Un mercoledì da leoni

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UN MERCOLEDI’ DA LEONI

commedia brillante in due atti sulla Roma de ‘na vorta

di

Claudio Morici

Il presente testo è tutelato da diritti S.I.A.E.

Per contattare l’autore: claudiomorici@yahoo.it


Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

ATTO PRIMO

VOCE FUORI CAMPO

“Nuovo incredibile colpo avvenuto nella notte di ieri a Roma, ad opera del misterioso bandito dall’accento francese ormai noto in città come il “Robin Hood de noantri” che da mesi ormai si diverte alle spalle delle forze dell’ordine. Il colpo, questa volta,

èavvenuto in Via Giulia intorno alle due della notte. L’uomo, accompagnato come sempre dal suo scudiero e con il volto coperto dalla ormai caratteristica maschera, ha avvicinato il noto imprenditore romano marchese Ottavio La Marca, proprietario dell’omonima fabbrica di tessuti, privandolo di tutti i suoi averi e lasciandolo (è il caso di dire) in braghe di tela nel mezzo della popolare strada romana.

Sembra poi che, pochi minuti più tardi, una ingente somma di denaro sia stata lasciata da un anonimo donatore a quattro donne del quartiere licenziate poco tempo prima dallo stesso marchese, per non aver restituito, entro i tempi stabiliti, denaro ricevuto in prestito; assieme al denaro, come ormai tradizione, una lunga rosa rossa.

Ancora una volta, per le forze dell’ordine, è stato impossibile provare una connessione tra la rapina e l’incredibile e generoso gesto, tuttavia evidenti, ancora una volta, le coincidenze che farebbero pensare ad un coinvolgimento di Robin Hood

IL SIPARIO SI APRE


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ROSINA               (quasi sottovoce) Ma no, t’ho detto! Nun devi insiste! Se arriva la

signora che figura ci faccio?

VOCE                     (fuori campo) Ma che te costa su… salgo due minuti e me ne

vado!

ROSINA               T’ho detto de no! Mò no… sto a lavorà… lo sai che nun me piace

quando ‘nsisti…e.. poi sto cor Sor Egisto… se po’ svejà e nun me và!

VOCE                     E daje Rosì… almeno un bacetto! Che te costa? Un bacetto e me

ne vado!

ROSINA               Uff… e se ci vedono? Che vuoi che me licenzino? Quella nun

aspetta artro!

VOCE                     Ma nun ce vede nessuno! E sù damme ‘sto bacetto!

ROSINA               Te guarda se me devi fa’ sgridà dalla signora!

EGISTO                (apparentemente continuando a dormire) A Rosì… e daje ‘sto

bacetto, che alla signora ce penso io…

ROSINA               (sorridendo verso Egisto, poi verso fuori) Vabbè! Ma poi te ne

vai! Promesso?

VOCE                     Promesso!

Rosina si sporge e lancia un bacio mentre alle sue spalle entra Teresina

TERESINA    Embè? È cosi che lavori? Brava!

ROSINA               (tirandosi subito indietro) Ma no signora Teresina… e che stavo

a… a vedere… se..

EGISTO                Je l’ho chiesto io de fa cambià un po’ aria nun se respirava!

Rosina, bella, aprila mejo ‘sta finestra

TERESINA       (al suocero) E figuramose! (a Rosina) E che sarebbe ‘sta novità

che le finestra se aprono tirando baci in mezzo alla strada?


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ROSINA               Perché? Nun se può? A me Roma me piace talmente che quando

apro la finestra… nun me tengo!

TERESINA    Ma tante vorte me stessi a prende in giro?

ROSINA               Io? Me possino signò…

EGISTO                (restando con gli occhi chiusi) E se vede che oggi se sentiva

romantica! Sarà st’aria de primavera che c’è oggi pe’ Roma!

TERESINA    Hai sentito la piccolina? Se sentiva aromatica se sentiva! Ma che

volete che la prendano pe ‘na casa d’appuntamenti questa?

ROSINA                E già perché invece…

TERESINA    ‘nvece che?

ROSINA                (ironica) No dico… invece è ‘na casa seria..

TERESINA    E se capisce che è ‘na casa seria… onesta e rispettata!

ROSINA               (andandosene sculettando) Sì, sì.. com’è vero che io so’ Santa

Maria Goretti!

TERESINA    Tu voi vedè come te faccio tornà a fa’ quello che facevi prima de

vince ‘sto terno?

ROSINA               (voltandosi dispettosa) E nun lo potete fa’ perché me lo deve dì er

sor Egisto! È lui che me comanda!

EGISTO                Hai sentito che ha detto?

TERESINA    Ho sentito sor Egì, ho sentito! Siete voi che ce sentite solo quando

ve fa comodo! (si affaccia e guarda nervosamente fuori dalla

finestra)

EGISTO                Chi ha parlato?

VIOLA                   Teresìna?

EGISTO                Ariecchetela, tie’!

VIOLA                   Teresì! Embè? Che sta a succede? Ho ’nteso certi strilli…


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TERESINA    E che deve succedere! (alzando la voce) Che voi che succeda!

Gnente succede! Che succede? Gnente!

VIOLA                   Io ‘na domanda ho fatto… siccome che stavo a fa’ l’involtini de

prosciutto e cicoria ho pensato che se nun v’offendavate ve

potevo….

TERESINA    Succede che vivo in casa mia, ma e come se nun lo fosse! Questo

succede!

EGISTO                Ma perche difatti nun lo è… (alza la testa) ‘sta casa è mia … e de

mi fijo se capisce… tu sei ospite! (a Viola)... E questo vale pure pe’ voi sora Vio’!

VIOLA                   E mo’ che c’entro io? Io ero passata perché, come dicevo, dato che

stavo a fa’…

TERESINA    Ma mica so’ nessuno io! Io sono la moglie legittima de vostro

figlio… mica n’estranea!

EGISTO                (alzandosi lentamente dalla poltrona) E infatti stai a pensione

senza pagà ‘na lira! Te pare gnente? Che nun te basta?… Se voi sei libera de sceje… trovate n‘antra pensione e vai!

TERESINA    Co’ l’entrate de’ vostro fijo? E’ oro che cola si se mette qualcosa

sotto i denti… E nun basta! Dobbiamo dare pure ospitalità a…

(indicando da dove è uscita Rosina)

VIOLA                   Teresì…

EGISTO                Ah… gioventù ingrata! Tu dovresti bacià pe’ tera ‘ndo passeno i

piedi miei invece de lamentatte…e poi, dico io, sta scritto da

qualche parte che a lavorà dev’esse solo l’omo? Prendi Rosina…

lei sa procurasse er pane da sola: è autogestita!

TERESINA    Bel modo de procurasse er pane sor Egì! E nun me fate parlà che è

mejo!

VIOLA                   Teresì…


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EGISTO                (con intenzione) Almeno lei se fa pagà…

TERESINA    Ahò! Embhè? Ma che s’insinua sor Egì?

VIOLA                   (piano a Teresina) Ma no Teresì lassa fa… se dev’esse confuso…

dice le cose senza pensacce!

TERESINA    Annamo de là sora Vio’, dateme na mano. (escono)

EGISTO                Ecco vedi? Questo è uno dei vantaggi d’esse vecchi! Poi dì la

verità in faccia alla gente e te pijano pe’ un rincojonito che s’è

confuso… (commosso tira fuori dalla tasca della vestaglia una

vecchia foto rovinata) Stesso carattere! Stesso temperamento!

Lalla mia bella! Ah.. tu si che eri ‘na donna… ma io la mia

promessa l’ho mantenuta! Te l’ho giurai quer giorno… a lei ce

penso io!

TERESINA       (Rientrando) Ma che state a dì sor Egì? Che ve siete messo a fa’ er

Rosario?

EGISTO                A parte il fatto che prima me dovete convertì! - E c’è sempre

tempo - poi, te ripeto, si c’è una che deve di’ er Rosario cento vorte ar giorno quella sei tu!

TERESINA    Ma lo sentite sora Viò! Ma lo vedete come me tocca vive? Si

stanno coagulando contro di me! Comunque se non ci pensa mio

marito a cacciarla quella… (trattenendosi la bocca) mmhh… lo

stavo pè dì… (gridando verso destra all’indirizzo di Rosina) ma

pe’ fortuna che io so ‘na signora sennò…

VIOLA                   Teresina! Ma che sei impazzita? Te voi mette a fa questioni co’

‘na… ‘na serva?

EGISTO                (raccogliendo le sue cose) Se dà er caso che sia io qua a stabilire

le gerarchie de casa… (chiama forte) Rosina! Vieni bella de sor

Egisto che so’ stanco e me vojo annà a mette un po’ a letto, pe

stammatina l’occhi mia hanno già visto abbastanza zozzerie… (a

Teresina) e ricordete che lo dice pure er Vangelo che siamo nati pè

servì… e chi non è serva nella vita è perchè se vede… che nun

serve! (rivolto a Rosina che l’ha raggiunto) Annamo bella mia che

te qua dentro sei ‘na principessa!


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ROSINA               Grazie sor Egì (gli da un bacio sulla guancia ed escono assieme a

destra)

TERESINA    C’avete proprio ragione sora Vi o’…io nun me ce devo manco

mette a parlà... figuramose… averrà si e no la prima alimentare!

VIOLA                   Ele

TERESINA    Che?

VIOLA                   No dico.. ele, si dice elementare!

TERESINA    E io che ho detto?… Comunque è gnorante! Come se nun c’avessi

già da che pensare… con tutto quello che c’ho per la testa io! Nun

aveva mai saltato un mercoledì.. Tutto avevo combinato… Tutto!

Come sempre!.. Titta ‘sta col banchetto a Campo de’ fiori…

VIOLA                   E’ mercoledì…

TERESINA    …Rosina doveva portà er sor Egisto al parco…

VIOLA                   Come ogni mercoledì…

TERESINA    Tre ore! (guardando fuori dalla finestra) E’ in ritardo di tre ore

(guarda l’orologio) tre ore e dieci!

VIOLA                   Ancora co’ ‘sta storia Teresina mia! Ma tu lo sai che io nun so’

mai stata d’accordo (guardando nervosamente verso destra) ma

capisci che se er sor Egisto magna la foja passi i guai te… (alza gli

occhi al cielo) e io assieme a te, Vergine Santa!

TERESINA    Ma che voj che capisca… vive in un mondo suo, come er fijo e sta

bene così… il suo ruolo è solo quello de rompe l’anima a ‘sta pora

donna (indicando se stessa)… proprio vero: tale padre, tale fijo!

VIOLA                   Ma se nun se ne accorge er signore.. prima o poi se ne accorgerà

Titta!

TERESINA    Chi? Mio marito? Ma lascialo! Lascialo raccontà le favole ai

bambini in mezzo alle strade! Quello po’ fa! Alle volte me fa

tenerezza perché lo sento che gioca co’ quei suoi burattini... se

mette là… imita… fa le voci! Me pare proprio un bambinone!

Altre volte però me fa ‘na rabbia che… che je lo vorrei dì!


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VIOLA

Ma che sei pazza?

TERESINA

Ma dai dico così.. per dire! E che me piacerebbe ave’ ‘na reazione!

‘Na donna c’ha bisogno de n’omo vicino! N’omo vero… nun so se

me spiego…

VIOLA

E che nun te spieghi… uno come… come Robin Hood per

esempio! Quello sì che è n’omo! Avete inteso che pure stanotte..

TERESINA

Ma io già ce l’ho l’eroe mio! Forte! Coraggioso come un leone!

(corre a guardare fuori dalla finestra) Amore! Amore mio!… Ma

‘ndo sta? Perché nun arriva? St’ infame! Ma perché non m’ha

avvisata?

VIOLA

E se vede che nun l’ha potuto fa’… avrà avuto un imprevisto…

TERESINA

Proprio de mercoledì? Il nostro mercoledì! Non ne abbiamo saltato

uno dal giorno del nostro primo incontro… (sognatrice) ooh,

amore!

