare una figura?

corte    Purché si sbrighi. (Entra nella sala di soggiorno) Buon­giorno, professore, mia figlia...

clarettaIngegnere, buongiorno, (stringe la mano) bravo... bravo... ho molto piacere di conoscerla... (Lo guarda fisso spo­standosi da un lato) Sua figlia mi ha accennato... (Corte fa per sedersi) No, no, prego, stia in piedi... bravo, così... mi ha ac­cennato a una voce che lei sente, vero?

corte    Ma, a dir la verità, io non...

clarettaPrego, ingegnere, è meglio che lei non parli per ades­so... una voce di donna, vero?... eh eh... Ecco, per favore. (Ca­va di tasca una minuscola lampadina elettrica, la accende e la fa passare ripetutamente dinanzi agli occhi dì Corte) No, no, non chiuda gli occhi, guardi bene in faccia a me così... da bravo... una donna che la chiama, vero?... (Assentendo a se stesso) Bene bene (con fare mondano)... sempre molto lavoro immagino, ingegnere... oh parli, parli pure.

corte    (freddo)    Già, molto lavoro.

claretta   E da quando... da quando è cominciato?

corte    Che cosa?

claretta   Quei fenomeni... la voce...

corte    Saranno circa quindici giorni...

clarettaQuindici giorni, vero? Eh eh... con fasi intermittenti, vero?

corte    Intermittenti?

claretta   Intendo: dei giorni più e dei giorni meno, vero?

corte    Sì, sì, ma confesso che non ci ho badato molto.

clarettaSi capisce... (a Bianca) Signorina, un fazzoletto grande...

figlia           Subito, professore... anche di seta?

clarettaNon ha importanza (Bianca esce)... e bravo il no­stro ingegnere. (Contemplandolo come un fenomeno) Quan­ti anni, prego?

corte    Quanti anni ho io?

claretta Già.

corte    Cinquantadue.

clarettaCinquantadue, vero?... Eh, capisco...

corte    Come?

claretta    Niente niente... e in passato... malattie?

corte    Grazie al cielo sempre stato bene.

clarettaMeglio così... meglio meglio, è sempre confortante che l'anamnesi risulti negativa... è un po' come quando si mangia su una tovaglia di bucato, eh eh. (Ride.)

figlia    (entrando con un jazzolettone in mano) Va bene que­sto?

clarettaPerfetto... Ingegnere, ora permetta... (gli benda gli occhi) Mi dispiace di disturbarla... ma sarebbe necessario che lei ora... si mettesse... si mettesse per così dire a ginocchioni.

corte    Per terra?

clarettaPer terra, vero?... È la faccenda di un momento. (Guidandolo con le mani lo fa mettere a quattro gambe) Sì, sì, così... ecco... perfetto... e adesso avanzi verso la porta, prego...

corte    A ginocchioni?

clarettaCosì, così... faccia pure con calma, vero?... Bene beeene (seguendo i movimenti di Corte)... alt! E adesso... ades­so torni indietro... senza voltarsi vero? Senza voltarsi... nella stessa direzione... sì, sì, perfettamente... alt... Ingegnere, abbia pazienza... e adesso ancora avanti verso la porta esattamente come prima... Bene, perfetto!... Bravo, bravissimo! (Tra sé) Eh, eh, molto interessante.

mamma(entrando si ferma stupefatta sulla soglia) Ma che fai Nanni là per terra? (Vede Claretta) Ah, scusi... io sono la mamma...

figlia    (presentando) Il professor Claretta... mia nonna.

clarettaFelicissimo, signora... Non si impressioni... Era un modesto esperimento, vero? eh eh... (il telefono in studio suo­na e subito Corte si toglie la benda e si rialza) ...Sì, sì, inge­gnere, basta così, si alzi pure. (Corte senza rispondere corre allo studio per rispondere al telefono.)

Da questo momento il dialogo nella sala di soggiorno e la voce di Corte al telefono si intrecceranno a contrappunto.

corte    (parlando al telefono) Sì sì, è lei Spanna?... Sì sì, aspet­ti che prendo una matita... Sì sì (agitatissimo), centosette, cen-todieci, sì sì, bene...

mamma  (appena il figlio è uscito prende Claretta per un braccio)    Professore, mi ascolti... non so che cosa sia... ma è di là, lo so... l'ho vista.

claretta    Chi, signora?

mamma  È di là, ogni tanto sparisce... ma di sera torna.

claretta    Ma chi? Io non capisco.

corte    (al telefono) Sì, sì... aspetto... centoquindici dice?... Spanna... 115?... Andiamo bene no? È già un sintomo... come? come?... 140? Magnifico!... Aspetti che prendo nota... avanti avanti pure...

mammaChe non mi senta. (Facendo cenno allo studio) Io so­no vecchia, professore... io non sono colta, la vita però la co­nosco... ascolti, professore... (fa segno alla porta del guardaro­ba) Non so chi sia, non so che nome porta, ma è di là.

corte    (al telefono)    160? Uno sei zero?... Uno sei quattro?

mammaSperavo, speravo quando l'ho sentita venire per la prima volta, speravo che fosse per me, capisce?... O almeno per... per qualcun altro. Oh, è orribile dover pensare a certe cose... e invece era per lui.

clarettaMa chi?... Non sarà uno spettro per caso. (Sorri­dendo) Vero?

mamma  Non so... ma è di là nascosta.

claretta    Ah, una donna, vero?

mamma  Deve essere una donna... la stessa che lo chiama...

corte    (al telefono)    210... perdio che salto... ha visto, Spanna?

claretta(alla mamma)    E lei l'ha vista? Sa dov'è nascosta?

mamma  Non ho il coraggio di guardare, non ho il coraggio...

corte    (al telefono) Forza, io sono qui che ascolto... ancora? 280? 282?... 300?... 295?... Eh, basterebbe...

claretta(sempre sorridente) Ma era la prima cosa da fare, la primissima... controllare de visu... la prima cosa quando si hanno queste... queste paure insomma... è così semplice...

corte    (al telefono)    310?... Ripeta per favore...

mamma(a Claretta) Lei non mi crede, professore, lei pensa che sia un'esaltazione...

clarettaNo no, signora, assolutamente... e, perdoni, dove si troverebbe?

mamma    Di là, credo, in guardaroba.

corte    (al telefono) 330... mi ascolti bene, adesso Spanna... a 350 molli pure... sì, sì, tutte... tutte... tutte quante... sì, sì...

claretta(avviandosi alla porta del guardaroba) Signora, è così semplice, basta guardare... (apre la porta, la mamma lo segue con riluttanza fino sulla soglia)... ecco... ecco fatto... non c'è nessuno... Signora, persuasa che non c'è anima viva?

mamma(dalla soglia)    È lì, è lì...

corte    (al telefono) 340?... Meglio di così!... 360?... Sì, sì, co­me le ho detto... molli tutto il pacchetto!... Sì, sì, arrivederci... mi tratterrò dieci minuti ancora... sì, sì, arrivederci... (attacca e si mette a riordinare i foglietti scritti) È andata! (Accende una sigaretta e poi passa nella sala di soggiorno)

mamma  È lì, è lì...

clarettaMa dove? Nell'armadio? E si apra l'armadio! Ec­co... È così semplice... (spalanca: c'è dentro una donna vestita di scuro che lavora, o cuce con estrema rapidità, con movi­mento delle mani frenetico e regolarissimo) Ecco fatto... Vuo­to!... Rigorosamente vuoto!... Vuotissimo, signora!... Venga, venga anche lei a vedere... signorina Bianca, venga anche lei.

mamma(senza muoversi)    No, Bianca, no, ti prego.

corte    (entra nella sala di soggiorno, la mamma e la figlia gli vengono incontro, con l'imbarazzo di chi è colto in flagrante) Mamma, era Spanna... un colpo formidabile!... Ma che fa di là il professore?

mamma  Niente... gli facevo vedere la casa... Professore!

claretta(rientra dal guardaroba sorridendo) Bene, bene... ah eccoci, ingegnere... complimenti... Lei ha una casa magnifica... una casa di gusto raffinato... (guarda l'orologio) Perbacco, abbiamo fatto tardi... in quanto a noi, ingegnere... (ammicca furbescamente).

corte    (euforico)    Dica, dica, professore.

clarettaIn quanto a noi, mi dispiace di dover interrompere una simpatica conversazione... purtroppo è tardi.

corte    Vedi, mamma, che erano tue idee?... Che non ho niente?

claretta(gaiamente) Beh, forse non ho detto proprio questo, vero?

corte    Perché? Mi ha trovato qualche cosa?

claretta(battendogli su una spalla) No no, nulla che possa impensierire... (guarda l'orologio)... anzi, quasi nulla... una sin­drome, se mai, delle più banali... Comunque, se io fossi in lei... Ma perché, ingegnere, non facciamo una bella ispezione generale?

corte(di ottimo umore)    Una ispezione come?

clarettaTutti dovremmo farla, ogni due o tre anni, anche se si sta bene... un esame generale... radiografìe, sangue, elettro­cardiogramma eccetera... un'abitudine utilissima, utilissima... Ma a parte questo, a parte questo, perché, mettiamo, uno di questi giorni non viene a farci una visitina in clinica? Scom­metto che un uomo d'azione come lei non ha mai visto una clinica moderna. O sbaglio?

corte(sorridendo)    Esatto, esatto.

clarettaE allora? E allora perché non viene a visitarci?... Interessante, sa? Anche per una persona come lei, estrema­mente interessante... Perché non viene?

corteEh, magari, un giorno o l'altro... Ma mi dica professore, lei pensa che io abbia...

claretta(ride rassicurante battendogli una mano sulla spalla) Venga a trovarci... un giorno che la sua figliola ha il turno di infermiera, per esempio... Signorina, quando ha il turno prossimo?

figlia           Domani pomeriggio.

corte    Domani! Domani io non posso... domani io parto per Trieste.

clarettaAh questi grandi uomini d'affari! E non pensi a Trieste! Domani poi c'è Schroeder... il professor Schroeder... lei avrebbe l'opportunità di conoscerlo, vero?... Mi creda, è un uomo singolare...

corte    E come faccio? A Trieste mi aspettano. (Con un dub­bio) O lei pensa che sia urgente?

clarettaNo no, per carità... Ma io ci tengo, ci tengo a una sua visita, ingegnere.

corte    Grazie... Le prometto... verrò uno di questi giorni.

clarettaCose che si dicono!

corte    No no, verrò sul serio... le prometto... se dovessi an­darci da malato allora no, confesso non ci verrei con entu­siasmo... ma venirci en torniste è un'altra cosa. Ci verrò molto volentieri.

claretta(ridendo apertamente) En touriste, ah questa è buo­na!

corte    (ride un po' sforzato).

claretta    En touriste! Magnifica! Lei è un uomo spiritoso!

QUADRO IV

Camera da letto di Corte. Corte è in letto addormentato. Piccola lampadina accesa sul comodino da notte.

corte    (svegliato da un discreto busso alla porta)    Chi è?

malvezzi(socchiudendo la porta ed entrando in punta di piedi) Sono Malvezzi... Ho visto dalla fessura che avevi la luce an­cora accesa, volevo salutarti, visto che sei ancora sveglio.

corte    Avanti, avanti!... Scusa se vi ho piantato a una certa ora, ma ero stanco... Avete finito la canasta?... Ma che ora ave­te fatto?

malvezziAhimè, quasi le due... Ma tu hai sonno... buona-notte.

corte    Buonanotte. (Malvezzi sta per uscire) Malvezzi, Malvez­zi! (Il dottore si ferma sulla soglia) Bianca ti ha detto di Cla­retta?

malvezzi  No, non so niente. Che è successo?

corte    La Bianca ha fatto tanto che lui mi ha visitato.

malvezzi  Quando?

corte    Stamattina.

malvezzi(vagamente risentito)    E beh?

corte    Sai? Sempre per quella faccenda della voce.

malvezzi  E allora?

corte    E allora niente. Non ha trovato niente, dice.

malvezziChe ti avevo detto io? Beh... buonanotte. (Fa per uscire.)

corte    Malvezzi!

malvezzi(fermandosi di nuovo)    Cosa' c'è?

corte    Mi ha detto che farei bene a farmi fare tutti gli esami, dice che tutti dovrebbero... e mi ha invitato a visitare la sua clinica... simpatico però.

malvezzi(dopo un silenzio)    Io ci penserei prima d'andarci.

corte    Perché? Per dare un'occhiata!

malvezzi  Fa' come vuoi, ma io ci penserei...

corte    Cosa vuoi che mi facciano? Quand'anche...

malvezziAttento, Corte, tu sei padrone di far ciò che vuoi, però sta' attento, quelle cliniche sono come delle grandi mac­chine a ingranaggi, se ti lasci prender dentro...

corte    (sorride)    Gelosia di mestiere?

malvezzi  Gelosia, può darsi... però io ci andrei molto cauto...

corte    Sta' tranquillo, Malvezzi, anche se ci vado non mi man­geranno mica.

malvezzi(ridendo) No, no... anzi... Beh... di nuovo buona­notte.

corte    Buonanotte! (Appena l'amico è uscito spegne la lampadi­na e resta buio. La parete di fondo però rimarrà debolmente illuminata di una luce azzurra o di altro colore, così da for­mare uno schermo sul quale compariranno, spettrali, le sago­me di tutti i personaggi precedenti, i familiari di Corte, la se­gretaria, Claretta, Malvezzi, eccetera; e tutti questi intrecce­ranno un fitto dialogo con progressione di ritmo come avviene negli incubi. Le singole frasi possono essere pronunciate dal­l'uno o dall'altro indifferentemente. Ci sarà anche la donna mi­steriosa dell'armadio che ogni tanto manderà delle piccole ri­satine secche. E alla fine comparirà, sopra tutti, la figura di Schroeder. Ovvio che in tutta questa scena grande è la liber­tà del regista.)

voci delle ombre    « Ehi!  Ehi!  Pss! » (Una prima ombra fa segno di avvicinarsi a un'altra che compare subito, seguita in successione dalle altre.) « Che c'è? » « L'hai visto? » « Chi? Chi? » « Lui, no? »

« Perché? Sì, l'ho visto. »

« Sì, anch'io l'ho visto! »

« Anche lei? »

« Anche lei cosa? »

« Anche lei l'ha visto? »

« Sì, l'ho veduto anch'io. »

« Dite una cosa, avete notato che...? »

« Che cosa? »

« Eh, osservatelo, non è mica più come al solito! »

« Che cosa ha? »

« Non lo so, signora, vorrei bene saperlo. Certo è bizzarro. »

« Non sta bene? »

« Oh, io credo che stia bene! »

« Crede lei che stia bene? ah, ah! »

« Perché questa risata? Lei sa forse...? »

« Ah ah, lei crede che stia bene? »

« E che cosa avrebbe allora, secondo lei? »

« Sì, sì, ci dica, che cosa avrebbe... »

« Signori miei, si tratta di... »

« Di cosa? Di cosa? »

« Pare si tratti di melanomiasistinaffrstt. » (La voce si ingarbuglia.)

« Cosa? Cosa? »

« Melanomiasistinafrvv... vvv... vvv. » (La voce ancora si ingarbuglia.)