VIOLA

Che guaio! E pensare che te lo consigliai proprio io di rivolgerti a

lui per l’uccello di tuo marito!

TERESINA

Amore a prima vista! Come m’ha visto con l’uccello di Titta in

mano… ho sentito crescerlo piano, piano!

VIOLA

Che cosa Teresì??

TERESINA

Ma  l’amore!  La  passione!  Ah,  galeotto  fu  quel

piccolo

pappagallino  giallo..  amore,  tesoro   mio!  …(pausa,

cambia

improvvisamente) Razza di porco! Tutti uguali gli uomini! Tutti!

Ma lui no… è così tenero lui…(di nuovo) ‘sto verme!

VIOLA

Oh, mamma mia… tu sei confusa figlia mia!

TERESINA

E tredici, tre ore e tredici minuti de ritardo (gira nervosamente per

la stanza) che je sarà successo sora Viola? Se sarà sentito male?

Proprio lui che è medico?

VIOLA

Ma perché? Nun po’ esse?… E poi lo sai che nun è proprio

medico.. è veterinario!


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TERESINA    Ma che po’ esse! Vittorio mio è bello, forte, coraggioso lui!

Gajardo! (guarda fuori) St’infame! Dico ma me poteva avvisà no?

Chessò mandava Ciccillo, er garzone suo…

In quel mentre arriva trafelata Rosina

ROSINA               Che m’avete chiamata signò? Che è arrivato Ciccillo?

VIOLA                   Arieccola! A Rosì… va’ dentro che nun è aria..

TERESINA    Ma che t’ho chiamata?

ROSINA               Ho sentito che parlavate de Ciccillo.. io me so pensata che…

TERESINA    E nun devi pensà! E se hai pensato hai fatto male!

ROSINA               Vabbe’… (Rosina fa per tornarsene indietro)

TERESINA    Rosì... aspetta... guardame bene…Ma nun è che è venuto e nun me

l’hai detto?

ROSINA               Chi?

TERESINA    Ciccillo… o il sor Vittorio, il dottore

ROSINA               Nun è dottore..

TERESINA    Rosì, te me le stai a capà… t’ho fatto ‘na domanda! (falsamente e

esageratamente gentile) E’ passato qualcuno che ha lasciato detto

qualcosa per me?

ROSINA               Aspettate… (riflette) No!

TERESINA    Sei sicura Rosì… bada che se poi vengo a sapere che è passato ad

avvisarmi… de ‘na certa cosa… e tu invece nun m’hai avvisato è

la volta che…

ROSINA                Me    possino   cecamme    Signò..   m’avesse   detto    de      divve

d’avvisavve io v’avrei avvisata…

VIOLA                   A  Rosì…  (facendo  con  il  pugno  della  mano  il  segno  di

accorciare)


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ROSINA               Vabbè…ve l’avrei detto! L’ultima volta che l’ho visto è stato

l’altro ieri quanno ha portato la lettera che v’ho dato… io poi se sarebbe arivato me lo ricorderei

VIOLA                   Rosì, devi usare il congiuntivo!

ROSINA               Voi dite sora Viò? (strofinandosi gli occhi) Ve ne siete accorta

pure voi?

VIOLA                   E me ne so’ accorta si, me ne so’ accorta!

ROSINA               Me sa che c’avete ragione.. dev’esse er polline che sta nell’aria de

‘sta stagione...

VIOLA                   Figlia mia! Er congiuntivo è un verbo, non è un collirio!

ROSINA               E che c’entrano allora l’occhi?

TERESINA       (intervenendo convinta) E’ un verbo l’ingiuntivo!

ROSINA               Vabbè…

VIOLA                   Tu hai usato il condizionale!

ROSINA               Io? Non è vero signò!

TERESINA    Ma e’ possibile che io devo sempre sapè le cose dall’artri? Rosì

t’ho detto mille vorte de nun toccà la roba che nun è tua! Mo’

vallo a ritrova’...

ROSINA               Mi accusate sempre di cose che nun ho fatto! (esce scocciata)

Rosina esce verso destra

TERESINA       (di scatto) Che abbia un’altra? Che mi tradisca?

VIOLA                   Chi? Rosina?

TERESINA    Ma no! Vittorio l’amore mio!

VIOLA                   Ma no, no! Che dici!

TERESINA    Che dico... lo so bene che dico... intanto non mi tradisce con

quell’altra?


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VIOLA                   Ma che c’entra quell’altra è la moglie!

TERESINA    Embè? Sempre corna so’! Anzi peggio… corna riconosciute!

VIOLA                   Ma ha i suoi diritti la signora mi pare!

TERESINA    E io no? Ma perché un’amante ha meno diritti di una moglie? Al contrario! Proprio perché je restano soltanto le briciole che c’ha diritto a esse trattata mejo! E poi dico, come moglie non ho diritti di vivere da padrona a casa mia.. e neanche come amante? Si è stabilito il mercoledì? E mercoledì ha da esse! Cascasse er monno!

VIOLA                   Ma Teresina mia! Io nun vojo fa la santarella, tu lo sai bene che…

insomma  sì…  che  nun  so’  ‘no  sterco  de  santa  e  qualche

scappatella ce l’ho avuta.. che pure io so’ stata un pò… come

dire…

TERESINA    ...un po’ zoccola…

VIOLA                   ...ecco… ma a mi’ marito jo sempre voluto bene..

TERESINA    Beh, almeno tu ce l’avevi un marito!

VIOLA                   Ma perché tu no? Che dici?

TERESINA    E me lo chiami marito quello?

VIOLA                   Titta sarà ‘mpò… come dire giocarellone… ma te vò bene... e

poi... in fondo, a modo suo, è n’omo serio!

TERESINA    Serio chi? Lui? Ma lo sai come lo chiamano? Er pajaccio de

Piazza Navona! Ansai che bella figura che ce faccio! Ma se per la

strada mi chiamano “la moje de Titta er burattino”! Proprio

‘n’omo serio me so sposato!

ROSINA               (che è rientrata portando una cesta di panni) E dovresteve esse

orgogliosa!

TERESINA    Tu impicciati dei fatti tuoi!

VIOLA                   E  mo  ce  pensi?  Er  pajaccio…  diciamo  l’intrattenitore  per

bambini… lo faceva pure prima…


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TERESINA    Ma almeno prima me faceva ride… ma so’ sett’anni che racconta

sempre le stesse storie pe’ bambini… favole… filastrocche..

VIOLA                   Ma è il suo lavoro!

TERESINA    Ma bello si! Lavoro è quello de avvocato, de salumiere, de… (con

enfasi) de vetrinaio… non quello de fa er pajaccio cor banchetto in

giro pe’ le piazze de Roma… E quando se mangia sora Vio’? Alla

Befana a Piazza Navona, alla girandola de Piazza der Popolo e

qualche domenica ar Pincio se è bella giornata… e me lo chiami

lavoro quello? A sora Viò! La mia è autodifesa!

VIOLA                   Ma se se ne accorge poro omo?

TERESINA       (ride di gusto) Ma chi? Titta? Ma quello nun s’accorge manco che

je se poseno le mosche sur naso! A forza de sta coi bambini se

vede che s’è rincojonito pure lui… se fida de me… vive in un

mondo suo, c’ha sempre la testa tra le nuvole… pensa, pensa…

crea.. dice.. pensasse a trovà un lavoro serio invece… come ha

fatto qualcun altro… ma certo (orgogliosa, con intenzione) non

tutti possono fa’ er medico..

VIOLA                   Che poi Vittorio, se vogliamo, nun è propriamente medico: è

veterinario

TERESINA    Vabbè è vetrinaio. E’ uguale. Sempre medico è.

ROSINA               Già come se poi er sor Vittorio fosse davero vetraio…

VIOLA                   Arieccola..

TERESINA    Perché che voi dì?

ROSINA               Quello che sa tutta Roma…

TERESINA    Che sarebbe?

ROSINA               Che fate? Nun lo sapete? Sarebbe che er padre, essendo così

(unendo gli indici delle mani) cor Cardinale, l’ha fatto… come

dire… diventà vetraio… senza essecello… pochi ‘na fatti fori de

pori animali…

TERESINA    A me quello che dice la gente nun me ‘nteressa! (di scatto torna

alla finestra e guarda fuori) Ma dov’è? Dov’è?


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VIOLA                   Ma insomma che diceva ‘sta lettera?

TERESINA    Quale lettera?

VIOLA                   Nun hai detto che Ciccillo ha portato ‘na lettera..

ROSINA               Si, si… ‘na lettera scritta!

TERESINA    Scritta?

VIOLA                   E’ usanza scriverle le lettere Teresina! Ma perché nun l’hai manco

letta?

TERESINA    Se vede che nun c’ho pensato

VIOLA                   Ah certo…

TERESINA       (a Rosina) e che c’era scritto?

ROSINA               Ah, io nun me impiccio signò… e poi… io nun so leggere lo

sapete!

TERESINA    Ma quanto sei ‘gnorante!

VIOLA                   Ma perché non l’hai aperta ‘sta benedetta lettera dico io..

TERESINA    Ad aprilla l’ho aperta che te credi?

VIOLA                   Embè? Che diceva?

TERESINA    Così a prima vista... nun m’è sembrato gnente d’importante…

VIOLA                   A prima vista... E ndove starebbe adesso sta lettera?

TERESINA    E chi lo sa? Mo’ valla a ritrova’...

(

Nel frattempo Rosina, che ha recuperato la lettera la consegna a Teresina

ROSINA               Eccola qua! (pronta e sfottente)

TERESINA    Eccola qua! (scocciata)


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VIOLA                   E... che dice? Che dice?

TERESINA       (aprendo il foglio e squadrandolo in lungo e largo) dice che…

dice... così.. a prima vista...

VIOLA                   (comprendendo l’evidente difficoltà di Teresina) Ho capito va..

dammi qua! (le strappa il foglio di mano)

TERESINA       (come per giustificarsi) E’ che non ci ho...

VIOLA                   (avviandosi al tavolo e inforcando gli occhiali) E certo, e’ che non

ci hai...

TERESINA    Rosì, famme il piacere, lasciace sole… che so’ cose da signore

queste…

ROSINA                (uscendo a destra ancora ridendo) Belle ‘ste cose da signora… me

meraviglio de lei sora Viola…

VIOLA                   (prende il foglio e comincia a leggere) Ecco qua: “Leoncina mia!”

TERESINA       (subito) E’ lui! Amore mio adorato m’ha scritto ‘na lettera

d’amore! Allora nun m’ha dimenticata!

VIOLA                   Leoncina mia?

TERESINA    Mi chiama così.. amore!

VIOLA                   E’ un vezzeggiativo?

TERESINA    Chi?

VIOLA                   Questo “leoncina” è un vezzeggiativo?

TERESINA       (ride) Ma no sora Viò! Che dite? E’ un felino! Me l’ha insegnato

lui!

VIOLA                   Oh, ma voglio dire.. insomma vi chiamate così?

TERESINA    Solo nell’intimità eh!

VIOLA                   E vorrei vedè. E lui… invece… come si chiama?


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TERESINA    Leoleo! Er mejo leone der Colosseo! Je l’ho messo io! Bello eh?

VIOLA                   Originalissimo...!

TERESINA    A ‘nfatti. Ma solo.. nell’intimità eh!

VIOLA                   E ci credo.. ci credo.. (tra sé) Oh mamma! (riprendendo a leggere)

“Leoncina mia, un improvviso ed inatteso evento si è abbattuto sulla nostra casa stanotte..”

TERESINA    Davero??! Oh mamma! Stanotte??

VIOLA                   Ma cosa?

TERESINA    Come cosa?! La tromba d’aria!

VIOLA                   Quale tromba d’aria Teresì?

TERESINA    L’ha scritto lui no? Il vento che si abbattuto sulla casa stanotte!

VIOLA                   L’evento! Il fatto!

TERESINA    Ah.. (poco convinta) se vede che s’è ‘mpicciato cò le parole…

voleva dì “fatto” invece ha scritto “vento”… l’emozione! Amore

mio!