« Che parola, che terribile parola! »

« Melanomiastivv... vvv... vvv. »

« Che bella parola anche così incompleta! Bellissima! »

« E lui sa? »

« Lui dorme ancora, credo. »

« Eh eh, dunque è stato pizzicato? »

« Pizzicato, pizzicato! »

« Eh, eh, eh, eh! »

« Ma non mi pare che si renda conto di quello che gli sta capitando. »

« Come? »

« Dico che non mi pare che lui si renda conto di quello che gli sta capitando. »

« Si rende conto? Se dorme!... ah ah... »

« Per favore, lei che sa tutto, per favore vuol ripetermi quel nome? »

« Sembra, sembra trattarsi di... melanomiastenemm... mmm! »

« Che parola però... E ogni volta diventa più magnifica! »

corte    (uscendo un poco dal sonno)    Chi c'è, chi c'è? Che volete?

le ombre       (bisbigliando)    Non dorme più! Si è svegliato! Dio mio, ci avrà sentito!

corte(tra il sonno e la veglia)    Oh maledetti! Dove siete ades­so? (Ripiomba nel sonno.)

le ombre    « Ehi ehi! Pss! »

« Che c'è adesso? »

« Si è addormentato! »

« Che sospetti qualche cosa? »

« Impossibile, nessuno lo sa ancora! »

« Oh, che siamo mai noi uomini! »

« Già, che cosa siamo? »

« Argilla, argilla nelle mani del vasaio! »

« Ripeti, per favore, ripeti questo bellissimo paragone. »

« La domanda è: che cosa è l'uomo? Oppure: che cosa siamo

noi uomini? E la risposta? »

(Tutti) « Argilla, argilla nelle mani del vasaio! »

« E il fumo... »

« Che c'entra il fumo? »

« II fumo, dico, della fornace, sale per i secoli dei secoli! »

« Dei secoli! »

« Ma è terribile. Non possiamo fare qualcosa per lui? Prima che sulle sue palpebre si stenda l'ombra! »

« Si stenda l'ombra, oh si stenda! »

« Ascoltate. Che possiamo fare noi nel caso lui fosse stato chiamato? »

« Chiamato da chi? »

« Tu domandi " da chi " domandi, eh, eh, questa è grossa!...  Piuttosto dite, è ricco? »

« Sì, certo che è ricco. »

« Molto ricco? »

« Molto. »

« Dite:   è fortunato? »

« Sì, certo: è fortunato. Finora, ben si intende... »

« Eh, eh, eh! »

« Dite: è coraggioso? »

« Lo spero, ecco lo spero... »

« Oppure si perde facilmente d'animo? »

« No, signori, egli non abbandonerà il suo banco prima di es­sersi difeso. »

« Egli è paragonabile a un leone. »

« Un leone! Il leone si smarrì nella boscaglia, i parenti lo mandarono a cercare, il cercatore andò, tornò. Cercatore, non l'hai dunque trovato? Sì, sì, ho trovato uno straccetto, eccolo. E fece vedere uno straccetto. »

« Ridotto a uno straccetto! »

corte    (svegliandosi a mezzo)    Cos'è questo scherzo? Non l'ave­te ancora piantata?

un'ombra    Scherzo, signore, scherzo? Ma non è uno scherzo!

corte    E non potreste lasciarmi dormire?

le ombre« Ma naturalmente, tesoro! »

« Ma naturalmente, chéri... eh eh, naturalmente! »

corte    Cosa vorreste? Spaventarmi?... Siete dei porci!

le ombre    « Mi spiace, ingegnere, ma la sua descrizione non è esatta! »

« Tutt'altro che esatta! »

corte    Porci! Carogne della notte!

un'ombra    Ancora arrabbiato con noi? Perché?

corte    Mi fate ridere. Anche se ho qualcosa...

un'ombra    Sentitelo:  anche se...!

corte    Anche se ho qualche cosa, ci penserà il professor Schroeder!...

le ombre    « Oh, sentitelo:  anche se...! »

« Eh, eh, eh! »

« Tu allora corri!... Corri a chiamare il professor Schroeder! »

« Il professor Schroeder? »

« Sì sì sì. Schroeder! »

« Oh, è inutile. »

« Perché? »

« Egli è qui presente. » (Compare l'ombra di Schroeder.)

« Buongiorno, professore, riverito. »

l'ombra di schroeder    Salve ragazzi!

corte    (mezzo addormentato)    Io, io non capisco!

schroeder    Non ti chiedo di capire!

le ombre    « Hai sentito? Mica scherza il professore! »

« Eh eh eh! »

schroeder    Rispondi, ti dico. Sei stato chiamato o no?

corte    Io... io...

schroeder    Giovanni Corte! Sei stato chiamato o no? Ri­spondi!

corte    Professore, io non capisco...

schroeder    Io non ti chiedo di capire.

l'ombra della moglieAnima mia, sii buono! Rispondi al pro­fessore!

l'ombra della mamma    Sì, tesoro, rispondi, ti prego...

corte    Oh sei tu, mamma? Sei tu? Dimmi: che cosa significa?

le ombreProfessore, hai sentito? Vuol sapere che cosa si­gnifica? Perché non glielo dici?

schroeder    Ehm, ehm, devo dirglielo?

le ombreSì, sì, professore... diglielo bene tu che sai il nome completo!

schroeder    Ma devo dirglielo completo?

le ombre    Sì sì, professore, è così bello!

schroeder    Beh... senti allora... dico a te... si tratta, si tratta...

le ombre(incitandolo)    Sì... sì... professore, dillo bene!

schroeder    Si tratta di melanomia...

le ombre(ripetendo insieme)    Melanomia...

schroeder    ...mia sterionecroma!

le ombre    Ah, che formidabile parola! Che splendore!

schroeder(solennemente)    Melanomiasterionecroma!

corte    (alzandosi a sedere sul letto)    Via! Via!

una voce lontana(mentre le ombre si dissolvono) ...e il fu­mo sale per i secoli dei secoli!

QUADRO V

Vestibolo della cllnica e studio del professore Schroeder. Vicino alla porta d'ingresso uno sportello dietro al quale è un impiegato. Quando si apre il sipario nel vestibolo stanno in attesa una don­na malata, un signore grasso, un uomo smilzo e pallido. Ogni tanto passano medici più o meno scortati, infermieri, ecc.

mascherini  (tipo di operaio sui 50 anni, entra allegramente) Permesso? Permesso?

impiegato    Prego...

mascherini  Comandi?

impiegato    Prego i documenti.

mascherini   Aspetti... ecco qui.

impiegato     Si chiama?

mascherini  Mascherini Gennaro.

impiegato  Di?

mascherini Dicosa?

impiegato    Suo padre come si chiamava?

mascherini    Oh bella, Mascherini come me naturalmente!

impiegato    Ma il nome proprio? Come si chiamava?

mascherini    Mascherini Gennaro.

impiegato    Ho capito, lei si chiama Gennaro, ma suo padre?

mascheriniTutti Gennaro in casa nostra... Anche lui Genna­ro... Serve altro?

impiegato    Età?

mascherini    Sono dell'uno.

impiegato    Basta così, accomodarsi e aspettare.

mascherini    Benissimo (entra nel vestibolo)... Salute a tutti.

donna malata    Lei, direi, non è pratico di qui...

mascherini    Perché?

donna malata Mai augurar salute qui... piuttosto peste e corna!

mascherini    Imparerò imparerò, mi scusi... Intanto qui ci sono.

donna malata (ironica)    Soddisfatto?

mascheriniSoddisfattissimo... Ci sono riuscito finalmente... a dirla in confidenza, li ho fregati.

donna malata      Chi?

mascherini    Quelli della mutua...

donna malata    Come fregati?

mascherini    Quel dottore... mi viene ancora da ridere... L'ha bevuta... ah, se l'ha bevuta!

donna malata    Se non si spiega!

mascherini    Ih ih... sa? (Si avvicina) La storia è questa, io ci ho un fischietto...

donna malata  Un  fischietto?

mascherini    Da quando sono nato... qui così. (Fa segno a una spalla.)

donna malata (toccandolo sulla spalla)    Qui?

mascherini    No, un po' più su, basta che respiri, si sente un fischiolino.

donna malata    E il dottore cosa ha detto?

mascherini    Io facevo il mantice, soffiavo... avesse sentito che bel sifolo... arrivava anche nell'altra stanza... Si è spaventato, ecco.

donna malata  Chi?

mascherini    Il dottore, il dottorone. (Ride.)

signore grasso    E, scusi, con che gusto?

mascheriniMe lo domanda? Questa è bella... Ma si fa carte false, noi, per venire in questo grand hotel... Qui si sta da gran signori!

signore grassoInsomma lei non ha niente e si è fatto rico­verare qui?

mascherini    Niente. Niente, le dico. Sano come un pesce.

donna malata    Sarà!

mascherini    Come "sarà"?

donna malata Io sono pratica... Io sono vecchia cliente di questo, come lei dice, grand hotel... Io ho già avuto quattro operazioni, caro mio, e di diverso genere... Adesso sono alla quinta, caro mio. Io li conosco questi polli... E sa cosa le dico?

mascherini    Dica dica.

donna malata Se l'hanno fatta ricoverare qui, stia tranquillo, non è stato per il suo fischiolino...

mascherini    E perché allora?

donna malata Stia tranquillo, ci avrà qualcosa d'altro che a lei non hanno detto... qualcosa hanno trovato di sicuro...

mascherini    Balle!

donna malata Dica quel che vuole... Me lo saprà dire tra un paio di giorni.

mascherini(seccato) Eh; quante arie... non saranno mica tutti come lei!

donna malata Lei scherzi, scherzi... anch'io scherzavo la pri­ma volta che sono entrata qui...

signore grasso    Per la prima operazione?

donna malata    Precisamente.

mascherini    Operazione con la dormia?

donna malata (sorriso di superiorità) Già, con la dormia... allora si usava ancora l'etere... Ma preferirei morire cento volte piuttosto che...

signore grasso    Perché? Non è come quando ci si addormenta?

donna malata    Lei non ha mai provato?

signore grasso    Io no, grazie al cielo.

donna malata Lo dica: grazie al cielo... Vede, non è per il dolore fisico, è peggio, molto peggio.

uomo pallido (sorridendo) Forse adesso la signora un poco esagera...

donna malata Esagero? Mi piacerebbe vedere lei, mi piace­rebbe... proprio lei che, scusi sa, non mi sembra troppo saldo in gambe... lei che, scommetto, ha l'aria di stare peggio di tutti noi...

uomo pallido    Difatti!

donna malata (trionfante) Ricovero? Per cosa... se non sono indiscreta?

uomo pallido Io, signora, sono medico. Sto aspettando un mio collega.

donna malata (delusa)    Medico dottore?

uomo pallido    In medicina e chirurgia.

donna malata (tentando di riguadagnare il terreno perduto) Ma personalmente lei, lei l'ha mai provato l'etere?

uomo pallido    Io no. Però non credo che...

donna malata Naturale che non crede. Voi non credete mai a quello che noi malati...

uomo pallido E che cosa avrebbe allora di tremendo questo etere per parlarne tanto male?

donna malata Vorrei spiegarlo... ma non ci riuscirò mai... Il demonio c'è dentro, ecco.

signore grasso    Nell'etere?

donna malataMi dicevano respiri fondo più che può... io re­spiravo e a un tratto mi sono accorta che non potevo più muovere le mani, allora ho cercato di parlare ma anche la lingua non si muoveva più, e intanto sentivo il chirurgo e gli altri che parlavano e mi dicevo: io sento tutto e non posso più fiatare, questi qui mi potrebbero squartare e io non potrei neanche avvertirli... Non è piacevole... Ma questo, lo so, rien­tra nel previsto, questo è normale...

uomo pallido    E allora? Non mi pare così spaventoso.

donna malataPoi non ho più sentito niente e mi sono trovata in un tunnel grigio... grigio... che si stringeva sempre più ro­tondo... un tubo grigio... (con forza) e una forza irresistibile mi trascinava dentro, sempre più dentro e il tubo si stringeva a imbuto, io soffocavo, e a questo punto un essere diabolico...

signore grasso(additando un medico che passa seguito da as­sistenti)    È quello Schroeder?

uomo pallido    Macché Schroeder.

donna malata(tutta infervorata nel suo racconto) ...diabolico, che io non vedevo, come uno spirito diffuso intorno... questo essere si è messo a parlarmi... gentile era, complimentoso, con un fondo però gelido e beffardo... Era il demonio!... Diceva: Ah tu credi che sia una operazione? Brava, brava! Credi che tra mezz'ora ti risveglierai? Che idiota, ma non hai capito... non hai capito... non hai capito ancora che questa è la morte? E sogghignava senza far rumore, e io venivo sempre più tra­scinata dentro e non c'era più spazio, era l'annientamento, la riduzione a zero... cercavo di svincolarmi, di resistere... ma era una forza immensa, miliardi di tonnellate su di me e sem­pre quella voce che ridacchiava esultando per la mia dispera­zione... Oh, per quanto atroce, la morte non potrà essere più orrenda...

uomo pallido    Ma era un sogno, dopo tutto!

donna malata...e finalmente io sono morta e al di là dove fi­niva il tubo mi son trovata in uno spazio senza fine, vuoto, grigio, illuminato uniformemente da una tetra luce e dentro a questo spazio che era la morte stessa, dentro a questo spazio c'era un lento battito; come delle colonne di suono che non si riusciva a distinguere dove terminassero, e scandivano la vuo­ta eternità per sempre... sempre...

signore grasso    Ah, è divertente!

donna malata    Perché? Ha paura?

signore grasso    Paura? Paura?

mascherini(vedendo entrare Corte) Oh, eccone un altro! (En­tra Corte con la segretaria Gloria.)

impiegato(da dietro lo sportello)    Ehi, ehi, un momento prego.

gloria  Siamo qui per il profess...

impiegatoPer il professore, per il professore!... io non so niente, io devo notare sul registro.

gloria    Ma noi non siamo qui per... ci ha invitato il professore.

corte    (che si è guardato intorno con fastidio) Che c'è adesso? Cosa vuole quello là?

gloria    Niente niente. (Allo sportello) È l'ingegnere Corte.

impiegato    Come?

gloria   (passandogli una carta in fretta) Qui c'è tutto, la prego. Non si faccia vedere...

impiegato    Oh bella, non sapevo che ci fosse da vergognarsi...

mascherini(a Corte)    Scusi... anche lei ha passato l'esame?   

corte    (seccato)    Che esame? Cosa dice?

mascheriniScusi... io credevo... Già, lei è un gran signore... Lei è un solvente, no?

corte    (sempre più infastidito) Non so... (a Gloria) Gloria, ma qui ho l'impressione che abbiamo sbagliato strada... Dov'è questo Claretta?

gloria    Ingegnere, un minuto di pazienza... stanno cercandolo...

corteMa io ho premura, lei lo sa, per le dieci dobbiamo esse­re al Consorzio, lei lo sa bene, e qui non faccio che buttar via il tempo... E Bianca dove è andata? (Accende una sigaretta.)

gloria    È andata a chiamare il professore.

infermiera(entra veloce) Perozzi Luigia! (Si avvicina a Corte e gli toglie la sigaretta di mano) Scusi, qui non si fuma. (Con­trolla un foglietto) Allora Perozzi Luigia c'è?

donna malata    Sono io. (Si alza emozionata.)

infermiera(uscendo)    Prego, di qui... faccio strada...

donna malata (andandosene con la sua valigia) Arrivederci allora, arrivederci. (Esce.)

corte    (irritato) Ne ho piene le scatole... Viene o non viene questo...?

altra infermiera (si affaccia)    Mascherini Gennaro c'è?

mascherini    Mascherini sono io!

infermieraPrego, di qui... faccio strada. (Esce con Masche­rini.)

corte    Gloria... su, vada a vedere se trova almeno la Bianca.

gloria  Dove?

corte    E che ne so? Chieda! chieda! (Gloria se ne va.)

signore grasso    Anche lei eh?

corte    Anch'io che cosa?

signore grasso Nervoso, dico... lo so bene... è terribile stare qui ad aspettare delle ore quando si ha da sapere la rispo­sta... Io è la terza volta che vengo...

corte    Che risposta?

signore grasso (disorientato) Scusi... credevo... Non è anche lei qui per un consulto?

corte    (secco) lo?... Io no. lo sono venuto soltanto per curio­sità.

signore grasso (deluso)    Beato lei.

corte    Si direbbe che quasi le dispiaccia. (Tra sé) È un bel tipo questo qui.

signore grasso Ma no... scusi, ripeto... di solito la gente che si incontra qui...

corte    (alterandosi) Di solito... di solito un corno... Io sono qui, se vuoi sapere, per una visita di...