VIOLA                   Vabbè… ma tu vedi in che situazione mi dovevo andare a mettere

io... (riprendendo la lettura) “...sulla nostra casa stanotte. Mia

moglie, la poveretta, ha avuto un improvviso attacco di colite, con

complicazioni interintestinali parossistiche ed a tratti gastriche...”

TERESINA    Che poi sarebbe?

VIOLA                   Insomma… se dev’esse intesa male de brutto la poveretta..

TERESINA    Ma perché me lo viene a raccontà a me? Peggio pe’ lei!

VIOLA                   Aspetta… “… a tratti gastriche. Il che mi vede costretto mia

dolcissima Leoncina..”

TERESINA    Leoleo mio!

VIOLA                   “…a dover accompagnare la consorte..”


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TERESINA    Ahh! Lo vedi l’infame traditore! C’ha l’amante!

VIOLA                   Chi?

TERESINA    Ma come chi? ‘Sta…

VIOLA                   Teresì.. consorte è un sinonimo!

TERESINA    Per me è ‘na mignotta

VIOLA                   Sinonimo! Usare un termine in luogo di un altro! Consorte

significa moglie! La consorte è lei, la signora Anna, la moglie der sor Vittorio

TERESINA    Ah  sì?  Ma  come  scrive  difficile!  (si  calma)  Amore  mio

perdonami! Ho dubitato!

VIOLA                   Aspetta… “… ad accompagnare la consorte…”

TERESINA    …che è quella cosa là…

VIOLA                   “…a fare i bagni di sole per una settimana a Fiuggi. So che

comprenderai l’urgenza della cosa e perciò non potremmo incontrarci come stabilito mercoledì…”

TERESINA    ‘Sto fetente fracico…

VIOLA                   “… ma…”

TERESINA    Ma?

VIOLA                   Aspetta… “…ma passerò ugualmente a salutarti prima di partire il

giorno deputato…”

TERESINA    Non passa più oggi?

VIOLA                   Ma si, si... deputato qui significa stabilito, cioè oggi!

TERESINA    Oh amore, perdonami di nuovo perché ho dubitato… ma quanto

scrive difficile! Quant’è bravo!

VIOLA                   “… ma…”


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TERESINA    N’antra vorta? Nun poteva scrive tutto insieme?

VIOLA                   “…ma, per ovvie ragioni, capirai che mi trovo costretto a passare

con mia moglie An... na.”

TERESINA    Ah no!

VIOLA                   Ah si.. (ripiegando la lettera) “… tuo Leoleo, er mejo leone der

Colosseo”. (si fa il segno della croce) Scusatemi!

TERESINA    Je la do io Fiuggi! Faccio succedere un finimondo!

VIOLA                   Aspetta Teresì, ma siamo arrivati all’assurdo! Er sor Vittorio è

sposato c’ha ‘na moje alla quale deve dar conto…

TERESINA       (spazientita) Aahhh… sora Viò… la guera è guera!

VIOLA                   La poveretta è malata!

TERESINA    Malata… je lo do’ io… malata…

VIOLA                   C’ha la colite

TERESINA    E a mme me prende la paraculite! Ma guarda ‘mpò!

VIOLA                   Che sarebbe?

TERESINA    Sarebbe che me sento poco bene pure io! Che ce devo fa? Io

sodomizzo! (si butta a sedere su una sedia)

VIOLA                   Oh mamma mia… qua succede un quarantotto! Ma perché, dico

io, nun so’ rimasta a fa’ l’involtini co’ la cicoria…

TERESINA    Aaah, ahia… je lo faccio vedere io il soggiorno alle terme… ahia..

ahia. Fiuggi.. ahia... i bagni de’ sole… ahiaiai… in fronte te lo do

er sole… me fa male! (massaggiandosi il sedere) Ahia!

VIOLA                   Ma che te fa male?

TERESINA    E che voi che me fa male Viola? C’ho la culite no?… Ahia…

VIOLA                   Guardame bene Teresina, ma che intenzioni c’hai?


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TERESINA       (subito seria) C’ho che vado pure io a fa i bagni de sole a Fiuggi…col dottore ce devo andà…

VIOLA                   Ma…

Improvvisamente rientra Rosina

ROSINA               Signora! Signora! E’ arrivata la carrozza del sor Vittorio co’… la

moije e Ciccillo… Jo detto che stavate ‘n casa, che ho fatto male?

TERESINA    Eccoteli tiè… mo cominciamo a diverticce… (a Viola) damme ‘na

mano a mettermi di là (indica l’uscita di destra, poi a Rosina) Vai

ad aprire tu..

ROSINA               Ma che state male signò?

VIOLA                   Paraculite Rosì… all’ultimo stadio

ROSINA               Così? All’improvviso?

TERESINA    E se vede che gira. Hai voja se gira. Aaahiai…. (tirando a sé

Viola, sottovoce) Viola! Mi raccomando! Damme ‘na mano!


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici


VIOLA                   Teresì che intenzioni c’hai?!

TERESINA       (c.s.) Ssshhh! Eccoli! (poi forte) Aaahiaiai!

Suonano all’ingresso mentre Teresina e Viola escono da destra

VIOLA                   (uscendo) E’ l’ultima volta che me coinvolgi in questi traffici

loschi tu!

ROSINA               (Correndo verso l’ingresso a sinistra) Gira?! Gira?!... Ma ‘ndò

gira?

CICCILLO          (arriva correndo trafelato e porge un fiore a Rosina strappato

dalla pianta che i padroni stanno portando in dono) Rosina!

ROSINA               (meravigliata ma contenta) A Cicci’... e i signori?

CICCILLO          (timido e imbarazzato) So’ scappato avanti perche’ te volevo

porta’ questo... (e le porge il fiore)

ROSINA               Questo? Ma che bello cicci’... grazie! Ma ‘ndo l’hai preso?

CICCILLO          (sapendo di averlo rubato) ‘Ndo l’ho preso?... L’ho preso...

VITTORIO        E’ permesso? (da fuori)

ROSINA               Prego sor Vittò (a Ciccillo indicandogli di andare verso la

finestra) mettete de la’ Cicci’, nun te fa’ vede’...

VITTORIO        (da fuori) Grazie Rosì, è ‘na cosa de prescia perché siamo in

partenza.

ROSINA               Venite, venite, accomodateve...

VITTORIO        (entra con un enorme vaso di fiori che gli copre il viso e prima

ancora di curarsi se qualcuno fosse in casa:) Donna Teresina e

donna Viola, ‘na bona giornata a voi!

ROSINA               Ma a chi avete salutato sor Vittò?

ANNA                    Infatti caro, chi hai salutato?

VITTORIO        (realizza) Ma che nun ce sta nessuno?


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ROSINA

Che vedete qualcuno?

ANNA

Io no.

Ciccillo ride

VITTORIO

Ma come?

M’hai detto che la signora Teresina stava in casa con

la sora Viola

ROSINA

Infatti sine. Ma la signora sta de ‘lane. Dice che v’aspetta sor

Vittò! (ad ogni occasione Rosina civetta con Ciccillo alle spalle di

Vittorio e Anna)

ANNA

Ti aspettava, caro, la signora?

VITTORIO

(imbarazzato) Noooo...

ROSINA

Siiine...

ANNA

Oh buffo! Noi siamo qui per caso, non saremmo dovuti neanche

passare...

ROSINA

(distrattamente, continuando a guardare languida Ciccillo) Già..

ma è mercoledì..

ANNA

Mer...

mercoledì? E che…

VITTORIO

(pronto ma imbarazzato) Eh sì, si...

perché il mercoledì è il giorno

che vengo a visitare il… il gattino della sora Viola...

che ci ha ‘sta

forma strana de...

de...

ANNA

De…

VITTORIO

(sempre imbarazzato) De... de

... ‘nzomma perde er pelo a chiazze.

ANNA

Oh poverino! Ma

... Rosina ha detto che è la signora Teresa che ti

aspettava! (a Rosina) Non e’ così?

VITTORIO

Si...

No...

(arrampicandosi

sugli

specchi) Certo!

Perché  poi

Teresina...

la signora Teresa...

è così gentile che ci offre sempre un

thè con i pasticcini qui da lei! Mi sono dimenticato di avvisare che

però oggi…


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici


ANNA                    (interrompendolo) Ma che cortese! E perché non me lo hai mai

detto? Magari le avrei preparato qualcosa per ricambiare! Che so?

Un dolce dei miei!

ROSINA               Si pure!

ANNA                    Prego?

ROSINA               No dico, non credo che oggi lo avrebbe gradito. Sta propriamente

de lla co’ certi dolori…

VITTORIO        Dolori? Ma chi? Teresina?

ROSINA               Dice che c’ha la paraculite

VITTORIO        La para che?

ROSINA               Il medico dovreste esse voi…

VITTORIO        (incredulo) Io?

ANNA                    Ma certo, tesoro! Che distratto!

VITTORIO        Ah si... E certo che so’ io! E dov’è? De là? (Si avvia correndo

verso destra, torna indietro, si rigira e a Rosina) Posso?

ANNA                    (esterrefatta) Caro!

VITTORIO          No... scusa amore vado un attimo de la’ a vede’ che j’e’ successo...

po’ esse che e’ solo ‘na passata... (e me molla il vaso di fiori)

ANNA                     Oh poverina! Deve stare davvero male! Deve essere una forma che

gira! (all’indirizzo di Vittorio gia’ fuori scena) Tesoro... vengo anch’io. Con permesso. (esce)


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ROSINA               Gira... gira… hai voja se gira…

Rosina e Ciccillo restano soli

CICCILLO          (avvicinandosi a Rosina, fa per abbracciarla) Amore mio venghi

qui! Passione de Ciccillo tuo!

ROSINA               Ciccì… a casa dei signori t’ho detto de no! Po’ tornà la signora e

nun me va che ce veda!

CICCILLO          Rosina ma come? Fra ‘mbò saremo soli soli io e te! Er padrone e

la signora se ne vanno alle terme e noi…

ROSINA               Tu sei n’ antra cosa! Co’ te dev’esse n’antra cosa (le si avvicina

con fare estremamente provocante) co’ te dev’esse… reumatico…

CICCILLO          Rosì… cu’ tte è tutto aromatico, è solo che quanno che te vedo..

nun zò… io me sento come se ‘nce fosse tutto ‘n foco che me

parte da dentro!

ROSINA               E nun me fa’ così! Lo sai che quanno me parli così me sento tutta

‘n friccico!

CICCILLO          E friccica Rosì.. anzi, friccichiamo insieme!

EGISTO                Eehmm… eeehmm.. (visto che i due non si accorgono della sua

presenza, accenna a cantare) “Quanto sei bella Roma, Quanto seibella Roma a primavera! Er Tevere..”

ROSINA               Sor Egì! Siete voi...

CICCILLO          ‘Giorno sor Egisto! Che fa canta?

EGISTO                Canto, canto che me passa… in campana mo’ che arivano i

nemici!

VIOLA                   Nun preoccupateve Nannare’

ANNA                    Ma io non capisco Signora Viola, sono mortificata! Vi assicuro

che quando l’abbiamo comprata, il fiore sulla pianta c’era!

VIOLA                   E se sara’ staccato mentre salivate.


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TERESINA    Aaahhiaia. (più forte mentre viene fatta sedere sulla poltrona)

Aaahhiaiai…. (Anna si ferma fra le due sedie del tavolo)

EGISTO                (a Viola) Io me ne vado che ‘ste cose me fanno ‘mpressione… so’

contrario alla vivisezione io!

VIOLA                   A Sor egi’, e sta male la signora

EGISTO                (uscendo, di spalle) E abbattetela.. nun fatela soffrì! (Guarda il

fiore a terra, sguardo ad anna, lo raccoglie e glielo porge anche se schiacciato) Madame, a vous!

ANNA                    (piacevolmente sorpresa e riconoscendo il fiore che era sulla

pianta) Me... merci!

VIOLA                   (ad Anna facendole cenno di accomodarsi) Pensi... che noi

stavamo giusto pe’ chiamà un medico… e invece…

ROSINA               …E invece e’ arrivato er Sor Vittorio!

ANNA                    Signora Viola, eccolo il fiore che cercavo...

VIOLA                   (avvicinandosi ad Anna e abbassando pian pianoil tono di modo

che i due a parte di Rosina-teresina e Anna-Viola siano entrambi fruibili) Avete visto? Ve l’avevo detto che s’era staccato...

ANNA                    Ma io veramente non mi spiego come...

TERESINA       (sottovoce a Rosina con cantilena) Si nun te stai zitta te manno a

coltivà li carciofi…

ROSINA               (c.s. con la stessa cantilena di Teresina) E nun lo potete fa perché

me lo deve dì er sor Titta..

TERESINA       (c.s.) E io te spacco la capoccia…

ROSINA               (c.s.) E provatece…

ANNA                    (accorgendosi del chiacchiericcio di Teresina e Rosina, rivolta a

Viola) Scusate ma... che dicono?

VIOLA                   (prontamente) Oh, nulla… nulla sono orazioni, preghiere!

TERESINA    Amen!


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ROSINA               Amen!

ANNA                    Oh, ma che devote! ... A proposito signora Viola, una prece la dirò

anche per l’alopecia del vostro povero gattino.

VIOLA                   La che?

VITTORIO        (interrotta da Vittorio che rientra con una pentola di acqua calda

piena di pezze) Sora Viò… a parte il fatto che non c’ho co mme gli

strumenti der  mestiere.. io posso vedè, così pe’ scrupolo, ma lo

sapete che io non so’ dottore proprio… per la precisione sarei

veterinario!

ROSINA               (con intenzione) E’ quello che ce serve!

VIOLA                   Certo che ce vorrebbe uno der ramo...

TERESINA    E che non le curate voi le culiti? Non siete un culinario?

ANNA                    Oh, che stranezza! Il mio Vittorio un cuoco??

CICCILLO          Ah, quello lo posso da fa io sa? So’ fatto il cuoco pe’ sei mesi

dendro a ‘n ristorante de’ classe a Roccapriora (sedendosi al

tavolo affianco a Viola e Anna) “Da Rocco er maialone”! Poi me

n’hanno cacciato perché starnazzavo dendro la minestra!

VIOLA                   Starnutivo!

CICCILLO          Anche voi sora Viò? E se vede che pure lei è allergica a li facioli

come a me!

VITTORIO        Ciccillo!

ANNA                    Ciccillo... (facendogli segno di alzarsi dalla sedia)

CICCILLO          (alzandosi dalla sedie senza capire perche’ gli altri o guardano

male) Era più forte de me sa?

ANNA                    (evidentemente mortificata) Ce lo scusi...

VIOLA                   (rivolta a Ciccillo) Voleva dire un medico che si intenda di colite!

Vede sor Vittò, la signora Teresina stanotte ha avuto un attacco


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de… (guardando Teresina con intenzione e sottolineando la “o”)

co...lite gastrica!

ANNA                    Pure lei! Oh, che coincidenza! Pensi che io sono tre giorni che sto

a dieta e con tutto questo… sto passando le pene dell’inferno!

TERESINA       (tra se) E non ha visto ancora niente!

ANNA                    Come?

VIOLA                   Intendeva che lei ha ancora una forma leggera...

ANNA                    Ah, capisco… Mi creda signora Teresina, non può immaginare

quanto la capisco sa? Io e lei abbiamo molto in comune, lo sa?

TERESINA    Più di quanto pensa mi creda!

ANNA                    Prego?

VITTORIO        E che… che so’ patologie molto simili Nannarè… molto! (con

intenzione per farsi sentire da Teresina) Pensi sora Viò, che mia

moglie ha avuto un attacco de’ colite devastante...

ANNA                    Eh si. Noi è per questo che stiamo partendo, sa?

VIOLA                   Ah si?

TERESINA    Ah sììì???

ANNA                    Sì.  Io  e  Vittorio  mio  (guardandolo  amorevolemente)  ce  ne

andiamo una settimana a Fiuggi a fare i bagni di sole!

TERESINA    Davero?

CICCILLO          (a parte a Rosina) E così noi ce ne passeremo li giorni vicini,

vicini…

ROSINA               Nun devi core amore mio! E cerca de resiste..

VITTORIO        Oh, povera signora, lasciate! Lasciate che la visiti! Permettette? (e

si dispone accanto alla poltrona dove è seduta Teresina che subito

gli prende la mano)

ROSINA               Gnente de più facile che debba venì pure lei a fa ‘sta gita!


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TERESINA       (prontamente) Sì! Me sa proprio pure a me! Vero sor Vittò?

VITTORIO        Ma no Teresì, può darsi che è ‘na cosa da gnente, ‘na forma virale

che… (Teresina gli torce il polso) Aahia!

ANNA                    (alzandosi di colpo spaventata dal grido del marito) Che è

successo amore?

VIOLA                   (capito che la situazione si mette male, interrogativa a Vittorio)

Allora che faccio, vado a cambia’ l’acqua dotto’?

VITTORIO        Eh, come? A no, ma no, no...

VIOLA                   (assertiva) Vado a cambia’ l’acqua dotto’!!!

VITTORIO        Eh? Ah si, si, bella calda calda...

VIOLA                   Vieni Rosi’ damme na mano. Nannare’venite pure voi.

ANNA                    Volentieri, se posso aiutare... (escono tutte e tre assieme)

VITTORIO        (sottovoce a Teresina) Leoncina ma sei pazza? Come posso

portarti con me? Ce sta pure mi moje! Ma che famo er viaggio

organizzato?

TERESINA       (c.s.) Se nun me porti faccio succede er quarantotto! (sottovoce a

Vittorio) Ma quant’è scema! Quella starebbe bene co’ mio marito!

Amore! Leoleoleoleo!! Grrr.. ma ce pensi? Mentre la… gallinella

là… se fa li bagni de’ sole… noi… se famo altri bagni!

VITTORIO        (c.s.) Ma sei impazzita? Come faccio? Sarebbe troppo rischioso!

TERESINA       (c.s.) E a noi ce piace er rischio! Io quando sto accanto a te me

sento ‘na leonessa e tu er mio leone! Ma ‘ndo lo piji tutto ‘sto

coraggio?

VITTORIO        (c.s.) Che c’entra?.. Quella è ‘na dote naturale..

TERESINA       (c.s.) E allora fammelo vedè ‘sto leone.. fallo uscì dalla gabbia…

che poi ce penso io… nun so se me spiego…

VITTORIO        (c.s.) Ma nun te sembra un po’ avventato? Se mia moglie..


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TERESINA       (chiaramente allusiva) Nun so se me spiego!

VITTORIO        E che nun te spieghi?...

TERESINA    Allora che faccio, vado?

VITTORIO        Ndove?...

TERESINA    Aaaahhhhh (lancia un grido lunghissimo)

VIOLA                   (fa candere una pentyola in cucina e si precipita in sala) Che e’

successo?

VITTORIO        Che e’ successo?...

ANNA                    Che e’ successo tesoro?

VITTORIO        Che e’ successo?... Che e’ successo? (convinto, ad alta voce) E

che è successo!! signori è teribbile, lancinante!

ANNA                    Oh povera signora!

ROSINA               (a Ciccillo) Mo se famo du’ risate. Senti mò eh…

VITTORIO        Certo c’avrei bisogno degli strumenti però…

VIOLA                   Però?

VITTORIO        La signora qui, s’è presa ‘na forma rarissima de… (Teresina fa

segno di aumentare) de... colite gastrica co’… (di nuovo) co’…

complicazioni delle cose lì… de... dell’interiora e der… condotto

intestinale interno (di nuovo) e.. interessamento de quell’altro coso

lì… com’era? (chiedendo a Rosina e indicandosi sul lato sinistro)

ROSINA               Der fegato!… (ridendo a Viola) Nun je veniva…

VIOLA                   (a Rosina) Che poi starebbe dall’altra parte...

TERESINA    Aaahiaia… lo vedi? Lo vedi? Quanto soffro!

VIOLA                   Quindi  quale  sarebbe  la  diagnosi?  (fa  cenno  ad  Anna  di

accomodarsi)

VITTORIO        (stremato per lo sforzo) La... cosa?


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VIOLA                   Intendo, che cosa ha la paziente... dottore?

VITTORIO        Ah... ehm... in pratica è ‘na mezza apatite cronica…

ROSINA               (a Ciccillo) Che sarebbe?

CICCILLO          Er fegato.. lo stommico… ‘nzomma je s’è ammalata la pajata!

ANNA                    Oh poverina!

VIOLA                   … beh, però… pe’ esse un veterinario…

si sente cantare da fuori l’uscio

ROSINA               Ho visto dalla finestra che e’ arrivato Titta! Je vado a da’ ‘na

mano!

CICCILLO          E vengo pur’io! (escono)

VIOLA                   Ecco.. tu guarda mo’ che succede!

ANNA                    Come dite signora Viola?

VIOLA                   No niente niente dico, adesso sale Sor Titta!

VITTORIO        (a parte a Teresina) Amore mio me sa che nun se po’ ffa più

gnente!

TERESINA    Ma che stai a dì?

VITTORIO        (c.s.) Dico che è arivato tu’ marito e magari è mejo che…

TERESINA    E mejo! Vor dì che je lo dici tu! Se je lo dice er dottore è mejo...

nun te pare?

VITTORIO        (rassegnato) E che nun me pare?

TITTA                    (da fuori) Ma no Rosì, t’ho detto de no così!

ROSINA               Ma se voi nun m’aiutate sor Tì…

TITTA                    Sì ma te devi imparà si me voi venì a aiutà! Nun devi fa’ forza con

le braccia, dev’esse come…


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TERESINA       (da dentro cantilenata come a sentire una frase detta e ridetta) un

oscillazione de bacino

TITTA                    …come un’oscillazione de bacino

ROSINA               De bacino sor Tì?

TITTA                    Devi spigne coll’anca così va avanti da solo e nun te stanchi..

CICCILLO          Fateme provà pure a mme sor Tì… così.. cu’ l’anga

TITTA                    Ecco bravo, lo devi accompagnà.. nun lo devi forzà.. sempre de

bacino... così... sinnò s’abbocca da ‘na parte e me se smonta tutto

CICCILLO          (eseguendo) Sembre cu’ l’anga.. così! So ‘mparato sor Tì!

TITTA                    Bravo Ciccì... un giorno de questi te porto co’ mme!

VIOLA                   (fa un colpo di tosse per attirare l’attenzione di Titta) Ehmm...

ehmmm...

ANNA                    Buongiorno Titta carissimo!

VITTORIO        Buongiorno mastro Titta!

TITTA                    (Titta si gira di scatto e vede gli ospiti. Poi a Rosina che gli è

vicino) A Rosì! E che fai nu me dici gnente che c’avemo ospiti?

ROSINA               E nun m’avete dato er tempo!

TITTA                    (poi a Vittorio) Scusate sor Vittò nun v’ho visto! Però me pareva

d’avè visto la balilla vostra de sotto!

VITTORIO        Beh sì, ma è stata un improvvisata, passavamo de qua e...

TITTA                    …me dovete perdonà ma stavo a insegnà er mestiere ai ragazzi!

VITTORIO        Vedo.. vedo. Fate bene.

TERESINA       (sottovoce a Vittorio) E dijelo! Dijelo adesso!

VITTORIO        (c.s.) Glielo dico.. glielo dico.. mo glielo dico


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TITTA                    (sistemando il carretto da un lato) Che volete, questi so’ mestieri

vecchi che non li fa più nessuno. I mestieri de ‘na vorta! Se

passeno de padre in fijo come ha fatto mio padre con me.. e prima

de lui il nonno e prima ancora er nonno der nonno! E nun avendo

io, come dire, eredi diretti.. me fa piacere che qualcuno un giorno

possa continuà la professione, anche perché se poi non siamo noi i

primi a…

TERESINA    Titta non credo che ai signori interessi l’argomento. Non è vero

dottore?

VITTORIO        Beh, no.. cioè sì. Voglio dire..