Si ode una voce di donna salmodiante lontana.

corte    (immobile sta ad ascoltare).

signore grasso    Visita come?

corte    (fa segno di tacere)    Sente anche lei?

signore grasso  Cosa?

corte    Quella voce... non sente?

signore grasso Io non sento niente.

(la voce aumenta di intensità.)

corte    (alzando il tono per sopravanzare la voce) E allora? Perché se ne sta zitto? Perché adesso non parla? Poco fa sem­brava che non riuscisse a tener la bocca chiusa... Su, parli, di­ca qualche cosa!

signore grasso    Non capisco. Che vuole lei da me?... E per­ché dovrei parlare? Ciascuno, caro signore, ciascuno qui ha i suoi pensieri, sa, e io ho altro per la testa...

corte    Sì, sì, da bravo, alzi la voce, urli, la faccia tacere quella maledetta!...

signore grasso (lo guarda perplesso) Ma io... io... io... non so per chi mi prenda lei... io ne ho abbastanza!

corte    (mentre la voce siattenua) Eh, si fa per dire... Non volevo mica spaventarla.

uomo pallido (si alza flemmatico)    Perdoni.

corte    Prego.

uomo pallido Io sono medico, il mio nome è Filari, mi spie­ghi: lei sente una voce, ha detto?

corte    (aspetta qualche secondo)    Mi pareva poco fa...

uomo pallido    Una voce come di donna, vero? Come di donna salmodiante, vero?

corte (con gioia)    L'ha sentita anche lei?

uomo pallido    E lei... lei sarebbe venuto qui per una visita... per semplice curiosità?

corte    Precisamente. E che c'è di strano?

uomo  pallido    Una  visita  disinteressata,  vero?  Nient'altro? Proprio niente altro?

signore grasso (rinfrancandosi)    Una visita disinteressata! Ah ah... una visita... ah ah... disinteressata...

corte     (smarrito  si  affaccia  alla porta  di  mezzo)    Bianca!... Bianca!

QUADRO VI

Studio del professore Schroeder. Il Signore grasso è seduto di­nanzi alla scrivania che è vuota. Dietro, un tavolo dove sta una segretaria. Una infermiera sulla porta.

infermiera    Signore, si calmi, il professore adesso è qui.

signore grasso    Sì, sì... lei fa presto a dire...

infermieraGuai, signore, guai a lasciarsi prendere dai nervi. (Tramestio. Compare il professore Schroeder seguito da un gruppetto di assistenti, tutti in camice bianco. Il Signore gras­so balza in piedi.)

schroeder(fa segno benevolmente di sedere. Siede a sua volta. Gli assistenti gli passano dei fogli e delle radiografie che lui esamina sollevando ogni tanto gli occhi incuriositi sul Signo­re grasso),

signore grasso (timidamente, senza sedersi)    Professore...

schroeder(gli fa segno di tacere, mollemente, poi dà un'ulti­ma occhiata alle cartelle) Dunque, signore, tutto è a posto, io non ho più bisogno di lei, signore. (Fa un segno all'infer­miera affinché accompagni il cliente alla porta.)

signore grasso (rianimato) Ha detto: tutto a posto, profes­sore? Allora non mi ha trovato niente?

schroeder    Non mi fraintenda; io ho detto:   tutto è a posto per significare: quanto si doveva fare, esami chimici, prove di laboratorio, radiogrammi, tutto è stato fatto. Io non ho detto di non aver trovato niente. (Con ironia scherzosa agli assistenti) Mi avete sentito dire questo?

assistenti(ossequiosi, con sorrisi d'intesa) No, assolutamente, professore.

signore grasso    Allora, cosa ho?

schroeder(paziente) Spesso non è facile trattare coi malati. (Scuote pensosamente la testa) Noi si parla misurando i ter­mini, loro ci ascoltano con gli occhi spalancati, ma poi si di­rebbe che le nostre parole siano andate al vuoto... ogni giorno l'esperienza in questo campo ha modo di arricchirsi... Io le stavo spiegando, caro signore, che per adesso non abbiamo più bisogno di trattenerla qui...

signore grasso Grazie... Ma io vorrei, se possibile, che lei mi dicesse...

schroeder(con stupore) Ah, forse lei vorrebbe conoscere a-desso il risultato delle nostre indagini? È questo?

signore grasso    Sì certo, professore.

schroederSe è per questo... quanto prima comunicheremo col suo medico curante... Lei naturalmente saprà tutto da lui... Chiaro?

signore grasso Capisco, professore... ma anche senza entrare nei dettagli, non mi potrebbe dire addirittura qualche cosa? Sa, professore...

schroeder    Dica, dica.

signore grasso    Ecco, io le confesso. Io sono un poco in ansia.

schroeder(urtato) Ma signore, non siamo più bambini! Io le prometto che comunicherò quanto prima col suo medico cu­rante. Ciò le dovrebbe bastare, io crederei! (Si alza come per troncare il colloquio.)

signore grasso    E quando?

schroederCirca l'urgenza o meno, penso che noi siamo abba­stanza buoni giudici... Quanto prima, ripeto... Poi, se ci sarà da prendere delle decisioni...

signore grasso    Perché, lei pensa che...

schroederHo detto "se", ho prospettato una ipotesi soltanto. Su, stia tranquillo, caro signore, vada...

signore grasso    Posso stare tranquillo, dice?

schroeder(sospirando) Ecco che lei subito mi fa dire ciò che io non ho detto... "Stia tranquillo" vuol significare: non si a-giti... dia tempo al tempo e così via... (rivolto agli assistenti) O forse la mia frase si prestava a essere diversamente inter­pretata?

assistenti    Oh no assolutamente, professore!

schroeder(tendendo la mano al Signore grasso) Dunque, ca­ro signore, buonasera...

signore grasso (confuso, viene accompagnalo alla porta da uno degli assistenti a cui chiede) Allora... dal mio medico curan­te? E quando lei crede...?

assistente    Io credo presto... molto presto.

schroeder(fa segno all'infermiera) Su, non perdiamo tempo, per favore. (Gli passano subito un fascicolo con radiografie. Lui le esamina assentendo col capo mentre viene fatto entrare Corte accompagnato da Gloria, dal professore Claretto e dalla figlia.)

claretta(un po' teatrale) Caro Schroeder... ti presento l'inge­gnere Corte, sua figlia la conosci...

schroeder(accennando a Gloria) E la signorina laggiù in fondo?

clarettaAccompagna l'ingegnere... L'ingegnere ci ha onorati di una visita... ha esaminato i nostri impianti...

corte    (con distacco) Davvero molto interessanti... modernis-simi...

claretta    In un certo senso ne ha anche approfittato.

schroeder(sollevando controluce una radiografia) Lo so... lo so... Questo è il caso di cui stamane mi parlavi...

corte    Il mio caso, dice?

claretta(ilare) Oh, ingegnere non faccia caso se noi adope­riamo la parola caso (ride) più spesso forse che non conven­ga... Il professore Schroeder ha detto caso per riferirsi a... io gli avevo preannunciato la sua visita...

corte    Perdoni, professore. (Facendo cenno al telefono sul ta­volo) Posso approfittare? Avrei una cosa urgente.

schroeder(senza capire)    Approfittare di che cosa?

corte    Il telefono, dicevo... È una cosa urgente.

schroeder    Ah, il telefono?... Prego, prego...

corte    (al telefono, fa un numero. Ansioso)    Spanna, è lei Spanna? Sì sì, mi dica... liquidato tutto?... Benissimo... perdio, be­ne!... Li abbiamo presi di contropiede, li abbiamo presi!... Crollo completo, dice?... Come volevasi dimostrare, no?... Ca­scati in pieno... Come? Ha detto così? Meno male che lo rico­noscono... Sì sì, benissimo... partita chiusa... Siamo a cavallo, ormai... Non importa... A più tardi allora... Sì sì, qui me la sbrigherò presto, fra mezz'ora sono lì. (Mette giù la cornetta, alza gli occhi, vede i medici che lo fissano in silenzio) Mi scu­si, professore. (Sorride come un bambino che vuol farsi per­donare.)

schroeder(soave) Non c'è di che. Ora si accomodi... Lieto di averla ospite. L'amico Claretta mi ha informato...

corte    Oh, io più che altro sono venuto per...

schroederNon dica nulla, la prego, noi sappiamo già quanto è necessario... Davvero lieto... Non capita tutti i giorni di rice­vere, mi creda, una... una, come dire?, personalità (ride) così interessante. (Batte un dito sulle radiografie.)

corte    Sono le mie lastre? Le ha viste anche lei?

schroeder(sempre soave)    Anch'io, anch'io, sì.

corte    Ci ha tirato fuori qualche cosa?

schroederChe espressione energica! "Ci ha tirato fuori..." (ride) perché un frasario così rude?... Già che è presente l'a­mico Claretta il quale in un certo senso è... è il responsabile... possiamo allora dire che no... non ci abbiamo tirato fuori al­cuna cosa.

corte    La vecchia carcassa è tutta in ordine?

schroederNon ci abbiamo tirato fuori nulla, semplicemente noi ci siamo limitati ad osservare, rilevando, per essere preci­si, rilevando soltanto, rilevando in sede ipotalamica, vero, Cla­retta?, una lieve alterazione.

corte    (drizza le orecchie) Alterazione? Allora ha trovato qual­cosa! Grave?

schroeder(con la paziente bonomia che si può avere per un bambino ignorante e curioso) Grave, leggero, grave... che parole spicciative... fosse altrettanto spicciativa e semplice la vita!... Grave... grave... Perché sforzarci a definizioni che non recano pratico vantaggio? Noi piuttosto riteniamo che in bre­vissimo tempo tutto torni alla sua normalità... ritorni... (a bas­sa voce, quasi come un sospiro) dopo un piccolo intervento...

corte    Intervento? Per me, dice?

schroeder(senza rispondergli, consultandosi con gli assisten­ti) Domattina alle sette?... Già, c'è quel ragazzo. Sì, sì, di­menticavo... alle otto e mezza allora?

assistente(consultando un registro) Forse sarebbe meglio al­le otto e quaranta, professore.

corte    Ma è assurdo! Io non posso! Io domattina parto per Stoccarda!

schroeder(senza badargli, all'assistente) Disponga per la ca­mera... da adesso, naturalmente... immobilità... sapete, in que­sti casi... e provvedere gli aghi Muenchen... Una ventina...

corte    Per me, una camera per me?... Impossibile, impossibi­le, mi aspettano a Stoccarda... neppure da parlarne...

schroeder(dolcissimo e indifferente) Qui forse andiamo ver­so un malinteso. Qui conviene distinguere una situazione pri­vata e una situazione clinica... Io insisto sempre affinché non vadano confuse... Io ho prospettato la seconda... La prima è estranea alle nostre competenze, la prima non ci riguarda... Nel decidere se intervenire e come, noi cerchiamo naturalmen­te di scegliere il giorno più adatto...

corte    Capisco, ma io devo rimandare... Fra dieci giorni le prometto, fra dieci giorni sarò qui.

figlia    Ma, papà, pensa alla fortuna che tu hai, domani ti ope­rerebbe Schroeder, pensa che fortuna... Se poi rimandi, lo so com'è lui, non ne vorrà più sapere...

schroederÈ la reazione consueta, signorina. C'è nel pubbli­co, chissà perché, una singolare prevenzione nei riguardi della terapia chirurgica... Il Moser (sorride) pretende addirittura di poter isolare scientificamente una speciale forma psichica... Forse questo è esagerare... tuttavia è uno studio interessante, dopo tutto...

corte    Professore, facciamo così, le prometto di essere qui en­tro tre giorni. Basterà, no?

schroederA questa stessa ora, domani saremo già convale­scenti... Oggi al contrario... Ora sua figlia l'accompagnerà alla camera.

corte    (mentre Schroeder si allontana con gli assistenti) Ma io non ho niente qui con me, devo passare a casa, non ho neanche un fazzoletto.

claretta...È già stato provveduto, credo che la valigia sia già in camera...

corte    Che valigia?

figlia    Papà, non preoccuparti... ho pensato a tutto io...

corte    (smarrito, si guarda intorno) Ma... ma... signorina Glo­ria... ho bisogno di lei...

gloria    Ingegnere, sono qui.

corte    Chieda Stoccarda, si metta in contatto con l'Ost Preussische, ottenga un rinvio di dieci giorni.

figlia    Papà, vieni a vedere come ti ho sistemato la camera, pare un salotto!

corte    (come chi sente mancar lì il terreno sotto i piedi) Gloria, mi stia ben attenta... telefoni poi a Malcredi, gli dica che non possiamo anticipare le consegne, che trovi lui un motivo qua­lunque... Malcredi, si ricordi.

clarettaPer amor di Dio, ingegnere (ridendo), ma lei ha paura!

corte    (senza badargli, rivolto alla segretaria) C'è una cartella sul mio scrittoio, si ricordi, signorina Gloria.

gloria  Sissignore, una cartella.

corte    Ha una copertina color rosso... è il dossier della Com­missione di ricerche... guardi bene, in fondo c'è un foglio con notate delle cifre e il titolo: "schema" scritto a mano... Lo prenda, lo batta a macchina, lo trasmetta a mio nome a Perti-cari, senza altro, ha capito tutto bene?

figlia    Ci aspettano, papà, forse sarebbe meglio andare.

corte    Dove?

figlia    Di sopra... nella tua stanza... credo che ti debbano fare una iniezione...