TITTA                    Avete ragione scusate, chissà che fretta che avete! E che io quando

me metto a parla de burattini...

VITTORIO        Ma figurateve sor Tì, è stata un improvvisata, passavamo de qua

e...

TITTA                    …siete venuti a fa’ un saluto a Teresina. Avete fatto bene!

VITTORIO        Ecco veramente pensavamo che...

TITTA                    (non curandosi della risposta) Nannarè! Mi fa piacere che siete

salita pure voi! Come state?

ANNA                    Bene, grazie Titta caro. Solo un po’ imbarazzata ma adesso

meglio... Passavamo di qua e mio marito ha pensato di venire a fare un saluto

TERESINA       (in modo atono come a ribadire la sua presenza) Ahia!

VITTORIO        A sapere che eravate fuori, magari saremmo passati n’artra vorta...

TITTA                    Ma no! Perché? Avete fatto bene invece.. Teresina mia sta sempre

sola a parte la sora Viola nun vede mai nessuno..

TERESINA    Mai nessuno! Ahi, ahia…

VIOLA                   (ironica) Povera creatura!

ANNA                    E dite, dite: dove avete fatto lo spettacolo oggi?

CICCILLO          (entusiasta) L’avete fatta Piazza Navona oggi sor Tì?


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TITTA                    L’ho fatta sì che l’ho fatta! Co’ ‘sta giornata poi! Quanno c’è er

sole ‘sta città nun se batte! Dovevate vedelli! La piazza era tutta

pe’ Mastro Titta! A decinaia! Con quegli occhi teneri che nun

chiedono artro che je ricconti ‘na storia! E poi dicono che i

burattini so’ superati… eh, ma i burattini de Mastro Titta, non pe’

dì, so’ n’antra cosa! (prendendo due marionette dal banchetto)

Stavano  tutti  lì!  Tutt’intorno  ar  negozio  (indica  il  proprio

banchetto) Nun immaginate quanti erano “a mastro Tì facce

ride..”, “ a mastro Tì..”

TERESINA       (lo interrompe) Aaahhh!

TITTA                    ‘Ma che è successo? Teresì che hai fatto?

TERESINA    E che ho fatto? Ahia!!!

VIOLA                   A Titta, tu moje s’e’ presa ‘na cosa… piena de complicazioni!

Fatte spiegà..

TITTA                    Ma chi Teresina? E nun me dite gnente?

VIOLA                   E si ce fai parlà pure a noi, capace che te lo dicevamo!

VITTORIO        Una forma improvvisa

TERESINA    Titta, Titta… dove sei?

TITTA                    Ma come improvvisa? Teresì! Sto qua! Ma che t’è successo? (a

Vittorio) Ma che sta male?

VITTORIO        Male? Molto male, malissimo… non la stancate poverina...

TITTA                    Ma se stamattina quanno so’ uscito stava bella come ‘na Pasqua!

VITTORIO        Stamattina!

TERESINA    E poi me so complicata!

VITTORIO        Eh, s’è complicata!

TITTA                    Così? All’improvviso?

VITTORIO        Così! All’improvviso!


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VIOLA                   Titta, così all’improvviso!

TITTA                    Sì eh? Ma te vedi!

TERESINA       (esagerata) Chi ha parlato? Sei tu Titta? Sei tu? Odo la tua voce!

Odo!

ANNA                    Povera signora… non riconosce!

VIOLA                   (tra sé) Ma tu guarda che me tocca vedè (alza gli occhi al cielo)

TITTA                    So’ io Teresì… sto qua… (a Vittorio) E che fa, nun me riconosce

manco più?

VITTORIO        E’ capace, succede...

TERESINA    Vedo tutta ‘na nebbia… odo le voci lontano…

ANNA                    Oddìo, vede la nebbia!

TITTA                    Vede la nebbia! Ma possibile dotto’? Sto qua! Teresì...

TERESINA    ‘Ndove?

TITTA                    Quine.

TERESINA    Line?

TITTA                    Ma se po’ sapè che j’è successo?

VIOLA                   (a Vittorio) Com’era dottò?

VITTORIO        Tecnicamente parlando la signora c’ha gli smottamenti de panza

TITTA                    Così? All’improvviso?

VITTORIO        Così! All’improvviso.

ANNA                    Tale e quale a me! Ma tu guarda..

TITTA                    (cambiando tono, improvvisamente) Aspettate.. da quando avete

detto che sarebbero cominciati questi smottamenti?


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici


VIOLA                   Da… stamattina… appena siete uscito

ROSINA               Tu guarda che caso...

TITTA                    Da stamattina dite?

VITTORIO        Ma perché sor Tì?

TITTA                    Aaaahh..

VIOLA                   (accorre) Che è stato sor Tì?

TITTA                    (ancora più forte) Aaaah…

VITTORIO        Che c’è? Nun me fate sta in pensiero che m’impressiono io!

ROSINA               S’impressiona il medico!

TERESINA    Che... che c’è Titta?

TITTA                    Che c’è??? C’è che ho capito. Ecco che c’è

ROSINA               (a Viola) C’è che ha capito!

VIOLA                   (a parte) Ave Maria gratia plena..

VITTORIO        (imbarazzato) Che... che significa che avete capito sor Tì?... Mica

penserete che…

TITTA                    …Significa che ho capito. Certo, io so’ burattinaio.. nun so’ un

medico come voi... ma certe cose le capisco al volo anche io sa?..

anzi che nun c’ho pensato prima..

VITTORIO        Ahia! Aspettate sor Tì.. adesso nun prendete strade che... io ve

posso spiegà tutto…

TITTA                    Nun ce sta bisogno sor Vittò… nun servono altre spiegazioni…

stupido io, avrei dovuto capirlo prima… però, perdonatemi, me meraviglio di voi che siete medico

VITTORIO        Che c’entra adesso scusate?

TITTA                    Come che c’entra? Siete medico no?


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici


VITTORIO        Ho capito ma...

ANNA                    (ingenua) Ma cos’è che avete capito scusate?

VITTORIO        Ma no Nannarè nun da’ retta..

VIOLA                   (tra sé) Ora pro nobis pectatoribus…

ROSINA               (a Ciccillo) Senti mò eh?

TERESINA    A… Tì… ma… che stai a dì…?

TITTA                    (deciso, sentenzia) Che sto a dì? L’evidenza Teresì, nun se può

negà l’evidenza… e secondo me qui dentro ce lo sapete tutti e me lo volete nascondere…

VIOLA                   Ma no è che…

TITTA                    …tu negavi, negavi.. io lo sapevo, che credi? ma stavo zitto... ma

tu pensavi che io nun me ne accorgessi. Che fossi distratto dai burattini… io dicevo tanto prima o poi se c’ho ragione se vede…

VITTORIO        (imbarazzato, a parte ad Anna) Tesoro, perché non mi aspetti in

automobile?

ANNA                    (c.s.) Ssshh… dopo, dopo

TITTA                    …e infatti. Ce semo arrivati alla fine. Te ricordi? Te dicevo: lassa

sta’… nun è cosa…

TITTA                    …so’ annati a male…

VIOLA                   (c.s.) So’ annati a… (a voce alta) a male?

TERESINA    A male?

VITTORIO        A male?

ANNA                    A male?

TITTA                    A male, a male... (a Vittorio) s’è intestardita a magnasse quei

peperoni de sora Viola domenica sera! E perdonateme sora Vio’

ma dovevate vedelli! Li dovevo buttà subito appena ho sentito


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

l’odore… sapevano d’amaro… ma lei ha dovuto fa’ la questione di principio...

VITTORIO        (asciugandosi il sudore dalla fronte) Ah… già… infatti… po’esse! Sì... a pensacce adesso…

TERESINA

E invece c’avevi ragione tu! (voltandosi verso Vittorio) Facevo la

questione de principio io!

TITTA

(a Vittorio) Nun ve l’aveva detto eh?

VITTORIO

N... no. Veramente no! Anzi stavo giusto chiedendo si se fosse

magnata quarcosa de...

TITTA

Io lo so che lei lo fa pe’ mme. Nun me vuole fa’ preoccupà.

(indicando la mano di Teresina che stringe il braccio di Vittorio)

A sor Vittò avete visto che strano? Se crede che so’ io! Se crede

che sta a stringe la mano mia.. e invece ha preso la sua. Valle a

capì ‘ste patologie…

VITTORIO

(toglie la mano) E già! Gia! Allucinazioni! Le...

cose lì... le...

contrazioni, a lungo andare danno allucinazioni o annebbiamenti

come prima...

ma poi passeno. Se vede, sor Tì,

che vanno e

vengono. Lo fanno eh, lo fanno...

hai voja quante n’ho viste!

TITTA

Ma, dico, voi nun siete veterinario?

VITTORIO

Sì, sì... l’ho viste su… su... sui sorci de campagna!

EGISTO

(rientrando da destra)… E sulle zoccole de città! Titta mio bello,

come stai? (indicando il banchetto con i burattini) Hai fatto onore

alla bottega de famija oggi?

TITTA

(abbracciando il padre) Altrochè! Ho fatto l’assedio de Gaeta

oggi papà! Coi cannoni e co’ li fochi artificiali! Dovevate essece!

(mentre Egisto va verso il banchetto e afferra due burattini)

Piazza Navona era tutto pe’ me! Proprio come ai tempi vostri!

EGISTO

Bravo figlio mio! Bravo… Sei l’orgojo mio! Fammele vedè

quanto so’ belle.. (girandosi guarda gli altri che osservano la

scena) E Mbè? Che d’è? Ve pare che le scenette le sapete fa solo

voi?  (Gli  altri  imbarazzati  distolgono  simultaneamente  lo

sguardo) me

ne vado a giocà

un po’ de lla…

(prendendo il


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici


banchetto) armeno qua (indica il banchetto) li burattini so delegno! (esce)

TITTA                    (a Vittorio) Sicchè de preciso che c’avrebbe?

VITTORIO        (agitatissimo)       ‘Na     forma    rarissima     de…    colite     co’…

complicazioni varie e... interessamento der… come se chiama...

ROSINA               Der fegato!

VIOLA                   Lo sa pure lei!

VITTORIO        (sudando sempre più per la difficoltà nella quale si è venuto a

trovare) Ecco! E’ che nun me veniva ma lo sapevo…

TITTA                    E… vabbè… dico ma… nun c’è rimedio?

ROSINA               Ce sta… ce sta…

TERESINA    Il dottore ha detto ch devo andare a Fiuggi! (tirando la giacca a

Vittorio, sottovoce) E dijelo!

VITTORIO        Sì! A Fiuggi! Urgentemente!

ANNA                    Oh che combinazione! Anche io e mio marito andiamo a Fiuggi!

ROSINA / VIOLA (insieme rifacendole il verso) Che combinazione!

TITTA                    Ma davero?!

VITTORIO        Beh sì ma è un caso… adesso nun penserete mica che..

TITTA                    Questo semplificherebbe tutto!

VITTORIO        Tu... tutto?

TITTA                    Eh sì, perché mi’ moje può venì co’ voi! Sempre che non disturbi

eh!

VIOLA                   (a Rosina sottovoce) Dimme che nun è vero! Dimme che sta a

scherzà!

ANNA                    Ma no, figuratevi! Quale disturbo!


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TITTA                    Vede sor Vittò.. m’avrebbe fatto piacere venì pure a me.. ma c’ho

da fa’ ‘na serata a Trastevere co ‘na scolaresca de ragazzini e je

l’ho promesso! (a Teresina) Me perdoni se te lascio cor dottore

Teresì? Così almeno ve fate compagnia e nun resti sola!

VIOLA                   Io… io rimango putrefatta!

TERESINA    Eh… certo... non è la stessa cosa.. (a tutti) mio marito è proprio un

gran lavoratore! Certo però… che se nun vieni… me passa la voja

pure a me!

TITTA                    Ah no! Nun te mette a fa la pupa mo’! Devi pensà alla salute!

VITTORIO        Sante parole sor Tì! Sennò che ce stiamo a fare noi medici?