corte    Un'iniezione adesso? Un'iniezione?... (Con precipitazio­ne) Signorina Gloria, senta, domani, se per caso telefona Gia-cosa, noti il nome... gli dica che... gli spieghi insomma la nuo­va situazione... e gli ricordi che manca solo la ratifica del Mi­nistero, basta così, che manca la ratifica, lui provveda... mi raccomando...

infermiera(entra veloce e si avvicina)    È lei il signor Corte?

corte    Cosa c'è adesso?

infermiera    Niente, non vorremmo disturbarla... Era per il bagno, la toilette del campo operatorio... il barbiere, eccetera (scherzosa) sarebbe giusto l'ora.

corte    Sì, sì, un momento (a Claretta) io... io non posso, mi creda, professore... io devo andare... non mi ricordavo più che domani...

clarettaMa è assurdo... Lei ha paura!... Lei ha un'espressione sbagliatissima!... Nessuno la costringe...

corte    (inquieto) Vorrei uscire... vorrei telefonare... vorrei pas­sare in ufficio...

clarettaOh quante cose!... Lei è spaventato...! Lei ha pau­ra!... È straordinario... è enorme!... Io non capisco.

corte    Gloria, senta...

infermieraSignore, se lei crede. (Fa cenno invitandolo a se­guirla.)

corte    Gloria, ho la sensazione... ho la sensazione di aver di­menticato una cosa... una cosa importante.

gloria  In ufficio?

corte     No, non in ufficio...

gloria  Un appuntamento?

corte    No, no.

gloria  A casa, allora?

corte    No, neanche a casa...

infermiera    Signore, sarebbe l'ora...

corte    Sì, sì, adesso vengo... (A Gloria) Una cosa importante, lo so, importantissima e non riesco a ricordarla...

clarettaMa questo è tipico! Sul serio lei ha paura! Lei è un ragazzo veramente! Un ragazzo che si spaventa per i nostri camici bianchi!... Su su, dov'è l'uomo d'azione? Il capitano d'industria, il generalissimo nelle battaglie della vita?... Il ge­neralissimo è pallido... il generalissimo vuole scappare! Il ge­neralissimo fa i capricci come un bambino... Eh eh, non la si fa all'industriale Corte, vero?... Il professore Schroeder crede di poter prenderlo in trappola così facilmente?... Eh eh, l'in­dustriale Corte tiene gli occhi aperti, vero?... Gli hanno detto di visitare la clinica Saledo?... Per precauzione, per pura pre­cauzione gli hanno detto di farsi fare una radiografia?... Con quell'aria innocente?... E lui viene... viene per cortesia... e co­me per caso lo fanno ricevere dal grande Schroeder, vero?... E Schroeder tra una parola e l'altra lo invita a trattenersi, vero? Per un piccolo intervento... lo invita? Praticamente lo tie­ne prigioniero...

assistenti e infermiereAh ah (ridono) lei è sempre un bel tipo, professore!

claretta(insistendo nello scherzo) Lei si è accorto, vero, che è tutta una macchinazione?... Lei sa di godere ottima salu­te e di non aver bisogno di interventi... E vorrebbe lasciarsi mettere i ferri addosso da Schroeder?... È enorme, sa!... Ma lo sa chi è Schroeder?... Un pallone gonfiato!... Un macellaio dalla mano pesante!... Sì e no capace di levare un'appendice!... Ma ha un bel nome ostrogoto che la gente fa fatica a pronun­ciare e perciò tutti si inchinano!

assistenti e infermiere(divertitissimi)    Ah ah!

figlia    Professore, sa che lei è spassoso?

claretta(sempre insistendo nella burla) E se ne vada fino che è in tempo!... Torni alle sue belle imprese!... Il petrolio l'aspetta!... Non dia retta a questi malinconici dottori che ve­dono dovunque il male, intristiti qui dentro, anche loro steri­lizzati come i bisturi! C'è il sole fuori... Lei sta bene. Lei sta magnificamente... Ha salute da vendere. (Spalanca la finestra) Guardi guardi che giornata splendida... È una giornata questa da chiudersi in ospedale?... Ascolti ascolti il rombo della città che lavora e si affanna... le automobili, i tram, le sirene, i mac-chinari, i treni, le turbine, le gru, i camion... e in mezzo anche le voci dell'uomo, le grida le canzoni i pianti le risate... Senta senta, questa è magnifica! È magnifica! (Si ode un suono lonta­no di fanfara militare che si avvicina) Manco a farlo apposta! Le trombe, la fanfara militare!... La vita! La giovinezza! La bat­taglia!... (Ride. Poi, cambiando improvvisamente tono) Ah... ma è possibile, ingegnere, che lei sia così spaventato?... Per una sciocchezza simile?... E pensare che domani...

corte    Domani cosa? (Il suono della fanfara svanisce e affiora al suo posto la voce misteriosa della donna salmodiante.)

clarettaDomani lei sarà guarito... Abbia fiducia!... Non le mette allegria questa fanfara?

corte    (violentissimo e ansioso) Chiuda quella finestra! Chiuda subito quella finestra!

SECONDO TEMPO

QUADRO VII

Camera al settimo piano della clinica. Su una parete o sul bordo del boccascena la scritta: VII Piano. (Uguale scritta, col numero corrispondente al piano, ci sarà anche nei quadri successivi.) Telefono sul tavolino da notte. Quando si apre il sipario è già sera. Corte, in vestaglia, seduto su una poltrona, sta telefonando. Ha la testa bendata.

corte    Sì sono io, buongiorno Spanna... Non c'è male... anzi benissimo... Oggi mi tolgono le bende... Come? Come? In gam­ba... altroché in gamba!... Lei piuttosto mi racconti della bor­sa... Sì, sì... Ah, cosa mi dice, cosa mi dice!... Ha funzionato dunque il giochettino? Perfetto... perfetto... magnifico... Per­suaso ora, caro Spanna, lei che non credeva?... Cosa mi di­ce!... Ne ho un piacere, ma un piacere come lei neanche se lo immagina... fregati in pieno gli amici di Zurigo... compreso il loro tirapiedi qui... sì, quel porco di Manara... credeva di es­sermi già montato coi piedi sul collo... ah, glielo dico sa?... voglio prendermi il gusto di cantargliele... Anzi, guardi Span­na, mi dia il numero che qui non ho l'elenco... 976? Zero zero zero? Nove sette sei zero zero zero?... No no, me lo ricordo... ho proprio voglia di divertirmi un poco... nove sette sei zero zero zero... grazie... ancora una settimana al massimo... no, per quello non si preoccupi, sistemeremo tutto al mio ritorno... Viene la Gloria oggi?... Meglio... nove sette sei zero zero zero... Benissimo, arrivederci Spanna. (Attacca e forma il nuovo nu­mero. Tra sé) Voglio cavarmelo questo gusto... (Parlando con l'ufficio di Manara) Il direttore per piacere... sì, col direttore... Corte, parla Corte... subito per piacere... ehm ehm, qui parla Corte. Sei tu? Sei tu, Manara? Ciao... Sì, riaggiustato ottimamente... perché? Non te l'aspettavi? Eh lo so, qualcuno mi aveva già dato per spacciato no?... E invece... Sì, ancora vivo, vivissimo... ah poco... tra una settimana al massimo di nuovo in circolazione... niente... solamente salutarti... e se per caso... se per caso tu conoscessi qualche piccola carogna fa­gli sapere, come? Come?... no, lasciami dire: se tu conoscessi qualche piccola carogna fagli sapere che io respiro ancora... no, nooo... cosa ti metti in mente? "Perché" domandi?... ma lo sai... tu sei. benissimo al corrente... ma no, ti prego, ti pre­go, ti prego... domandagli, se per caso li conosci... (ride) ah ah, dunque non ti è sfuggita la notizia?... l'avete presa, eh, una scottatina? l'avete presa una bella scottatina?... (ride, scuote il capo e mette giù la cornetta).

gloria   (con una cartella, da qualche tempo, era ferma sulla so­glia, ascoltando divertita; entra, timida, e si direbbe feli­ce)    Sono qui, ingegnere... disturbo?

corte    (di ottimo umore) Avanti avanti, buongiorno, signorina Gloria.

gloria   (fermandosi) Complimenti... già in piedi... sì, un poco pallido ma poco... sta benone lei!

corte    (infantilmente lusingato)    Insomma!

gloria   (aprendo la cartella sul comò) Ecco qui, le ho portato le pratiche più urgenti, deve aver pazienza...

corte    No no, dia qui. (sfogliando) E allora ve la passate alle­gra no? In mia assenza...? (Guarda Gloria con simpatia) Ma non dura mica la cuccagna... tra una settimana vi sarò di nuo­vo addosso... (leggendo la lettera che non lo persuade) beh, ...che cos'è questo romanzo?

gloria  È la lettera per la famosa proposta dei francesi...

corte    E chi... e chi gliele ha dettate tutte queste belle min­chionerie?

gloria  Ma... ma... è stato Spanna...

corte    Perdio, che non si possa star lontani due giorni che im­mediatamente qualche fesseria... (Alzando la voce) Ma lo sa Spanna chi è questo ingegnere Marquet? Non capisce che con questa lettera ci metteremmo il laccio al collo?... Ma è incre­tinito? È incretinito? (Alterandosi in modo sproporzionato, gualcisce e butta via il foglio) Son cose che mi fanno... (sem­bra che si senta male).

gloria   Ingegnere, si metta tranquillo, non ci pensi (raccoglien­do i fogli), ritornerò domani, forse è meglio.

corte    Scusi... non so neanch'io che cosa mi è venuto... sì, sì torni domani... forse era meglio se non sapevo niente... Tanto, fra una settimana...

gloria   È ancora debole, lei, ingegnere e quando si è deboli anche i nervi...

corte    Macché debole... il fatto è che io sono un bestione... un bestione abituato a comandare... e qui invece (si alza dalla poltrona come se volesse andare ad aprire la finestra)...

gloria   No no, ingegnere, resti seduto... gliela apro io la fine­stra... (Apre e guarda fuori) Madonna, come è bello qui... pa­re di quei grandi alberghi che si vedono nelle réclames... con tutte queste luci... solo laggiù in basso tutto è spento...

corte    Laggiù dove?

gloria  Dabbasso, ai primi piani.

corte    (che non ha capito)    Come?

gloria   Dico che ai primi piani è tutto spento... (Indecisa) In­gegnere, è vero che...?

corte    Che cosa?

gloria   È vero quel che dicono... che in questa clinica i malati sono divisi in classi... a seconda che sono gravi o no?

corte    (soddisfatto) Sicuro, sicuro... Al settimo per esempio ci stanno quelli...

gloria  Al settimo che cosa?

corte    Al settimo piano... questo qui dove sono io... non sono neanche malati propriamente quelli che stanno al settimo... i medici qui non ci prendono neanche sul serio (ride)... malati da ridere...

gloria  E al sesto allora?

corte    Al sesto ci vanno quelli che stanno già un po' meno be­ne... ecco al sesto si possono già dire ammalati... in forma leg­gera ammalati... Però insomma ancora niente che preoccupi... Poi al quinto i malati già sul serio e al quarto ancora di più e così sempre più gravi a mano a mano che si scende...

gloria   (impressionata) E allora al primo chi ci mettono? (Chiu­de la finestra.)

corte    Oh al primo... chissà... al primo sono proprio i mori­bondi... laggiù i medici hanno ormai poco da fare... dicono che laggiù ci lavori esclusivamente il prete! (Ride.)

gloria   È per quello che laggiù le finestre sono tutte buie. Si vede che non c'è nessuno, per fortuna...

corte    Forse non ce n'è più adesso... ma stamattina ho sentito dire che ce n'erano parecchi... Forse a quest'ora... Quando uno muore, abbassano immediatamente le persiane... forse è per questo che adesso è tutto buio.

gloria  Ma è terribile!... E perché tutta questa graduatoria?

corte    Mi hanno spiegato... metodi moderni... è l'organizzazio­ne Schroeder... la chiamano così... pare che in questo modo tutto funzioni molto meglio... e poi non c'è più il pencolo che un malato leggero... uno per esempio come me, senta uno che tira le cuoia nella camera vicina... basta un'impressione si­mile alle volte per provocare un peggioramento...

gloria   (perplessa)    E allora lei... è al settimo?

corte    (ridendo) E dove vorrebbe mettermi... al quarto alle volte?

gloria   Non lo dica neanche per scherzo... Ma lo sa che lei mi ha spaventato con questa storia dei piani?... Io penso... io penso a quei poveretti sotto di noi... (Lieve busso alla porta, subito entra un'infermiera con un bicchiere pieno di termo­metri.)

infermieraSignore, la temperatura, è l'ora. (Dà un termo­metro a Corte ed esce.)

gloria  Quante volte al giorno, ingegnere?

corte    È una formalità oramai, credo che gliela misurino an­che ai materassi.

gloria   (ormai a disagio) Allora, ingegnere, lei esce giovedì otto?

corte    Giovedì, o mercoledì, non so... dipende se mi hanno tolto i punti...

gloria   Ma da quassù... da quassù non si sentono mai i la­menti di quelli... di quelli in basso?

corte    (ridendo) Le ha fatto proprio un grande effetto questa storia dei piani... Via, non ci pensi più... Guai se si dovesse stare tutto il giorno a meditare sui mali altrui... Si finirebbe per diventare matti... (Lieve busso alla porta) Avanti!

claretta(entra insieme con una infermiera) Eh eh (in tono di bonario rimprovero) qui si sta lavorando eh... qui ci si stanca... e stancarsi, caro ingegnere, non è proprio la ideale delle cu­re... (benevolmente) Via, via queste cartacce!

infermiera(prendendo il termometro a Corte e facendolo vede­re a Claretta)    Ha visto?

corte    Cosa? Cosa c'è? Ho febbre?

clarettaMacché febbre! Lei è guarito!... saranno due o tre linee... lo strascico di qualsiasi operazione... niente febbre... guai però se lei si mette a lavorare... dovrebbe essere proibito dal regolamento!... Bisognerà che ci facciamo mettere una clau­sola... e poi mi dicono... mi hanno riferito che il suo telefono non sta un minuto zitto... va bene uomo d'azione, ma lei è veramente esagerato!

corte    (lusingato) Sono un bestione... un bestione abituato a lavorare...

clarettaBeh, io la lascio... Per conto mio, andiamo benone, proprio benone! Arnvederci, caro ingegnere (fa per uscire, sulla soglia si volta) ...a proposito, mi dimenticavo, avevo da chiederle un favore, ma non importa... ne parleremo domattina...

corte    No, no, dica... un favore da me?

clarettaUna seccatura, ecco... e lei mi dica pure di no sen­za complimenti, il fatto è questo, domani sera entra in clinica una signora con due bambini e due camere sono libere, pro­prio di fianco a questa, manca però la terza... ora se lei, inge­gnere, non avesse niente in contrario a trasferirsi in un'altra camera!

corte    Ma s'immagini, ben volentieri, per la noia che mi dà!

clarettaGrazie, grazie, lo sapevo già che con lei tutto si sa­rebbe immediatamente sistemato... Così domani darò ordine che procedano al trasloco... anzi perché non stasera stessa? Si farebbe tutto con più calma...

corte    Per me!... Faccia come vuole... ed è lontana la mia nuo­va camera?

clarettaA proposito, mi dimenticavo... c'è una specie di in­conveniente, una piccola complicazione... perché, vede, pur­troppo in questo piano non ci sono posti liberi... (Corte si rizza sulla poltrona impressionato)  bisognerà che ci  adattiamo  a scendere al piano di sotto... una faccenda di due tre giorni al massimo.

corte    Ma io... ma a me...

claretta(sempre allegramente)    No no lei, lei a questa... pic­cola discesa non deve attribuire alcun significato... è una siste­mazione provvisoria, as-so-lu-ta-men-te prov-vi-so-riaa... si trat­ta di aspettare un giorno, due giorni al massimo, poi si farà libera quassù un'altra stanza e se lei vorrà...

corte    Ma certo che vorrò, stia pur sicuro!

claretta   Dicevo così perché lei tra una settimana... e non so neanche se varrà la pena di far altri traslochi...

corte    Beh, le confesso... le confesso che tutta questa storia non mi piace...

clarettaOh, non sia bambino (ridendo apertamente)... ca­pirei ancora se ci fosse un motivo clinico... se lei avesse avuto un sia pur minimo peggioramento. Ma lei è ormai convale­scente!... L'operazione è andata come meglio non si poteva neppure sperare... quel po' di febbre residua rientra nel qua­dro... è normalissima... se ci fosse un motivo medico capirei questa sua diffidenza. Ma si tratta... si tratta nient'altro che di una cortesia a una giovane mamma! Del resto, pazienza... se lei proprio non vuole, cercherò un'altra sistemazione...            

corte    No, no, non voglio mica fare il lavativo... Se è così, dia pure ordine... mi fido di lei...

clarettaLa ringrazio, lei mi cava da un pasticcio... queste donne sono così sofistiche... del resto (ridendo) che gliene im­porta a lei del settimo o del sesto piano?... O del quinto? O del quarto... ah ah... lei tra poco ci abbandona!... Lei ci lascia la stecca!... Lei ci lascia alle nostre miserie quotidiane! Arrivederla, e grazie mille ancora. (Esce con l'infermiera.)

gloria   (dopo un silenzio imbarazzato)    Dica, ingegnere, lei ha un po' di febbre questa sera?

corte    Mi hanno portato via il termometro di sotto gli occhi... due tre linee, ha detto Claretta... (Silenzio.)

gloria  Simpatico eh, questo professor Chiaretta!

corte    Claretta, col ci elle.

gloria  Claretta o Chiaretta che si chiami, proprio simpatico, vero? Simpaticissimo!

corte     Simpatico, certo. Tutti qui lo adorano.

gloria   Sfido, un uomo così cordiale, così sincero, così com­prensivo.

corte    (sorridendo)    Cosa vorrebbe dire lei con questo?

gloria  Niente, che è simpatico...

corte    Su, signorina Gloria, dica sinceramente... Non le piace a lei?

gloria   (scattando) Ma non lo vede che essere odioso, che ser­pente!

QUADRO VIII

Camera della clinica al sesto piano. All'aprirsi del sipario, Cor­te, in vestaglia, sta telefonando; non è più bendato, ha soltanto un cerotto.

corte(al telefono) Sì, sì, glielo detto io adesso al telefono, chiami la Gloria al telefono, sì... (Sfoglia delle carte) Signori­na Gloria? È lei, signorina...? Doveva venire oggi no?... Sì, ma poi qui continuano a rimandare, non so se potrò uscire prima di sabato... come? Non sento, non sento... arriva una vo­ce così fievole... mi sente? Bene, alla fine della lettera che ha scritto Spanna, alla fine, prima dei saluti, aggiunga: In quan­to... in quanto alle iniziative della Runische Anstalt vi consi­gliamo di seguire attentamente il gruppo interessato, sì... inte- ressato! (si ode la voce della donna misteriosa) Interessato come interesse... sì, sì, aspetti... (dà segni di agitazione) ...al gruppo interessato ai noti lotti del comprensorio, scusi... co-, me?... sì sì... la richiamerò più tardi... (la voce tende ad au­mentare; Corte suona il campanello e siccome nessuno viene, si alza e si affaccia al corridoio) Infermiera! Infermiera! Ba­sta! Fatela tacere! Fatela tacere! (Accorrono tre malati, tra cui la donna che era nella sala d'aspetto della clinica nel Quadro V della commedia.)

primo malato (in tono ilare)    Che cosa sta succedendo?

donna malata    Che cos'è successo?

corte    Quella voce, non sentite quella voce? (Ascoltano tutti e quattro; la voce, che sembrava dileguata, ritorna) Ma non sentite?

donna malata    Quella voce che fa aaàaaaàaaaà.

corte    Sì. Lei sa chi è?

donna malata Quella lì? Lei ha fatto tutto questo chiasso per quella lì? Ma quella è la suora del guardaroba, quella lì prega tutto il santo giorno e si immagina di cantare in chiesa!

corte    (poco persuaso)    La suora del guardaroba? Lei è sicura?

donna malata Altro che sicura! E chi vuol che sia? Qualche malata del secondo piano? (Ride e ridono anche gli altri due malati.)

primo malato Ma lei, signora (con fare misterioso) lei, signo­ra, mi dica sinceramente, lei l'ha mai vista questa suora?

donna malata    No, personalmente non l'ho vista...

primo malato (al secondo malato)    E lei l'ha vista?

secondo malato   No.

primo malato (sogghigna) Qui, cari miei, ho l'impressione che ce ne contino di storie... qui siamo come dei bambini a cui i grandi danno ad intendere tutto quello che vogliono... Quella voce, quella voce anch'io la sento... Ma la sentivo anche a ca­sa mia, anche a casa mia!... Come si spiega?

corte    (passandosi una mano sulla fronte)    Anch'io.

primo malato    Anche lei cosa?

corte    Anch'io questa voce l'ho sentita prima di venire qui... più di una volta...

primo malato Qui ce ne danno a bere quante vogliono... Se scendere laggiù non mi facesse senso, vorrei andare a cercarla questa famosa suora... A che piano è il guardaroba?

donna malata    Dev'essere al secondo o al primo.

primo malato Ah no, rinuncio, io laggiù non metto il naso neanche come esploratore... No, io non scendo in quegli abis­si... ne ho già abbastanza di dover scendere al quinto...

corte    (incuriosito e quasi con compiacimento) Perché, lei de­ve passare al quinto?

primo malato Io? Tss...! Più della metà di quelli che stanno al sesto! (Alla donna malata) Anche lei forse?

donna malata    Sì, sì, anch'io purtroppo.

corte    E come mai di colpo addirittura più della metà?

primo malato Mah, il professor Claretta mi ha spiegato... Hanno adottato un nuovo criterio, dice, una nuova suddivisione... insomma tutti quanti i malati vengono ribassati di mezzo punto.

corte    Come sarebbe a dire mezzo punto?

primo malato    Ecco... lei immagini, e del resto credo che molti medici per conto loro la facciano già questa graduatoria, ... lei immagini che in ogni piano i malati siano divisi in due classi a seconda della loro gravità, i più gravi e i meno gravi, insom­ma che ci sia per esempio il piano sesto superiore e il piano sesto inferiore. Mi sono spiegato?

corte    Sì, sì.

primo malato    Bene, siccome dicono che il settimo è troppo af­follato e relativamente gli altri sono più liberi, allora hanno deciso di ribassare tutti di mezzo punto...

corte    E praticamente?

primo malato    Praticamente quelli del sesto piano che stanno peggio... cioè tutti quelli del sesto inferiore vengono passati al quinto, quelli più gravi del quinto passano al quarto e così via... (guardando fisso Corte) ...perché? Lei invece rimane?

corte    (ridendo)    Spero bene... sa, io sono del settimo... sono qui per caso... perché ho ceduto la mia camera a una signora... ma appena si fa libero un posto io torno di sopra... e del re­sto fra qualche giorno me ne vado...

donna malata   Mi scusi, signore, lei come si chiama?

corte    Corte, ingegner Giovanni Corte...

donna malata    Non so, mi pare proprio che il suo nome ci sia nella lista, sa, tra quelli che devono discendere.

corte    Macché, impossibile!

secondo malato    A dire la verità anche a me pare.

corte    (irritato)    Ma non contate storie!

primo malato    Basta andare a controllare nella lista, è appesa là in vestibolo..

corte    Ma fatemi il piacere! Io sono del settimo piano, io sono qui per caso... Ma andiamo pure a controllare, andiamo!

donna malata    Io il suo nome ho proprio l'impressione di aver­lo visto.

corte    Andiamo, andiamo... (Esce insieme coi tre inalati, poco dopo lo si ode urlare) Infermiera, infermieraaa! È uno schifo! Io me ne vado! Questa, è una indegna truffa! Infermieraaa! Chiamate subito il professor Claretta, chiamate il professor Claretta!... Io al quinto non ci vado! Non ci vado e non ci va­do! Con chi credono di aver da fare questi mascalzoni? (Poi si ode una voce di donna - è l'infermiera.)

infermiera    Ma si calmi, non faccia queste scene!

corte    Io al quinto non ci vado! È uno schifo!

infermieraE perché è uscito dalla camera? È proibito uscire dalla camera.

corte    Io me ne frego! Questa si chiama truffa!

infermieraSi calmi, adesso verrà il professore, lei si farà ve­nire un bel febbrone!

corte    Io me ne frego del febbrone!

infermieraLa supplico, basta, non si agiti così! (Queste voci accavallatisi a poco a poco si avvicinano finché entrano Corte e l'infermiera, mentre i tre malati si fermano sulla soglia a occhieggiare.)

infermieraAdesso si corichi, signore, non capisce che ad agi­tarsi così finirà per star male? Qua, da bravo, si metta in pol­trona, qua il plaid, adesso le do un bel bicchiere d'acqua...

corte    (calando a poco a poco di tono anche per la stanchez­za) Io al quinto... al quinto... Ma lo sa che sono venuto giù dal settimo solo per fare un piacere a una signora? Che cos'è adesso questa storia? Dovreste vergognarvi di una disorganiz­zazione simile! Io al quinto? È indegno!

infermieraAdesso verrà il professore... si calmi... Non sente che polso...! Guai agitarsi in questo modo, qua, beva adagio.

corte    (meccanicamente) Al quinto... al quinto io... è una ver­gogna... Io devo andarmene fra due tre giorni. Lo sa che devo andarmene... e dovrei scendere al quinto... ah, mi sentirà Cla­retta! (Le facce dei tre malati scompaiono improvvisamente mentre si avvicinano dei passi. Finché entra Claretta.)

claretta(sempre scherzoso con Corte, ma duro e severo con l'infermiera) E che cos'è questa rivoluzione? Cosa le salta in mente? Mi ha fatto prendere paura!

corte    C'è il mio nome sulla lista... dovrei passare al quinto piano... Che pasticcio avete fatto?

clarettaPasticci? (Con burlesco stupore) Sono stati fatti dei pasticci? (All'infermiera) Ma come mai l'ingegnere è uscito nel vestibolo? Non lo sa che c'è il divieto?

infermiera(confusa) Io non c'ero, io non c'ero... io non so... io non c'ero...

clarettaIo non c'ero io non c'ero! Una bella sorveglianza fate!

corte    E come hanno fatto a sbagliarsi?

claretta(si siede accanto a Corte) Qua, vediamo un poco (gli prende il polso)... eh eh eh! non andiamo più d'accordo così. (Scuotendo il capo in gesto di rimprovero bonario come si fa coi bambini) Caro ingegnere, il cuore non bisogna farlo correre in questo modo... no no no no, noi non andiamo più d'accordo!... Lei è uscito dalla camera, lei si è arrabbiato, lei ha gridato, lei ha fatto una scenata... e adesso la temperatura... vedrà quando si metterà il termometro!... Questo sì dovrebbe interessarla, altro che quelle stupidaggini di sesto, quinto, set­timo piano!

corte    Ma come mai si sono sbagliati?

clarettaSbagliati? Beh, vediamo un poco, potrebbero anche non essersi sbagliati...

corte    Ma se sono venuto al sesto solo per fare un favore a lei?

clarettaCerto. Lo ricordo bene. Vuole che me ne sia dimen­ticato... Però mi lasci dire, io al proposito ho le mie idee par­ticolari...

corte    Perché? L'operazione non è andata bene?

clarettaMeglio di così che vuole? Alla perfezione lei può dire! Con la mano di Schroeder! Ma c'è il resto da considera­re, vero? C'è lo stato generale... c'è l'inevitabile reazione... per quanto in forma minima, vero? Il trauma riecheggia in qual­che modo!

corte    Lei vuol dire che io non sono ancora...

clarettaDa bravo, lasci che le spieghi... Sotto l'aspetto chi­rurgico la guarigione è già scontata, è ormai un fatto da archi­viare, l'alterazione in loco è stata avulsa, vero? Né c'è assolu­tamente da pensare che una recidiva possa insorgere... Ma c'è anche l'aspetto medico della questione... C'è anche l'aspetto medico del caso, vero, e qui ci troviamo di fronte a una situa­zione per così dire generalizzata... secondo me, intendiamoci, secondo me in riconoscibile fase di risoluzione, ma nello stesso tempo sono quasi tentato di definirla torpida...

corte    Ma scusi. Non mi diceva che il mio posto è al settimo? È lei che lo diceva!

clarettaAl settimo, sicuro! Questa è la diagnosi ufficiale, avallata dalla direzione della clinica... E ubi maior minor cessat... Purtuttavia, ripeto, io ho concepito sul suo caso un'idea alquanto diversa, sia pure personale... e guardi che questa mia opinione, guardi che non intendo assolutamente farla preva­lere.

corte    Perché? Lei cosa pensa?

clarettaIo penso che, in senso stretto ben s'intende, la sua particolare forma potrebbe anche essere sistemata, vero?, al settimo piano... oh non si allarmi, lasci che mi spieghi, la sua forma leggera, leggerissima, conseguente o no che sia al fatto operatorio - e in un certo senso non sarebbe esagerato dire che lei non sia neanche ammalato - la sua forma, vero?, forse si distingue da casi analoghi per una certa sua maggiore ten­denza alla generalizzazione... Mi spiego; l'intensità del feno­meno è minima, considerevole però l'area interessata... Il pro­cesso, vero?, il processo distruttivo delle cellule... è appena ri­conoscibile... forse non è ancora in fieri, vero?, eppure tende, dico solo tende, a coinvolgere contemporaneamente vaste zone dell'organismo. Soltanto per questo, secondo il mio vedere, lei non solo potrebbe essere, in senso stretto, assegnato a questo benedetto sesto piano, ma, noti bene, in questo benedetto se­sto piano lei può essere curato più efficacemente... Lei sa, in­gegnere, che la tipicizzazione dei mezzi terapeutici - e abbiamo qui una delle più belle riprove di quanto sia geniale la riforma Schroeder - tale tipicizzazione, vero?, si va accentuando dal settimo piano al primo in linea progressiva...

corte    Ma qui, caro lei, mi hanno schiaffato nella metà in­feriore.

clarettaAh ecco un altro aspetto del problema che non in­volge responsabilità diagnostiche. E qui è possibile, vero?, prospettare due ipotesi... Che cos'ha, ingegnere?

corte    (che aveva abbandonato indietro il capo come per un collasso)    Credo... credo di avere un po' di febbre...

claretta(con voce monotona e letargica) La qual cosa era ampiamente prevedibile dopo la crisi di poc'anzi...

corte    (mezzo assopito)    E allora?

claretta  E allora, caro ingegnere, i casi sono due, a mio vedere: o la segreteria della direzione incaricata della compila­zione della lista è incorsa in un banale lapsus... per l'appunto stamane mi avevano cercato per telefono chiedendo l'esatta sua posizione clinica...

corte    E lei?

clarettaIo ho spiegato come erano andate le cose finora, ma può darsi che quelli si siano sbagliati nel trascrivere... op­pure... oppure non si tratta di un vero e proprio sbaglio.

corte    Vuol dire che hanno fatto apposta?

clarettaForse la direzione stessa, e chissà, personalmente forse lo stesso professore Schroeder ha di proposito creduto bene di "peggiorare" la sua graduatoria, nel senso di assegna­re il suo caso a una categoria più bassa di quanto non impor­tasse la reale situazione clinica (sempre più monotono come una filastrocca, senza pause) e questo per un doppio motivo: primo perché io qui dentro godo fama di una certa eterodossia rispetto alla corrente ufficiale infatti i miei giudizi appaiono insomma ottimistici e indulgenti, secondo perché è buona nor­ma generale esagerare prudenzialmente anziché sminuire la gravità dei ricoverati infatti quanto più si scende di piano in piano tanto più energico è il sistema curativo e quanto più si scende di piano in piano e quanto più si scende di piano in piano e quanto più si scende e quanto più si scende... (Corte si è addormentato.)