ROSINA               ‘Nfatti... che ce state a fa’?

VIOLA                   (alzando come prima gli occhi al cielo, con le mani congiunte)

Quattro! Quattro ceri te devo portà…

TERESINA    Vabbè… se proprio mi tocca…

TITTA                    Te tocca, te tocca…

ANNA                    Prego?

TITTA                    No dico, je tocca… Come se dice a Roma? A chi tocca nun se

‘ngrugna! E poi ce sta qua il tuo veterinario che veglierà sulla tua salute!

VITTORIO        Sor Tì! E che l’avete presa pe ‘n’animale a vostra moglie?

TITTA                    Ma perché nun siete veterinario?

VITTORIO        Ho capito ma…

TITTA                    E allora ne capite più de un burattinaio sicuramente de… culiti o

cose de sto tipo!

ANNA                    Ah certo!Certo! Ne ha curate tante il mio Vittorio di vacche,

scrofe, ... troie.

TERESINA       (di scatto adirata) Aho’!


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VITTORIO        Intesi come suini e bovini… ma anche ovini…

ROSINA               (guardando Ciccillo)... burini

CICCILLO          Oh ma che tanto, tanto ce l’avrebbe co l’origini mia?

ANNA                    E cosa preparate di bello per i bimbi?

TITTA                    Mica solo per i bimbi! I burattini so’ cose da grandi se se sanno

guarda. E poi agli spettacoli miei ci vengono anche le mamme…

che accompagnano i bimbi! Eh, ma stavolta Titta s’è superato!

Pensate, ho riscritto tutta la favola de Pinocchio! Se chiama “Er

Pinocchio de noantri: se Geppetto fosse passato pe’ Roma”.

Pensate ho immaginato Roma come un grande paese dei balocchi

co’ fontne incantate, er Tevere dorato, sette colli de zucchero

filato, cupole de panna, strade de cioccolata.. insomma come una

favola e c’erano tutti: er gatto e la volpe, er grillo parlante, la

fatina e tutti, grandi e piccoli erano liberi de fa tutto quello che

volevano dalla mattina fino alla sera. Esisteva solo una grande

regola però: che nun se dovevano dì bucie.

E fu così che dopo pochi giorni a Roma ce rimasero solo i

bambini. Bello eh?

VITTORIO        Bellissimo!

TERESINA    Bellissimo!

VIOLA                   Bellissimo!

ANNA                    Bellissimo!

TITTA                    Capirete che nun potevo lascià n’opera de ‘ste dimensioni! Me so

fatto fa’ tutte le marionette da ‘n’artigiano falegname, amico mio a

via dei Chiavari: “Peppe la mejo sega de Roma”! E se va bene ce

faccio la stagione invernale a Piazza Navona E guardate che co’ la

scusa delle favole, se dicono tante cose! Pe’ grandi e piccoli... E

chi vo’ capì capisce... Ve piacciono le favole sor Vittò?

VITTORIO        Eh? Le favole? Scherzate? (guarda Teresina) Ma no, so’ n’omo

adulto io!

TERESINA    Ecco


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TITTA                    Infatti. Io ce lavoro invece.. eh.. caro sor Vittò… si nun se semina

nella vita.. nun se raccoje! Voi lo so che avete seminato… e

quanto avete seminato sor Vittò! E perciò che mo ve sete fatto ‘na

posizione… E io che devo fa’? Semino pure io… chissà che un

giorno nun me debba capità de raccoje pure a me come state a fa

adesso voi…

TERESINA    Benissimo! Allora Rosì famme un piacere mettime dù stracci nella

borsa così nun famo aspettà il dottore che è tanto, tanto gentile!

Capace che ‘sto viaggio me fa pure bene alle vene vorticose!

VITTORIO        Allora se permettete sor Tì, visto che faccio un carico. (indica la

moglie che intanto si alza per prepararsi ad andar via)

VIOLA                   Ma che so’?  Saccocce de cemento? Annamo Rosì che te do ‘na

mano… (a parte) che qua l’aria s’è fatta pesante! (escono)

VITTORIO        (a Ciccillo) Ciccì! Tu intanto vai co’ Nannarella mia alla balilla

che io poi ve raggiungo!

ANNA                    (a Titta) Sor Titta, allora io vado, e spero di rivedervi presto…

TITTA                    (versando il contenuto di una boccetta in un bicchiere) Non

dubitate Nannarella… non dubitate… (a Vittorio mentre Anna si

avvia con Ciccillo) Sor Vittò, m’è rimasta ‘sta mezza boccettina

de  sciroppo  (legge  l’etichetta)  “Ariasan  Forte”…  che,  voi

m’insegnate, è proprio fatto apposta pe’ ‘sta colite vero?…

VITTORIO        (visibilmente imbarazzato) Come?... Ah, si e’ l’ideale! E’ er

rimedio suo!

TITTA                    Bene! Allora tieni piccoletta mia! (da il bicchiere alla moglie) ne

bevi un sorso adesso e uno (le da la boccetta) quando sarete a Fiuggi!

TERESINA       (a Vittorio) Che faccio bevo?

VITTORIO        (sicuro) Ma certo! E ‘n’antro te lo do io stasera!

TERESINA       (con intenzione) Stasera?

TITTA                    Stasera! Stasera! Se non lo prendi almeno una volta al giorno è

inutile! Non fa effetto vero dottore? Ci penserà il dottore a dartelo almeno una volta al giorno.


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VITTORIO        Verissimo! Almeno ‘na volta al giorno!

TERESINA    Allora bevo! (beve)

TITTA                    E’ il caso di dire “alla salute!” (a Vittorio) Ah, sor Vittò…

siccome c’è scritto “per casi acuti”… sconsiglierei l’uso a sua

moglie che invece ha una forma, come dire… più leggera di

Teresina..

VITTORIO        Ah, certo, certo co’ le medicine nun se gioca! Carissimo Titta

allora noi anderemmo!

TERESINA    Noi anderebbimo… Vado?

TITTA                    Annate, annate che v’aspettano in automobile! Teresina mia nun

sta preoccupata me raccomando!

TERESINA    Bacino, bacino...

TITTA                    Bacino,    bacino…       (commosso,    si    asciuga    una       lacrima

accompagnandoli all’uscita) salutiamo sor Vittò… vi affido miamoglie!

VITTORIO        (andando via) State tranquillo sor Tì… sta nelle mie mani..

TITTA                    (guardando fuori dalla finestra mentre col fazzoletto saluta) Lo

so, lo so.. e che nun ce lo so?…

Nel frattempo mentre Titta è di spalle guardando fuori, entrano prima Rosina poi Egisto che va al cassettone a cercare la medicina sua)

ROSINA               Poro signor Titta… siete triste vero? Una settimana intera senza

vostra moglie pe’ casa…

EGISTO                (girandosi dal cassettone) Rosì… hai visto per caso la medicina

mia per la stitichezza?

ROSINA               Io? No sor Egì...

TITTA                    (sempre di spalle) Quella per la stitichezza papà? L’ho presa io

pe’... pe’ ‘na cosa…


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EGISTO                L’hai presa pe’… (dopo una breve pausa comincia a ridere e con

lui Rosina che ha capito tutto) Bravo! Bravo! E lo sapevo io… Sei

l’orgojo mio tu! Tutto tuo padre! (si rigira e rientra da destra

mentre Rosina si avvicina a Titta)

ROSINA               Ma… sor Tì… ma allora stavate a fa la parte? E’ tutta ‘na

commedia? A me me so’ sempre piaciute le commedie! E mò vojo vedè cosa succede ar secondo atto!

FINE PRIMO ATTO

SIPARIO


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ATTO SECONDO

TERESINA                    Ahiaia… Basta non ne posso più…

VIOLA                                Su teresi’ che mo’ te bevi na bella cosa cala e vedi che te

passa… (prova a farla accomodare al tavolo)

TERESINA                    (cercando un posto dove sedersi) Quine quine, sora Vio’ (poi

vede la poltrona) no, no... mejo lane… (e si va a sedere dolorante)

VIOLA                                Eh, no… Teresì.. mò me devi da retta mò! Hai visto a fa’ de

testa tua? Bel risultato! (torna al tavolo a preparare la tisana)

TERESINA                    E chi se lo poteva immaginà?

VIOLA                                Tira e tira la corda se spezza sempre… E poi nun posso venì

sempre io… c’ho ‘na casa pure io! Ma nun te poi fa’ aiutà Rosina?

TERESINA                    (all’improvviso) Aaah!

VIOLA                                Come non detto! Che è successo?

TERESINA                    Ahiaia! sora Viò… devo riannà… (fa per alzarsi dalla poltrona)

VIOLA                                Ma dove? Ma ‘ndo vai? Resta giù che è solo ‘na passata…

(Teresina si lamenta) E poi vai ogni cinque minuti… Nun t’èrimasto più gnente!

TERESINA                    Me sento vuota!

VIOLA                                E ce credo… ma chi se lo sarebbe mai immaginato che te

sarebbe presa veramente la colite? E così acuta poi! Lancinante!

Con tutte le conseguenze del caso...

TERESINA                    E che conseguenze… che conseguenze sora Vio’… altro che

bagni de sole! Appena arrivata a Fiuggi… anzi no! Manco c’ero

arrivata ancora, perchè tutto quel movimento della balilla sui

sampietrini… oh, mamma mia nun ce posso pensà che me ripija

la passata!


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VIOLA                                Bevete questo va’... (le porge la tazza che Teresina rifiuta

schifata) Teresi’ te la sei cercata…

TERESINA                    Sora Viò.. me la promettete ‘na cosa?

VIOLA                                Cosa Teresì?

TERESINA                    Si me moro, promettete che me fate cromare!

VIOLA                                Ma no, tu domani starai de novo in piedi

TERESINA                    Ma chi se lo poteva immaginare? Come siamo arrivati… so’

scappata nella stanza e… e ce so’ rimasta pe’ tre giorni de

seguito… (si lamenta)… brodino e semolino… semolino e

brodino… e co’ tutto questo… sora Viò, co’ rispetto parlando,

‘na contraerea! Sai che bella villeggiatura!

VIOLA                                Nun c’è bisogno di specificare Teresina… ma le gocce che t’ha

dato Titta, almeno, te le sei prese?

TERESINA                    Come no? E pe’ fortuna che ce l’avevo dietro! Anzi ho rincarato

la dose… so’ arrivata a prenderne quattro volte al giorno… gnente!

VIOLA                                Gnente eh?

TERESINA                    Macchè! Anzi! Sembrava che me facesse peggio! Come le

pijiavo… zacchete… corevo ar bagno…

VIOLA                                Sarà la reazione!

TERESINA                    Sarà… intanto è ‘na settimana precisa che sto così… e poi devo

beve, a forza d’annà… insomma a forza d’annà, me sto a

disintegrà tutta. E co’ Vittorio, l’amore mio, non se semo

neanche incontrati…

VIOLA                                Figlia mia, tu devi pensà alla salute adesso!

TERESINA                    (alzandosi lentamente dalla poltrona) Alla salute… pensiamo a

rimetterci… Facciamo ‘nantro viaggio sora Vio’ …

VIOLA                                (aiutandola ad alzarsi e prendendola sotto il braccio) E vabbè…

se proprio devi annà… famose ‘st’artro viaggio…


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TERESINA                    (incamminandosi con Viola verso l’uscita di destra) Aahh

(cambia improvvisamente tono) Ma lui? Che fa viene?

VIOLA                                Chi?

TERESINA                    Lui!

VIOLA                                Ah, lui!… Ma sì, sì… vedrai che arriverà…

TERESINA                    E con questo sono due!

VIOLA                                Di che?

TERESINA                    Di mercoledì no? (uscendo verso destra si incontrano con Egisto

che entra)

VIOLA                                Sor Egì, dormito bene?

EGISTO                             E come faccio a dormì bene? C’ho la stanza vicino al gabinetto

io… E’ un via vai continuo… come prendo sonno… zacchete!

E’ dai tempi della guera…

VIOLA                                (indicando Teresina al suo fianco che si contorce dal dolore) E

che volete fa?