QUADRO IX

Camera al quinto piano della clinica. Telefono sul tavolino da notte. All'aprirsi del sipario Corte è in letto mezzo addormen­tato. Anche il cerotto non c'è più.

anita     (entra insieme con la figlia Bianca. Si avvicina a Corte e lo  scuote)    Ehi, Nanni, orsaccio, su su, dormiglione!... Sono Anita... Ma come oggi non ti sei ancora alzato?... Stai tutto il  giorno a letto?... C'è anche la Bianca...

corte    (alzandosi a sedere sul letto) Ciao. (Severo) Tu Bianca, ti ringrazio sai... perdio, sei sempre qui in clinica per il corso d'infermiera... beato chi ti vede!

bianca   Oh papà, se sapessi quanto ho avuto da fare in questi giorni! E poi adesso faccio solo laboratorio e il laboratorio è nell'altro palazzo.

corte    Da fare! Chissà che affari di stato!

anita     No no, povera Bianca, ha proprio sgobbato in questi giorni... non ha più un'ora libera da quando è al comitato di cultura... siccome lei è gentile ne approfittano... tutti i concer­ti, conferenze, gite, ormai è lei che li organizza tutti, è proprio brava, sai...

corte    Però una volta dico una volta potevi pur farti vedere.

bianca   Papà... paparino... non tenermi il broncio! E poi tu sei guarito no? Tra qualche giorno esci, ho sentito...

corte    Così dicono... però adesso ho un eczema che mi dà un fastidio tale, mi dà un prurito...

anita    Dove?

corte    Qui dietro i ginocchi... e poi sui piedi...

anita     (accarezzandolo) O povero orsaccio che si gratta!... Ca­ro mio, sfoghi di gioventù.

corte    Per fortuna la febbre non ce l'ho più da l'altro ieri... oggi dovrei tornare su al settimo piano.

anita     Meno male, è ora che si decidano a licenziarti... non hai più neanche il cerotto... Ma che orrendo pigiama ti sei messo... proprio il peggio di tutti... perché non ti cambi? (Apre il comò e ne estrae uno stirato) ...E sì che ce n'hai... su, cambiati, indossa questo...

corte    (seccato)    Lascialo là, adesso non ne ho voglia.

anita    Come vuoi, caro... Senti, Nanni, a proposito...

corte    A proposito di che?

anita    Niente, un modo di dire... volevo dirti.

corte    (impaziente)    Su su, che cosa c'è?

anita     Pensavo... per quest'estate... anche per te... il mare ti fa bene... ci hanno offerto una casetta graziosissima a Cap Ferrat... dicono che sia un incanto... la Michelina che c'è stata l'anno scorso dice che...

bianca    Mamma, potevi anche aspettare...

corte    Quando ci sei stata?

anita    Come? Quando ci sono stata io?

corte    Ti conosco io, ti conosco. Ci sei già andata sì o no?

anita    Veramente...  volevo  spiegarti...  è  stata  un'occasione... l'altro ieri per un caso i Gerola andavano giù in macchina proprio da quelle parti...

corte    E quanto? Su, butta fuori tutto!

anita     (in tono di rimprovero) Nanni!... Orsaccio!... Se mi lasci parlare...

corte    A quanto hai combinato?

anita    Oh con te è inutile!... (ridendo) Chiedono quattrocento...

corte    Quattrocentomila franchi o lire?

anita    Sarebbero franchi a dir la verità...

corte    (dimenandosi fra le coperte) Porco diavolo, ho un pru­rito... dammi un po' d'acqua per favore...

anita     (affrettandosi al lavabo) Ma credo che si possa tirare un poco.

corte    Trecentottanta? Su, coraggio.

anita     La vedessi... è proprio sul mare, lontano dalla strada... c'è anche il garage... un giardino tutto di agavi...

corte    Su, perché la fai così lunga? A quanto hai combinato?

anita     Tutti mi hanno detto che è un affarone... Vedi, ho avuto la fortuna di essere presentata ai proprietari... sono certi Delhormes... i Gerola li conoscono...

corte    Trecentottanta?

anita     Meno di trecentonovanta è stato assolutamente impossi­bile... ma vedessi che paradiso...

bianca   Papà, guarda che è stata la mamma... io non volevo...

anita     Brava! Come se l'idea non l'avessi avuta tu... io neanche ci ho pensato a Cap Ferrat...

bianca   Non è vero, non è vero! Sei stata tu a proporlo, sei stata tu a combinare, sei stata tu a fare tutto!

anita     Ecco, la colpa adesso è tutta mia, sempre così... la colpa è tutta mia!... Però quando si è trattato di...

corte    (seccato) Basta, basta... e cosa volete che mi importi?... Ancora un poco d'acqua...

anita     (timida) Non sei arrabbiato, Nanni, vero?... Tu sei sem­pre così buono...

bianca   E lascialo stare!... Ti ha detto di sì, basta adesso... non lo vedi che è stanco?... È meglio lasciarlo riposare... vero papà?

corte    (la guarda amaramente) Andate... andate pure... e grazie per la visita!

anita     Come sei sempre buono, tu Nanni (lo bacia)... grazie sai... e ciao... ciao orsaccio!

bianca   Ciao, papà, domani torno a salutarti.

corte    Domani...! Dopodomani!... Ciao ciao...

anita     (dalla soglia)    Ciao, Nanni... auguri... (Esce con la figlia.)

corte    (si gratta) Le agavi... le agavi... le agavi! (Prende la cor­netta del telefono, forma un numero, si sente distintamente il segnale di libero ma nessuno risponde. Allora lui fa un altro numero, si sente ancora il segnale di libero, nessuno risponde. Corte guarda l'orologio deposto sul tavolino da notte) Le quat­tro e mezza... possibile che non ci sia nessuno? Proviamo un po' a casa... (Forma il numero, segnale di libero, nessuno ri­sponde) Cristo, non saranno mica morti tutti? (Prova ancora. Niente. È inquieto. Suona il campanello. Viene un'infermiera) Cosa hanno oggi i telefoni? Non c'è un cane che risponda!

infermiera(con tono sibillino)    Non so... Ma la linea...?

corte    La linea è libera, la linea, ma nessuno risponde. Mi fac­cia un piacere... provi lei...

infermiera    E chi dovrei chiamare?

corte    Provi a casa sua. Non ci ha il telefono?

infermiera      No.

corte    Allora a qualche amica, qualche conoscente, conoscerà qualche ditta, tanto per provare...

infermiera    Ma, non saprei...

corte    Su, mi faccia questo piacere!

infermieraChiamerò la Farmaceutica, dove c'è una mia cu­gina... Vuole che proviamo la Farmaceutica? (Nel frattempo entra Claretta che non visto da Corte si ferma sulla soglia.)

corte    Sì, sì, la Farmaceutica...

infermiera(forma il numero, si sente il segnale di libero, poi dal microfono esce la voce della donna salmodiante, con for­za progressiva. Impressionata passa il microfono a Corte) Io non capisco... senta... senta...

corte    (appena ha portato il microfono all'orecchio) La male­detta! (E depone la cornetta.)

claretta(dalla soglia, a bassa voce, sorridendo)    Cosa c'è?

corte    (spaventato) Che scherzi odiosi!... Per la Madonna che scherzi odiosi!... Non dovreste permetterlo... chi c'è al cen­tralino?

clarettaScherzi?... (Ride) Sentiamo un po'... Certo che lei, ingegnere, è un malato un po' difficile... io da lei non sento che proteste...

corte    Si fa un numero non risponde nessuno, si fa un altro numero non risponde nessuno, si fa un terzo numero idem co­me sopra, poi ecco che qualche spiritoso innesta la comunica­zione col guardaroba.

claretta   Col guardaroba?

corte    Per far sentire la voce della suora.

claretta    La voce della suora? Che suora?

corte    Quella del guardaroba, quella che prega tutto il giorno, quella che recita le giaculatorie, che sembra un grammofono.

claretta(divertito) Oh eccoci alla faccenda della suora!... Ma si può sapere chi è stato a inventare questa favola?

corte    La chiami favola lei!... L'ho sentita io personalmente con queste mie orecchie... e mica una volta sola...

claretta(perentorio) Non ci sono suore in guardaroba... è una storia... non esiste una suora in tutto l'istituto... lo so, è un pezzo che tra i malati se ne parla... chissà come è nata que­sta stupidaggine...

corte    Non ci saranno suore... ma la voce, garantito, io la sen­to... e la sentono anche gli altri...

clarettaAh, può darsi benissimo che lei abbia l'impressione di udire una voce e può darsi, vero?, che anche altri abbiano la medesima impressione, tuttavia noi non sappiamo, vero?, se la voce da lei, ingegnere, percepita sia veramente uguale a quella che sentono gli altri.

corte    E questo cosa importa?

clarettaVorrei dire che questa voce potrebbe benissimo esse­re nata dentro di voi stessi, vero?... potrebbe essere un feno­meno di eretismo morboso... spiegabile del resto... spiegabile con l'inevitabile interessamento dei settori cerebrali alla vicen­da patologica... Se si dà, per esempio, un quadro sindromico...

corte    (ribellandosi) Ma mi faccia il piacere!... E io che me ne sto qui ad ascoltarla come un ragazzetto! Lei ha sempre vo­glia di scherzare, almeno! (Ride con sforzo.)

claretta(partecipa all'ilarità)    Ah ah!

corte    Invece di tanti paroloni... mi tolga piuttosto questo prurito maledetto... giuro che in certi momenti mi ficcherei nella carne un punteruolo... Non sono iellato?... Ormai sono guarito, la febbre se n'è andata, potrei tornare a casa e questo schifoso eczema mi...

clarettaNon se ne preoccupi poi tanto, ingegnere... è una forma di nessuna gravità...

corte    ...Intanto io non trovo pace... Con tutte le vostre formi­dabili invenzioni non avete saputo trovare niente che tolga il volgarissimo bisogno di grattarsi, di grattarsi, di grattarsi! (Esegue.)

claretta(cercando di fermarlo) Lei sbaglia, ingegnere, qual­che cosa c'è, qualche cosa è stato inventato per eliminare, ve­ro?, il tormentoso stimolo... Ma io la conosco ormai, ingegnere, io non gliene parlo neanche, io so già che lei dice di no e quin­di non gliene faccio neanche cenno.

corte    (insospettito)    Che vorrebbe? Una seconda operazione?

clarettaMa non sia sempre così catastrofico! Nessuna ope­razione!

corte    E allora perché dovrei oppormi?

clarettaPer il semplice motivo che io la conosco!... E lei su certi tasti, mi perdoni la sincerità, su certi tasti lei è testardo e ombroso.

corte    Ma neppure per sogno... perché diavolo dovrei oppor­mi se lei mi prescrive una cura utile?

clarettaVuol scommettere che poi al momento buono lei dirà di no?

corte    Che cura è?

claretta    Semplicissima... le radiazioni Inverness...

corte    Inverness?

clarettaDal nome dell'inventore, un irlandese, credo, due anni fa deve essersi preso un pezzetto di premio Nobel...

corte    Radiazioni Inverness?

claretta    Inverness.

corte    E perché, secondo lei, queste radiazioni io non potrei farle?

clarettaCome no? Qui in ospedale disponiamo delle appa­recchiature più moderne... Ma c'è un inconveniente.

corte    Perché? Costano care?

clarettaInconveniente per modo di dire... Il fatto è che di impianti per i raggi Inverness ne abbiamo due soli...

corte    E con questo?

claretta   Vede che lei comincia ad arrabbiarsi? Io lo sapevo.

corte    Ma no. Sono qui che ascolto.

clarettaEcco come stanno le cose: gli impianti per i raggi Inverness si trovano al quarto e al terzo piano... perché la cura serva a qualche cosa lei ha bisogno di almeno tre applicazioni quotidiane... e io non posso permettere, non posso, che lei faccia tre volte al giorno il tragitto in su e in giù.

corte    Ma non sono mica io allora che non voglio!

claretta    Eh aspetti... Ci sarebbe il mezzo... è evidente, ma io  non glielo dico... non glielo dico neanche, so già che lei an­drebbe in bestia...

corte    Lei vuol dire che io... Lei vorrebbe farmi ancora discen­dere! Lei vorrebbe che io mi trasferissi al quarto piano?... No no! Basta! Basta le dico! Al quarto no! Mi avete menato abba­stanza per il naso! E dovrei essere al settimo, dovrei!

claretta(facendogli bonariamente il verso) Al settimo, al set­timo! Sicuro! Al settimo! Dei briganti siete voi ammalati, dei briganti che ci tenete lo schioppo puntato contro da mattina a sera! Non vi si può dire una parola che voi subito la prendete come un sacramento... siete difficili!... Al settimo!... D'accor­do, d'accordissimo che lei può essere contento del suo stato... In un certo senso, vero?, le cose non potevano andar meglio... Ma da questo... da questo, dico, a parlare del settimo piano... insomma... c'è una certa differenza!... Non è un caso preoccu­pante, ne convengo... tutto quello che vuole!... Ma al settimo!

corte    (deluso) Ma allora... lei adesso a che piano mi vorrebbe mettere?

clarettaIo? (Lo guarda furbescamente) Diamine, proprio per non vederla dispiaciuta, vero?, la potrei... io la metterei al... eh sì... al sesto piano... È contento?

corte    E allora... uno che merita il sesto, dovrebbe andare a seppellirsi giù al quarto -tra i malati gravi? Le par giusto?

claretta(allegramente) Le ho detto gobbo? Caro ingegnere, mi risponda onestamente: le ho detto forse io che lei deve scendere?... Tutt'altro... Lei è padrone... io ho solo fatto un quadro spassionato della situazione... Io so quale tormento sia il  prurito... e so pure che sollievo, nella maggioranza dei casi, rappresenti l'applicazione dei raggi Inverness... e so altrettanto bene, vero?, quanto male potrebbe farle lo strapazzo di salire e scendere tre volte al giorno... tanto più che questi raggi pro­ducono una certa spossatezza... e questa spossatezza, guardi un po' che strano, si accentua proprio nei casi che i raggi rie­scono specialmente profittevoli... (Il discorso, sempre più mo­notono di tono, si spegne a poco a poco mentre si fa buio. La voce di Claretta va intrecciandosi via via che cede, con vaghi alterni affioramenti della voce finché si fa di nuovo luce.)

QUADRO X

Riaccendendosi la luce appare una stanza simile alla precedente solo che sul cartello c'è scritto: IV Piano. Corte e Claretta nella identica posizione.

claretta...E quando mi si affaccia un dubbio circa uno dei nostri malati ho l'abitudine, vero?, di pormi una domanda... una domanda soprattutto onesta: Se tu fossi in lui, mi chiedo, che cosa faresti?... Ebbene, lo vuol sapere cosa io sempre mi rispondo?... Una risposta lampante e inevitabile... Vuole saper­lo? Se io fossi malato, caro ingegnere, malato di qualsiasi for­ma, grave o non grave, io fin dal primo giorno, senza esita­zioni, cercando di vincere le eventuali opposizioni dei medi­ci... io fin dal primo giorno mi farei assegnare, fin dal primo giorno, capisce?, a uno dei piani inferiori della clinica... Mi farei mettere addirittura al...

corte    Al primo?

claretta(con scherzoso gesto di orrore) Oh no, al primo no!... questo poi no... non esageriamo adesso... (ride) ...Ma al terzo sì... o anche al secondo... e sa perché?... perché negli strati inferiori, per usare una terminologia geologica, i giacimenti sono di gran lunga più generosi e puri... perché al terzo e al secondo piano i nostri mezzi terapeutici si dispiegano in tutta la loro efficacia potenziale... lei sa poi chi è l'anima di questo istituto?

corte    Non è il professor Schroeder?

claretta    Il professor Schroeder, bravo! Lui il fondatore della nostra scuola, non solo: lui il progettista dell'intero impian­to... Ebbene lui, il maestro, regna per così dire fra il primo e il secondo piano. Di là la sua forza benefica si irraggia... ma se vogliamo essere sinceri, il suo diretto influsso non si estende oltre il terzo piano... curioso eh?... Più in là si direbbe che gli stessi suoi ordini si sminuzzino, deviino, perdano di consisten­za e autorità...

corte    Oh basta, basta...

clarettaVogliamo per esempio considerare il suo caso per­sonale? Ci troviamo di fronte, vero?, a una sindrome che po­tremmo definire di base... fortunatamente caratterizzata dalla sua estensione, vero?, piuttosto che dall'intensità... Il processo...

corte    (amaro)    Il processo distruttivo delle cellule?

clarettaAh ah, ma chi le ha insegnato questa orribile, questa vituperevole espressione? Dove l'ha pescata? In qualche li­bro?

corte    Ma lei, professore, lei stesso, un giorno...

clarettaIooo?... Ma avrò scherzato! Lo vede come è difficile trattare coi malati? Si scherza un po' per tenerli su di morale ed ecco... ecco che è peggio! Il processo distruttivo delle cellu­le!... Bellissima! Ah ah...

corte    Eppure quel giorno...

claretta(senza badargli) Ma sopra questo... questo processo distruttivo delle cellule, se lei proprio ci tiene, ecco innestarsi, vero?, un altro fatto, del tutto indipendente, insorto da una ascendenza causale probabilmente non accertabile agli attuali lumi della scienza ma certo estranea al primo... Di nessun mo­mento agli effetti fisiologici... tuttavia ne convengo fastidiosa... oltremodo fastidiosa... l'eczema!... Ordunque, mi lasci prose­guire, questo secondo fatto è stato fronteggiato con l'arma più sicura, non c'è dubbio. Perché allora, lei si sarà domandato, perché allora i risultati sono stati esigui?... Bene, secondo, me, il motivo può essere di duplice natura... O un puro caso sfavorevole... oppure, supposizione più allettante, vero?, la somministrazione dei raggi Inverness si è dimostrata insuffi­ciente... quindi, quindi... applicazioni più massive, da effet­tuarsi con frequenza più serrata... quindi apparecchi più po­tenti... quindi, se proprio ci indirizziamo per tale via, necessita di ricorrere all'impianto massimo, il quale... (guarda l'oro­logio) ma è tardi, forse è meglio che sospendiamo... forse lei è un poco stanco...

corte    Su, su, mi dica...

clarettaVede? Lo so... sono discorsi... discorsi che lei pre­ferirebbe non sentirsi fare... sa cosa a lei manca, caro ingegne­re?... Lei non ci crederà... ma bisogna pur dire le cose come stanno... A lei manca la volontà di guarire!

corte    Io? Io?... Lei vuol...

clarettaSì, sì, lei. Noi le diciamo: per guarire in breve tempo occorrerebbe una cura più energica, più intensiva. Ma lei no... lei no!... Lei si preoccupa di formalità ridicole. Lei si preoccupa dei gradi... il settimo, il sesto, il quinto piano... in alto o in basso... in alto o in basso che vuole che importi?... Ma lei no... non pensa ad altro lei... di nient'altro si preoccu­pa... mica di guarire in fretta!

corte    Lei vuol dire... lei vuol dire che quest'impianto è al... è al...

clarettaSì, sì... mi pare di averglielo detto e ripetuto!... Ma perché insistere? Perché continuare in queste discussioni inu­tili, se lei si rifiuta formalmente di accedere al terzo piano?... Lei è libero... liberissimo... Qui non si esercitano pressioni di alcun genere... Se lei non vuole... pazienza!

corte    Professore... E quando lei direbbe che...

claretta(allegro) E perché, benedetto uomo, vuole aspetta­re ancora?... Non ne ha ancora abbastanza di restare in cli-nica?... Ma subito... ma subito!... Io non perderei neppure un'ora...

corte    Dio!... Al terzo... al terzo...

QUADRO XI

Una camera al terzo piano della clinica. Nel letto c'è un ma­lato, che potrebbe essere, volendo, il Signore grasso incontrato nei Quadri V e VI. Luce elettrica accesa. Quando si aprirà la por­ta, si constaterà che di fuori, in corridoio, è giorno fatto.

         

corte    (entra in vestaglia, si accorge di aver sbagliato camera, fa per ritirarsi)    Oh, mi scusi!

malato  No, no, prego, si accomodi.

corte    Sa, sono appena arrivato a questo piano... tornavo dal­la sala raggi, e ho sbagliato camera. (Fa per richiudere.)

malatoMa no... ma no... entri un momento... si sieda... mi fa un piacere... si sieda... non viene mai un cane qui da me...

corte    Ho visto 16 scritto sulla porta... al piano di sopra ave­vo la camera 16 e così... (guardandosi intorno, stupito che la finestra sia sprangata) Ma perché qui è tutto chiuso? Sa che è quasi mezzogiorno? Sapesse che giornata fuori... c'è il so­le... gli alberi fioriti. (Fa per alzare le tapparelle.)

malato  No no, lasci chiuso per favore.

corte    Male agli occhi?

malato  No.

corte    E allora?... Vedrebbe almeno un po' di verde.

malato  Proprio per questo.

corte    Non le va?

malatoOdio il verde, non posso più vedere gli alberi, né i fiori... Perché?... Le sembra strano?

corte    Secondo...

malatoE poi fuori ci sono gli uomini che camminano... mi danno ai nervi quegli odiosi!

corte    E faccia a meno di guardarli!

malatoNon basta. Dalla finestra aperta entrano i loro strepiti, le automobili, i clacson, i tram, gli urli, guai se si tengono le finestre aperte... Lei le tiene aperte?

corte    Io sì.

malato  E poi, io mi domando, chi è tutta quella gente?

corte    Che gente?

malato  Quella che si vede fuori.

corte    (ridendo di mala voglia) Come: chi è? Chi vuole che siano? Ma sono uomini... gente come noi.

malatoCome noi? Davvero come noi? E allora fanno la no­stra stessa vita?

corte    Bravo, loro sono sani.

malatoEcco, volevo proprio sentirla ripetere la bella paro­la... i sani... i sani! Che bella parola!... Lei li conosce?

corte    Se li conosco... anch'io dopo tutto sono un sano... sa? io sono del settimo piano... venuto quaggiù solo per fare i raggi...

malato(incredulo) Ah lei è del settimo piano e viene quaggiù per i raggi... e come mai ha la camera qui?

corte    Le fisime dei medici... perché io non vada su e giù con­tinuamente, solo per questo...

malato(scettico, vagamente ironico) Lei è assegnato al setti­mo... ma provvisoriamente... provvisoriamente lei risiede... ri­siede qui da noi...

corte    Sì, le ho detto.

malato(insistente) Però, però, il suo posto è in cima, al setti­mo?

corte    Al settimo.

malatoAllora dunque lei è malato per modo di dire eh?... Lei allora fa parte, diremo così, della rispettabile comunità, del­la famigerata troupe. (Fa segno a fuori.)

corte    Che troupe?

malatoLa troupe... la congrega... di quelli che vivono fuori... dei sani insomma...

corte    Spero, almeno, di farne parte ancora...

malato(svagato)    Parte di cosa?

corte    Ma... della troupe, come dice lei...

malato  Li conosce? Li conosce bene?

corte    Lei no forse?

malatoIo no. Io me ne sono ormai dimenticato... Come se fossero passati cinquant'anni per lo meno da quando...

corte    Da quando è entrato qui?

malato...e adesso, dopo tanto tempo, non riesco neppure a ricordarmeli, quelli là fuori.

corte    (fa per uscire)    Beh, io tolgo il disturbo.

malato(senza badargli)    Che cosa fanno? Mi dica, cosa fanno?

corte    Come?

malatoQuelli là fuori cosa fanno? Avrà avuto occasione di osservarli. Che cos'hanno? Perché corrono? Che smania li ha presi? Vogliono far carriera, vogliono guadagnare, guadagnare, no? È questo che vogliono?

corte    (con una certa superiorità) Più o meno... è quello che tutti preferiscono.

malato  E dica, vanno in giro in macchina, no? E fumano no? Sigarette americane? Le fumano ancora le sigarette americane?

corte    C'è parecchi certo, che le fumano.

malatoE vanno al ristorante no? Si siedono e ordinano qualsiasi cosa che gli passa per la testa, e il cameriere immedia­tamente gliela porta, no? E loro bevono, loro mangiano. È an­cora così?

corte    (sorridendo ironico)    Più o meno.

malatoE hanno le donne, no? Le donne!... Ci fanno l'amo­re?... Ci fanno l'amore ancora?

corte    Beh, è una vecchia abitudine!                                          

malatoPoi, non basta... hanno i treni e gli aeroplani... le campagne, i monti, i mari e tutto il resto... viaggiare, diver­tirsi, liberi, dimenticare quello che può succedere da un mo­mento all'altro, dimenticare la comune condanna, non è forse così?

corte    Positivo.

malato  Adesso dica, lei che li conosce: si lamentano?

corte     Come si lamentano?

malatoSi lamentano... si lagnano... brontolano... non sono contenti. Si arrabbiano... vanno in bestia... bestemmiano... giuro che quelle carogne si lamentano!... Dalla mattina alla sera si lamentano che non hanno soldi abbastanza, che la casa è troppo povera, che il riso è troppo cotto, non è così?, dica dica...

corte    Succede infatti...

malatoFanno tragedie, fanno, perché la loro auto non è del­l'ultimo modello, no?... E le mogli piantano il muso perché l'amica ha la pelliccia nuova e loro no?... Fanno tragedie per un raffreddore... per un raffreddore hanno il coraggio di pre­gare Dio Onnipotente! Hanno il coraggio di scomodarlo, i maledetti!

corte    Ma... quando uscirà di qui, anche lei probabilmente...

malatoAnch'io? anch'io, dice?... Ma non lo vede come sono ridotto?... Imprigionato qui... e lei mi scusi se ho... (Entra infermiera allegrissima.)

infermiera(a Corte) Ah lei è qui? Finalmente... Ma sa che sono diventata matta per cercarlo? (Con malrepressa ilarità) Ma sa che è stato un bello scherzo? Come se lei si fosse vo­latilizzato, ah ah... lei era in fondo al corridoio che camminava proprio davanti a me... ah ah... e a un tratto non l'ho vista più... sparito proprio... inghiottito dalla terra... e allora corro a vedere nella sua camera e poi nella sala raggi e poi di nuovo in camera!... Niente... mi domandavo se per caso non l'avesse­ro rapita... ah ah... un pezzo grosso come lei!

corte    (forzato a sorridere) Beh, fa piacere vedere una persona allegra...

infermiera    Tutte qui noi siamo allegre.

corte    Allegre sempre? Tutto l'anno?

infermiera    Tutto l'anno non so... ma certo in questi giorni sì.

corte    Qualche aumento in vista?

infermieraAltro che aumento! Le vacanze! Quindici giorni filati di vacanza.

corte     Per tutti?

infermieraTutti: medici assistenti infermiere tecnici guarda­robieri personale di fatica, eccetera, tutti in vacanza.

corte    Brava! E ai malati chi ci pensa?

infermieraMa si va in vacanza a turno! Prima quelli di un piano e poi quelli di un altro e così via... adesso tocca al no­stro!

corte    Va bene. Ma i malati?

infermieraDovrete aver pazienza... Per quindici giorni vi congediamo.

corte    A casa?

infermieraOh addirittura! (Ride) Come corre lei!... Voi pas­sate a un altro piano.

corte    Tutti quelli del terzo piano a un altro piano?

infermiera(vedendolo spaventato) Sì... non è mica niente di terribile.

corte    (saggiando con paura il terreno) E noi si passa al quar­to?...

infermieraNon so... ma credo che il quarto sia al completo... credo invece che passerete al secondo.

corte    Al secondo?

infermiera(facendo segni di intesa al Malato perché taccia, ri­de) Al secondo, sì... Perché? Le sembra una cosa straordina­ria?

corte    (dominandosi con fatica) No, no... io al secondo non posso... assolutamente... adesso basta... questo sa cos'è, uno sporco imbroglio ecco che cos'è (vacilla, l'infermiera lo sostie­ne e lo accompagna fuori), adesso lei... lei farà il santo piacere di chiamarmi immediatamente il direttore... immediatamente il direttore... io gliele voglio cantare, capisce? Direttore o no che sia... non è lecito... (La voce si perde giù per il corridoio.)