TERESINA                    Sor Egì con permesso, se ne potrebbe parlà n’antra vorta? Mò,

come se dice, c’avrei un po’ de fretta!

VIOLA                                Con permesso

EGISTO                             Annate, annate..

Escono, Egisto resta a guardare verso le donne che si allontanano

EGISTO                             (sospiro) Ma tu guarda… a chi troppo e (toccandosi la pancia) a

chi niente! Ci ha ‘na certa fretta, ci ha... Ci ha na certa fretta...

(capisce e ride) Titta mia, tutto tu padre! (Si gira verso sinistra e

chiama) Rosina!

Da sinistra entra Rosina di corsa

ROSINA                            Comandi sor Egisto!


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EGISTO                             Ma che comandi e comandi! Vie’ qua figlia mia, vie’ qua!

(Rosina si avvicina) Allora? Me ce voi portà a beve ‘stogoccetto, si o no?

ROSINA                            (radiosa di gioia) Davero dite?

EGISTO                             Me sento come… ‘n’arsura in gola!

ROSINA                            Grazie sor Egì… E... e se la signora me cerca?

EGISTO                             Ma chi Teresina? Nun te devi fa problemi t’ho detto… Potessi

falle io ‘ste cose…

ROSINA                            Sicuro sor Egì?

EGISTO                             Sicurissimo! Tu me lasci ar solito bar in piazzetta, io me faccio

‘n goccetto e… magari... me rifaccio l’occhi co’ quarche bella stragnera de passeggio…

ROSINA                            Ehh, er lupo perde er pelo ma non er vizio…

EGISTO                             E’ scritto ner codice genetico Rosì… nun è pe’ cattiveria…

dicevo, io me guardo… come dì… er panorama de ‘sta Roma

bella... e tu te ne vai, co’ Ciccillo tuo… ‘ndò dovete annà…

Quanno che avete… come dì… deciso de tornà… me venghi a

riprendere!

ROSINA                            Io… io nun so come ringraziarvi…

EGISTO                             Eh, figlia mia… tu nun te devi preoccupare.. se er sor Egisto può

fa qualcosa, la fa…

ROSINA                            Allora me vado a da’ na pittata e rivengo! (fa per andare, torna

indietro lo bacia sulla guancia) Io ve vojo bene come… come aun padre! (ed esce veloce verso destra)

EGISTO                             (tra sé) … e io come... a ‘na fijia…

Da sinistra si sentono le voci fuori scena di Vittorio e Titta

TITTA                                 (da fuori) Ma si v’ho detto sor Vittò… al massimo se magna un

po’ de frutta… (entrando con Vittorio) e dev’esse de stagione sinnò manco je la compro!


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VITTORIO                     Ma pure a quella bisogna stacce attenti! Ce sta la frutta adatta e

quella no.

TITTA                                 Davero?

VITTORIO                     E certo! Dovete sapè che non tutti l’animali reagiscono allo

stesso modo! Ad esempio. le capre. la frutta fresca nun la possono prende, mentre le vacche, al contrario, se je date…

TITTA                                 Ho capito ma qua stamo a parlà de Teresina, mi’ moje!

VITTORIO                     Certo, certo… ma er principio è lo stesso! Chessò… se je date

‘na mela bene, mejo se cor limone! Ma nun je date la banana per carità!

TITTA                                 (interessato) No eh?

VITTORIO                     Eh no! La banana fa l’effetto contrario, andrebbe bene pe’… (si

gira e vede Egisto, quindi sottovoce a Titta) pe’ vostro padre cheinvece nun va! Avete capito?

TITTA                                 (c.s.) E certo… (ad alta voce) avete capito papà? Ve faccio ‘na

cura de banane! Ve ne compro un casco!

EGISTO                             (che ha seguito con sospetto la discussione) Un casco? E che me

lo devo mette in testa?

TITTA                                 No! Nun ve lo dovete mette mica in testa!

EGISTO                             Ah no? E ‘ndove?

TITTA                                 Dice er dottore che ve serve pe’… insomma pe’… pe’ ajutà!

(indicando Vittorio che annuisce indicandosi il sedere)

EGISTO                             (di scatto verso Vittorio) Ah chi? Ma che m’avete preso pe’ ‘na

cavia delle vostre? Pe’ ‘na capra? Ahò? Io faccio… faccio poco,

ma faccio… Ma tu guarda ‘sto… ‘sta specie de veterinario… le

facesse all’animali sua ‘ste zozzerie… tzè!… co’ la banana! Ma

anvedi tu! Vergogna! All’età tua.. zozzone! Tzè!

VITTORIO                     Sor egì, ma… Chissà che s’è creduto!

TITTA                                 (ride divertito) Lo dovete capì, è carattere!


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

VITTORIO                     Ma allora sor Tì, semo proprio decisi?

TITTA                                 Decisissimi! La salute è salute!

VITTORIO                     Nun fate che poi ce ripensate…

TITTA                                 Come li cornuti sor Vitto?

VITTORIO                     (visibilmente imbarazzato) …No, no, scusate è che…

TITTA                                 (ride)… E’ che so’ strani alle vorte li proverbi!.. Che c’entra mò

er fatto de ripensacce, cor fatto d’esse cornuti… dico, pe’ fa n’esempio sor Vittò, metti caso io ce ripenso, che so’ cornuto?

VITTORIO                     …A cosa… ce… ripensate?

TITTA                                 A ‘sto fatto qua! A mannavve a curà mi moje alla clinica de ‘sto

vostro cugino…

VITTORIO                     …veneziano! Primario a Venezia!

TITTA                                 Ecco! Sputa caso io cambiassi idea! Facciamo che… ecco, sì…

che preferissi curalla qua! A Roma! C’avrei ripensato no?! Che

c’entra questo co’ la mia condizione diciamo… (fa il segno delle

corna sulla propria testa) cervicale?

VITTORIO                     Caso mai er contrario!

TITTA                                 Come “er contrario”?

VITTORIO                     (comincia a sudare) …che… che nun saresteve mica… (rifà il

segno delle corna)

TITTA                                 Oh! E questo dico io! Comunque non c’ho ripensato anzi! Penso

proprio che ‘na bella settimana a Venezia e… me la riportate come a nova sor Vittò…

VITTORIO                     Ah su questo potete stà sicuro…

TITTA                                 E che nun ce lo so?

VITTORIO                     Quann’è così…


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

TITTA                                 (vedendo entrare la moglie da destra assieme a Viola) Ah!

Eccola qua la nostra paziente! Guardatela sor Vittò, me sembra che se sia bevuta un fiasco de varechina pe’ quanto è bianca!

TERESINA                    Aaahiaia

VITTORIO                     (avvicinandosi a lei) Teresina come state?

TERESINA                    E come devo sta? M’è capitata ‘sta spada d’Adamo

VIOLA                                E de Eva! (a Titta) A sor Tì.. a vostra moje nun je rimasto

gnente! Altri due giorni così e…

VITTORIO                     Sor Tì, io je do ‘n’ occhiata

TITTA                                 Fate, fate… A proposito, sora Vio’ ve volevo chiede si me

riuscita a ripara’ sto burattino che je s’e’ staccata a capoccetta...

VIOLA                                Si si, certo! Famme vede’... (si spostano entrambi verso la

finestra)

TERESINA                    Eh, sì (sottovoce a Vittorio) Amore! Amore mio! Hai preparato

tutto? Io pure si sto cosi’ me ne vojo anna’.

VITTORIO                     (c.s.) Ma sei sicura?

TERESINA                    (c.s.) Ma si, si, questo passa. Piuttosto... e i soldi?

VITTORIO                     (c.s.) Ssssh.. ma che ce vuoi fa scoprì? Nun te preoccupa’ dei

soldi, ce n’avro’ abbastanza per un viaggio indimenticabile!

TERESINA                    (c.s.) Mio eroe! Mio leone! (poi ad altissima voce) Aaahhh!

TITTA                                 Teresì adesso nun te mette a fa la bambina, te devi convince! E’

l’unico rimedio che c’hai si voi guarì!

TERESINA                    Dici?

TITTA                                 Ma certo! E per il tuo bene sai? Sai bene che sarei venuto

volentieri pure io ma… come faccio?!

TERESINA                    Eh certo… il tuo lavoro… come fai?


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TITTA                                 Eh! Me devi capì! Questa è la stagione bona lo sai pure tu! Mo

arriva l’estate, la gente esce… e Roma se riempie pe’ tutte le

piazze… e come dice lo slogan che c’ho attaccato ar negozio

(indica il proprio carretto che sarà poggiato ad un lato della

stanza) “Andò ce ce sta ‘na piazza ‘ndo le gente ce se ficca… si

guardi bene ce trovi er Mastro Titta”

VIOLA                                Co’ rispetto mastro Tì, ma nun vedo la rima

VITTORIO                     Eh, c’ha ragione la sora Viola: “ficca”…” “Titta”, nun va!

TITTA                                 No eh? E’ colpa mia si c’ho er nome che nun fa rima? (a

Teresina) Comunque, Teresì, tu devi annacce e nun te devi

preoccupà pe’ mme… casomai si dovessi ripensacce (fa il segno

delle corna a Vittorio)… ma nun ce ripenso... e poi co’ tte ce sta

‘sto popò de dottore! E’ vero sor Vittò?

TERESINA                    (a Viola, mostrandole la mano a segno di corna) Embè secondo

me se le sta a capà da solo!

VITTORIO                     Ve l’ho detto sor Tì… nova, nova ve la riporto!

VIOLA                                (tra se) Appunto! Nova nova..

TITTA                                 E che nun ce lo so?

VITTORIO                     Purtroppo anche mia moje nun se può allontanà da Roma pe via

della zia che la viene a trovà da Caserta!

TERESINA                  (rivolta a Viola con sguardo complice) Ah, davero? Che peccato!

TITTA                                 (guardando le due donne) Vabbè, ma tutto sommato sapete che

penso sor Vittò? Che secondo me vostra moje nun se sarebbe manco divertita!

VITTORIO                     (imbarazzatissimo) Voi dite sor Tì?

TITTA                                 Dico, dico… quando se tratta de ‘ste cose la donna nun è mai

contenta…  cose    mediche…   ospedali,   visite…  se  sarebbe

annoiata a morte pora donna! A Nannarella so bastati i bagni de

sole alle terme, era ‘na forma leggera ve lo dicevo io. E poi a

Venezia che fai? Si nun c’hai ‘na barca m’hanno detto che nun

te poi manco move… E sempre tutto allagato! Ansai che noia!


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

TERESINA                    (a Vittorio, sottovoce) Amore, soli saremo! Me lo fai fa’ un giro

sulla vongola?

VITTORIO                     (sottovoce) Sulla vongola Teresì?

TERESINA                    (c.s.) Sine. Quella nera, lunga

VITTORIO                     (c.s.) Quelle nun so’ vongole.. so’ cozze

VIOLA                                Sta pe’ venì giù un acquazzone coi fiocchi!... (A Titta indicando

il burattinoche ha in mano e prendendolo con se’) Titta,...

questo qua te lo riparo io... Io me ne torno a casa che devo

preparà quarcosa pe’ la cena. (esce)

VITTORIO                     Bhe, allora bisognerà caricare le valigie sulla carozza sora

Teresì… nun vorrete mica partì cor buio (va a guardare fuori

dalla finestra). Anzi leonci… signora… se permettete ve vengo

a dà ‘na mano (le bacia la mano)

TERESINA                    (sottovoce) anche due Leone mio!

VITTORIO                     (c.s.) E perché nun so’ n’ottomano!

TITTA                                 Grazie sor Vittò… io nun ve vorrei arrecà fastidio sapete, e che

se nun ve dispiace preferirei evità sforzi… c’ho la schiena che me fa male… se vede che sta pe’ cambia stagione se vede…

TERESINA                    Se vede… Allora annamo sor Vittò? Che ‘sti sforzi nun li

potemo fa né io né la sora Viola (guardando il marito). Bacino Bacino

TITTA                                 Bacino, bacino.