QUADRO XII

Camera al secondo piano. Corte è assopito in letto mentre un'in­fermiera seduta vicino a una lampada lavora intensamente ai ferri canticchiando tra i denti una nenia uguale alla famosa voce.

corte    (risvegliandosi di soprassalto) Cos'è? Chi è che canta­va? Lei?

infermiera   Io?... io no... perché?

corte    Niente... (inquieto)... che ora è?

infermiera    Le quattro e mezza.

corte    (dopo una pausa) Ha telefonato nessuno mentre dor­mivo?

infermiera  No.

corte    (prende la cornetta del telefono e tenta di fare il numero ma si accorge che il cerchio non gira. È un telefono finto) Ma... ma... si può sapere... questo è un telefono da burla... è uno scherzo... un telefono finto!

infermiera(sorridendo) Per evitare che i malati si affati­chino...

corte    E che bisogno c'è di queste pagliacciate?

infermiera(maliziosa) Metodo Schroeder... ipocrisie... non hanno il coraggio di dire le cose come sono... Metodo Schroe­der... Per combinare questi trucchetti il direttore è un genio!... Doveva fare il diplomatico... Ne raccontano di quelle... ades­so per esempio... da un giorno all'altro dovrebbe venire qui al secondo un pezzo grosso... ah è troppo bella!

corte    Chi? Chi?

infermieraNon mi ricordo... deve essere uno molto ricco... Beh, questo poveraccio è liquidato, con tutti i suoi milioni non c'è più niente da fare, eppure gliene hanno raccontate tante e poi tante che lui è convinto di stare benissimo, con­vinto di dover tornare a casa da un giorno all'altro... e il bello... mi lasci ridere perché è troppo comica... lui, capisce?, dovreb­be stare al secondo se non addirittura al primo piano. Ma bisognava salvare le apparenze... e allora non le dico, non le dico che finzioni hanno inventato per persuaderlo a scendere, lui che non ha neanche il più lontano sospetto!... (ride) di piano in piano una bugia sempre nuova... sempre più astuta, sempre più difficile!... oh è un mago, Schroeder, a inventarne!... E adesso lui sta per arrivare qui e non sa ancora niente, lui è sempre convintissimo che il suo posto è al settimo piano e che è sceso soltanto per colpa di disguidi, equivoci, malintesi, pa­sticci burocratici, ma niente che abbia veramente a che fare con la malattia... lui ci è cascato in pieno e sì che nella vita non deve essere mica un imbecille.

corte    E lui, lui non si rende conto?

infermieraMacché... Lui si aspetta di essere dimesso dal­l'oggi al domani...

corte    (dopo un lungo silenzio, balbettando per l'emozione) Si­gnorina... lei sa come si chiama?

infermiera  Chi?

corte    Questo pezzo grosso... dica... il nome non è Corte per caso?

infermiera(confusa)    Corte?

corte    Sì, Corte... non si tratta per caso dell'ingegnere Corte?

infermiera(capisce la gaffe, spaventata) Ah io... io non... no no no mi pare di no... no no non è il nome che lei dice... no no assolutamente... non è Corte (quasi cercasse nella me­moria)... Corte... Corte... (come illuminata da una rivelazio­ne)... Ma Corte è lei, no?... Macché Corte!... (Ride) ...Dio, cosa si voleva mettere mai in mente?

corte    Io... (In quel preciso istante bussano, chiedono "Per­messo" e senza aspettare la risposta entra un capoinfermiere compitissimo seguito da due infermieri che portano una barella vuota.)

capoinfermiere    Permesso? Permesso? Disturbiamo?

corte    Cosa c'è?

capoinfermiere    Siamo qui per... per quel piccolo trasloco..

corte    Come?... Non sono passati neanche cinque giorni... Già tornati quelli del terzo piano?

capoinfermiere    Come tornati?

corte    Dalla vacanza, no?... Ma vuol dire che hanno anticipato se io devo tornare su al terzo... dovevano stare via quindici giorni...

capoinfermiere(un po' imbarazzato) Ma... veramente, si­gnore, non si tratta... non si tratta del terzo... noi siamo in­caricati espressamente... siamo incaricati di...

corte    (balza a sedere sul letto)    Dove? dove?

capoinfermiereMa... veramente, signore... è al primo che dob­biamo...

corte    (esplodendo) Basta basta, manigoldi!... Fuori di qui, fuo­ri... Voglio vedere Schroeder!... Voooglio vedere Schroeder! È una persecuzione questa... Io sono del settimo... io sono del settimo piano... e io non scendo, io mi rifiuto, io non scendo...

capoinfermiere(mellifluo) Ma allora, signore... se le cose stanno così... si tratta certo di un errore... una svista... Non se la prenda con me... nient'altro che una svista...

corte    (che comincia a perdere forze dopo il primo sfogo) Chia­mate Schroeder!

capoinfermiereCredo che oggi... oggi il professore... credo che sia fuori città.

corte    Allora chiamatemi subito Claretta...

capoinfermiereNon so se il professor Claretta... mi par di aver sentito che anche lui...

corte    Chiamatemi il diavolo che volete, ma di qui io non mi muovo.

capoinfermiere(a un infermiere) Su, corri a chiamare il me­dico di turno... (a Corte) Credo che oggi sia il dottor Trotta...

corte    (tra sé) Basta... basta... mi avete rotto l'anima abbastan­za... Io divento matto... io divento matto... (Intanto si odono lontane scampanellate, voci, passi, cicalini, tramestio, mesco­lati a fugaci ritorni della solita voce) ... e adesso... chi è... chi è adesso che si mette a cantare?

capoinfermiereNon so, signore, non saprei. (In quel mentre entra di furia il professor Claretta.)

claretta(giovialissimo)    Gran Dio, che succede?

corte    (interrompendosi ogni tanto per colpi di tosse)    Succede che io... succede che qui mi vogliono portare giù al primo piano... io sono qui provvisoriamente, provvisoriamente lei lo sa bene, professore, e io sono stufo... io sono stufo di queste odiose storie.

claretta(agli infermieri, severo) E a voi che vi è saltato in mente? Siete impazziti siete?

capoinfermiere(umile) C'è l'ordine, c'è il modulo, ecco qua... Con la firma del professore Schroeder...

clarettaMa fammi il piacere... qua... vedere!... (afferra il modulo, lo esamina attentamente, scuote il capo) Beh, è cu­riosa... non c'è dubbio... è proprio la sua firma... io non capi­sco... qui deve esserci un madornale equivoco... hanno preso un granchio...

corte    Granchio... Questo è una mascalzonata bella e buona!

claretta(bonariamente, come se si trattasse di una cosa di nes­sun conto, come si fa con un bambino) Per carità, ingegne­re, adesso lei non aggravi il guaio che è successo... se lei si agita... Diavolo, non è poi una disgrazia irreparabile!

corte    E allora dica che mi lascino in pace!

clarettaCerto... certo... però, vede, purtroppo...

corte    Purtroppo cosa?

clarettaMa non se la prenda in questo modo... perbacco un uomo come lei! Sono io adesso, altro che lei negli impicci! (Ride)... Che faccio io?... Qui c'è un ordine di Schroeder con tanto di firma... Fin che lui non torna...

corte    Dove vuole andare a finire lei?

claretta(sempre allegro) Eh, fa presto lei a protestare, ca­rissimo ingegnere!... Poi siamo noi medici che restiamo nelle peste!... Qui, già me la sento... viene fuori una grana, di quel­le!... una grana fuori serie!... Vede? Lei riderà ma io non ho abbastanza autorità...

corte    Dica, dica su: non vorrà mica portarmi giù per caso, adesso?

clarettaCaro ingegnere, come lei mi giudica male... come se io... ma io l'avrei già fatto subito in pezzettini questo foglio! Piuttosto mi trovo io nelle sue mani adesso, caro ingegnere... Io la supplico, la supplico veramente di rendersi conto...

corte    (spossato, con voce afona) Io... io... questa è una infa­mia!

claretta(mentre gli infermieri avvicinano la barella) Via, non faccia così, ingegnere... lei deve venirmi un poco incon­tro... anch'io, anch'io nei panni suoi sarei indignato... (Agli infermieri, duro) Su, voi, sbrigarsi!... (tornando al tono ilare)... È grossa, ne convengo, è molto grossa... e purtroppo non è la prima volta... Ma come faccio io? Mi dica lei: come faccio?... Qui c'è l'ordine di Schroeder... qui c'è un ordine preciso, su su, ingegnere, su la prego. (Intanto aiuta gli infermieri a sol­levare dal letto Corte per adagiarlo sulla barella.)

corte    Lei se ne pentirà... questa è un'infamia!...

clarettaSu, su, caro ingegnere... ma sa che lei in fondo è un gran bambinone? Domani, domani sarà tutto sistemato...

corte    (ormai vinto)    Un'infamia... un'infamia!

QUADRO XIII

Camera al primo piano. Tardo pomeriggio. Corte disteso in letto dorme. Una infermiera, controluce, lavora febbrilmente ai ferri.

mamma(entra in punta di piedi insieme col dottor Malvezzi che porta una piccola valigia. L'infermiera appena li vede scompa­re come un fantasma)    Ah!

malvezzi  (a bassa voce)    È scappata!

mamma(pure a bassa voce)    Dottore, ha visto? Era lei!

malvezzi  Chi?

mammaGiuro che è lei... la stessa che era entrata in casa no­stra... la maledetta!... Anche allora... (si interrompe a un lieve gemito del figlio, accorre al letto e cerca di svegliare il malato prendendolo per le mani) Nanni, Nanni!.,. Sono qui...

corte    (uscendo dal letargo)    Oh...

mamma(misteriosa) Nanni, Nanni... su svegliati... c'è qui an­che il buon Malvezzi... Nanni! Siamo venuti a prenderti... bisogna che tu venga via... subito!

corte    (stanchissimo, dolcemente) Chi sei?... La tua faccia mi pare di conoscerla...

mammaNanni!... Come?... Sono la mamma! Non ti ricordi della mamma?

corte    Oh è vero, è vero... Dio! La mamma!... Hai fatto un lun­go viaggio per venire?... Che brava che sei stata!... venire fino da laggiù... stanca, sarai...

mammaNanni, siamo venuti a prenderti, devi venire via im­mediatamente... immediatamente capisci?... Senza che nessuno sappia... fuori c'è la macchina che aspetta...

corte    Ciao Malvezzi... tu sei sempre un grande amico... accom­pagnare la mamma in un viaggio simile!... Quanti giorni avete messo?

malvezziCorte, forse adesso hai un po' di febbre... ti prego... Stammi a sentire... tu non puoi restare qui neanche un mi­nuto...

corte    Oh è stato un equivoco, un semplice errore di trascri­zione. Domani Schroeder viene... io tornerò di sopra...

malvezziAdesso non pensare a Schroeder... non c'è da per­der tempo... qui nella valigia abbiamo portato da coprirti... una giacca, l'impermeabile, le scarpe... tanto da attraversar il giardino... su, presto, vèstiti!

corte    (lentamente)    Vestirmi per che cosa?

malvezziNon vorrai mica uscire in pigiama no?... Su, faccia­mo presto, io ti aiuto...

corte    (scuote la testa) Ero un bestione... una bestia feroce ero... un cavallo al galoppo... un imperatore ero... ti ricordi?... E adesso guarda... Mi hanno conciato bene, no?

mamma(ansiosa) Nanni, di queste cose parlerai più tardi, a casa, ...vèstiti adesso, ti supplico, vèstiti, dobbiamo fare pre­sto.

corte    Anche se mi alzo... e mi vesto... ed esco insieme a voi... oh non arriveremo mai... mai noi arriveremo!... Troppo lonta­no... è una strada immensa... Ci sono sei piani, sei piani, sei piani sopra di me, una montagna... Ci pensi, mamma?... Eh, a farmi precipitare giù hanno fatto presto, coi loro bei giochet­ti... e io idiota ci credevo... Presto hanno fatto... ma adesso per tornare in cima!... Anni, anni, ci vorranno... e intanto...

malvezziMa noi usciamo direttamente nel giardino, diretta­mente da qui. Non c'è da salire neanche uno scalino... la mac­china è al cancello... Ti copri bene... e se ti senti debole, ti sosterremo, no?

corte    (sorridendo)    Mai... non arriveremo mai!

mammaTi scongiuro, Nanni, le discussioni le facciamo dopo... adesso vestiti... su, almeno infila questa giacca... qua, da bra­vo... (Alla bell'e meglio gli infilano faticosamente la giacca so­pra il pigiama.)

corte    Con i sorrisi e i complimenti... Tutto uno scherzo!... Niente altro che una burla, vero? Vero, mamma?... (Gelido e amaro) Con le cortesie e i risolini mi hanno distrutto... i pro­fessori!

mamma  Su su, Nanni, ecco... qua... infila l'altra manica...

corte    Te lo ricordi, mamma, l'ingegnere Giovanni Corte? Te lo ricordi? Era piuttosto in gamba, vero?

mammaTaci, taci, adesso... (cercando di abbottonargli la giac­ca) e dov'è il bottone? Guai se adesso qualcheduno entrasse... Malvezzi, Malvezzi, per favore, gli infili lei le scarpe...

corte    (lasciandosi fare, inerte) Un leone ero... e adesso ecco un agnellino che ha freddo, e lo vestono... Mamma... che as­surdità questo viaggio... non arriveremo mai...

malvezzi(sempre affannandosi per vestire l'amico) L'imper­meabile adesso... signora, qua, mi aiuti. (Infilano l'impermea­bile a Corte.)

corte    Una volta... una volta lo adoperava l'ingegnere Corte questo bell'impermeabile... Te lo ricordi, mamma?... Un uomo dinamico... sicuro di sé... Come era sicuro di sé! Te lo ricordi?

mamma  Su, su, che sei pronto, su, coraggio, alzati adesso...

corte    (abbandonandosi supino sul letto) Salutamelo, mamma, salutamelo se per caso lo rivedi... ma ho paura che... (la voce della donna affiora da lontano) mi pare che mi chiamino... mi chiamano... lo senti?

La tapparella lentamente scende e si fa buio a poco a poco.

malvezzi    Signora! (Fa segno alla finestra) Troppo tardi!

corte    Vedi? Vedi? (Fa debolmente segno alla finestra) Mam­ma...

mamma  Cos'hai, tesoro?

corte    Mamma, va', va', prima che per la via ti prenda il buio...

Un caso clinico è stata rappresentata per la prima volta il 14 maggio 1953 al Piccolo Teatro della Città di Milano, per la regia di Giorgio Strehler.

Personaggi e interpreti: Ingegner Giovanni Corte (Tino Carraro); Sua Mamma (Gina Graziosi); Anita, sua moglie (Elena Borgo); Bianca, sua figlia (Adriana Asti); Gloria, sua segretaria (Mila Vannucci); Dottor Malvezzi (Armando Alzelmo); Menti, ex fattorino (Diego Parravicini); Gobbi (Guido Alori); Dottor Spanna (Alberto Lupo); Professor Schroeder (Romolo Valli); Professor Claretta (Marcello Moretti); Assistente (Ferruccio De Ceresa); Mascherini (Checco Rissone); La donna malata (Elsa Albani); Il signore malato (Ottavio Fanfani); Il malato del terzo piano (Carlo Bagno); Il portiere (Antonio Cannas); Signore pallido (Die­go Parravicini); Prima infermiera (Lietta Carraresi); Seconda infermiera (Grazia Cappabianca); Terza infermiera (Elvira Petru); Infermiere (An­tonio Cannas).

Prima edizione: Milano, Mondadori, 1953.