VITTORIO                     Ma nun ve mettete pensiero sor Tì… finchè state così ce penserò

io a vostra moje…

TITTA                                 Certo, certo… e che nun ce lo so?

da destra entra Egisto che si sofferma sull’uscio ad osservare il figlio, poi lentamente gli si avvicina, anch’egli di spalle

EGISTO                             Se sta a mette brutto eh?

TITTA                                 Già…


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

EGISTO                             I temporali estivi poi so’ la peggio cosa! Ariveno de botto e

fanno più danni de quelli invernali… Però è sempre bella eh?

Puro co’ li nuvoloni… anzi… pare ancora più bella… perché fa

un po’ paura… è più misteriosa, affascinante, pericolosa… può

fa perde la testa… proprio come ‘na donna… io in tanti anni nun

l’ho mai abbandonata… occasioni ne ho avute ma… lei pe’ mme

è stata sempre la più bella… Me l’hanno sempre invidiata

tutti…(indicando  fuori  dalla  finestra)  eccola      là…  ci  sta

guardando fijo mio…

TITTA                                 (si volta a guardarlo) State uscendo?

EGISTO                             Già… E’ arivata la bella stagione! Puro si piove è bella! Me la

vojo annà a vedè! Eehh... tu ‘ste cose nun le poi capì perche sei

giovane… manco io ce pensavo quando c’avevo l’età tua… ma

mo’… chissà quante me ne potranno rimanè de belle stagioni?

TITTA                                 Ma che dite papà? Se c’avete ‘na salute de ferro!

EGISTO                             Ah, ma  mica è un problema sa? Nun semo  mica eterni!

L’importante nun è quante ne rimangono… ma come hai vissuto

quello che so’ passate… si t’hanno lasciato er sole nelle ossa…

puro si pioveva…si t’hanno riscaldato veramente o se invece

l’hai fatte corre  via… come quelle  nuvole  là  in  fondo…

ricordate sempre che nun esistono le belle stagioni se prima nun

sei passato attraverso quelle brutte… nun te accorgeresti der sole

si nun piovesse mai…purtroppo capita sempre che t’accorgi che

quella che è passata era l’estate… quando ormai è diventato

inverno… ma nella vita nun se torna mai indietro… me diceva

sempre tuo nonno… vivi ogni giorno con l’emozione del primo

e con l’intensità dell’ultimo… Comunque, io quello che te

dovevo di’ te l’ho detto. E io mo sta giornata me la vado a

vive… puro si piove (entra Rosina)

ROSINA                            Sor Egì… io sono pronta!

EGISTO                             Puro si piove!... E allora famme appoggià bella mia (si mette

sotto braccio di Rosina) che se n’annamo a vive Roma! Tesaluto fijo mio... (fanno per uscire dalla comune)

TITTA                                 Comunque papà, quella frase de prima... nun era de nonno, era

de Seneca...


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

EGISTO                             Dichi? E je l’avra’ detta tu nonno... (escono)

TITTA                                 E proprio vero papà… se vive ‘na vorta sola… e dev’esse pe’

forza quella bona! (Esce anche lui dietro ai due)

Da destra rientrano Vittorio e Teresina

VITTORIO                     E daje leonci’, sbrigate...

TERESINA                    N’attimo solo che me do’ n’ultima pittata e arivo...

VITTORIO                     Na pittata, na pittata... (frettoloso per scappare)

TERESINA                    Oh, Leoleo mio! Nun vedo l’ora! Via! Via da qua! ‘Na vita

nova! Da adesso in poi! Soli io e te! Tu ed io!

VITTORIO                     Insomma noi!

TERESINA                    Eh... Ma come t’è venuta in mente tutta ‘sta storia? Che uomo

che sei! E che coraggio! A me l’omini me piaceno malandrini!

Bello che sei! Ma che te sei bevuto da piccolo? Er sangue der

leone t’hanno dato a te!

VITTORIO                     Modestamente c’ho l’ormoni maschili n’er cesso…

TERESINA                    E come parli bene…

VITTORIO                     A me da piccolo me chiamavano “Er leone de’ Trestevere”!

TERESINA                    E’ pe’ questo che sei finito a fa er veterinario… (fa il verso della

tigre con le dita) Grrr.. pe’ curà l’animali feroci come a tte! Ma

pensa che tanto è l’emozione che me so pure…(si passa la mano

sullo stomaco) bloccata!

VITTORIO                     (tira fuori dalla tasca una custodia di pelle dalla quale estrae

una luminosa collana di brillanti) E questa è pe’ te! La giustaluce pe’ ‘sto viso bello!

TERESINA                    Oh! Ma… ma è meravigliosa! Chissà… chissà quanto te deve

esse costata!

VITTORIO                     E non è finito… (svolge il rotolo di carta che ha in tasca)

Guarda! Ho con me tutto er denaro che ce serve! Tutto! Tutto

quello che avevo pe’ casa e allo studio! (Teresina fa per


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prendere l’involucroe lui glielo sfila lesto di mano) Ah... ah...

ah...! (allontanandosi e facendo lo sbruffone) Ho pure portato ar

pegno i gioielli de Nannarella!

TERESINA                    E si se ne accorge?

VITTORIO                     (ride) E nun po’! Perché io ho fatto fatto fa’ ‘na copia di ogni

pezzo da n’ amico mio diciamo…. der mestiere… tutto è pronto

Teresì! E chi ce ferma?

TERESINA                    Ma come fai? Come fai a esse sempre così sicuro de te! Ma ‘ndo

lo piji ‘sto coraggio!

VITTORIO                     (abbracciandola con passione) Da te! Me lo dai te er coraggio!

Pe’ te me butterei puro drento ar Colosseo! E poi è ‘na dote

naturale  che  ce  voi  fa?  C’è  chi  nasce  perdente  e  chi.

modestamente, dico….. (si indica) Vittorio che c’ho il nome a

caso io?! E poi dico… nun hai visto la prestanza atletica?

TERESINA                    Quanto sei impotente!

VITTORIO                     Come?

TERESINA                    Dico c’hai ‘sto fisico impotente!

VITTORIO                     Ahh, in quel senso!

Si sentono dei rumori da fuori e comincia a piovere

TERESINA                    (sottovoce) Sssh! Hai sentito?

VITTORIO                     (c.s.) Cosa?

TERESINA                    (c.s.) Un rumore!

VITTORIO                     (c.s.) Sarà… sarà la pioggia...

TERESINA                    (c.s. teresima scappa a controllare la porta, mentre Vittorio

corre alla finestra) No! M’è sembrato de sentì dei passi da fuori!

Strano perché dovremmo esse soli!

VITTORIO                     (visibilmente spaventato) Forse sarà Titta!


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Un mercoledì da leoni

Claudio Morici

TERESINA

Impossibile!  Titta  stasera  sta  ar  Circo  Massimo  co’  lo

spettacolino suo!

VITTORIO

Allora… Viola! O Rosina! O…

TERESINA

Nessuno te sto a dì… nun ce sta nessuno… ma magari me so

sbajata… nun era gnente! (si ricongiungono al centro)

VITTORIO

(facendosi di nuovo coraggio) Eh, eh… magari era un cane de

passaggio! Ma se pure fosse stato… magari ce provava! tzè…

avrebbe  conosciuto  la  mano  implacabile  der  leone  de’

Trastevere!  Zacchete!  Allora  nun  me  conoscono!  Nun

conoscono il…

TERESINA

Sshh! Zitto! Eccolo di nuovo!

VITTORIO

(più spaventato di prima) Oddio! Chi? Che hai sentito?

TERESINA

(sottovoce) Passi! Passi e voci! (Teresina alla finestra e Vittorio

alla porta)

VITTORIO

Voci? Sei sicura? Allora me sa che nun po’ esse un cane!

TERESINA

Meno male che ce sei te che te ne intendi.. Vittò io c’ho paura

che famo?

VITTORIO

(si aggira nervosamente per la stanza) Che famo… che famo…

io lo sapevo che nun ce dovevo venì… sei stata tu che hai

insistito!

TERESINA

Leoleoleo, amore, ma che stai a dì?

VITTORIO

Che sto a dì.. che sto a dì.. lo sapevo! Questo è pe’ tutte le

cattiverie che nun dovevamo fa’…

TUONO. BUIO

TERESINA

La candela!

VITTORIO

Che candela?

TERESINA

Quella che sta de là… ti prego amore valla a prende che nun ce

se vede e c’ho paura!


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

VITTORIO                     Io?!? No, no, no… ce vai tu che…. che conosci la casa! Io resto

qua a guardà si viene quarcuno!

TERESINA                    Ma come? Che me ce lasci annà da sola?

VITTORIO                     E va?!? Io… io… me sento poco bene!

TERESINA                    Ahò ma sete tutti uguali voi omini! Ce vado io! Tu resta qua…

ma te guarda.. ar leone je s’è bagnata la coda! (Esce da destra)

Vittorio resta solo ed, impietrito dalla paura, non si avvede di due ombre che, alle sue spalle, scivolano lentamente nell’appartamento: sono due figuri vestiti di scuro e con il volto coperto da una maschera carnevalesca. In mano hanno due pistole giocattolo. Appostati alle spalle di Vittorio cominciano a simulare i versi degli animali più strani, amplificandone l’aspetto grottesco al fine di terrorizzare sempre più l’uomo che, disorientato, si muoverà sbattendo goffamente contro tutto ciò che si trova nella stanza. Tutta la scena sarà appena illuminata tanto da permettere solo di distinguere le ombre. Di tanto in tanto Vittorio, proverà di far luce con alcuni fiammiferi ma i due uomini mascherati, a turno soffiando da dietro le sue spalle, li spegneranno. Dopo poco da destra rientra Teresina che, tenendo in mano delle candele accese, troverà Vittorio in preda al terrore nascosto dietro la poltrona.

VITTORIO                     Aaaahhhhh!!! (si alza di scatto e si va a nascondere ora dietro

la poltrona)

TERESINA                    Vittò! Embeh? Che t’è successo? Pare che hai visto li fantasmi!

VITTORIO                     (si alza di scatto e si va a nascondere ora dietro Teresina quasi

a voler farsi scudo con il corpo di lei) Teresina, amore…

annamosene! Scappamo che qui artro che fantasmi! Qua se so’

dati appuntamento tutti li spiriti dell’animali che… che ho fatto

morì pe sbajo… (piangente) Lo sapevo, lo sapevo io che prima o

poi li sbaji se pagheno! Je lo dicevo io a papà che nun era cosa…

che se ne sarebbero accorti! Che io nun so un medico! Che…

TERESINA                    A Vittò! Ma che stai a dì?

improvviso il verso di un animale irriconoscibile

VITTORIO                     Aaahh!

TERESINA                    Aaaahh!


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VITTORIO                     (cominciano a girare in tondo spalla a spalla, terrorizzati,

davanti  al  varco  della  porta)  Anime  dell’animaletti  belli

perdonateme! Ce lo so che ho sbajato! Io nun so’ dottore e nun

so’ manco veterinario… ma lo fatto pe’ magnà!

TERESINA                    Oddio, oddio me sta a riprende la colite.

VITTORIO                     Ve prometto che nun lo faccio più!

dal fondo i due uomini si illuminano il volto dal basso rendendolo così terribile e terrificante

PRIMO BANDITO (con un evidente accento francese) Ma bravo! E’ modo questo di comportarsi davanti ad una donna?

SECONDO BANDITO Vergogna !

TERESINA                    Ma... voi... voi… siete…

PRIMO BANDITO Ma oui, ma oui…. Je sois… comme m’appelle vous?

VITTORIO                     (sottovoce) ma chi è lo conosci?

TERESINA                    E’ quello della radio! E’ Robin Hood! Quello che ruba ai ricchi!

Oddio che emozione! A casa mia!

VITTORIO                     (c.s.) Ma che sei matta? Come sarebbe? Un bandito? E che ha

detto?

TERESINA                    Non lo so…. Ma come l’ha detto bene…. M’è passata pure la

colite!

PRIMO BANDITO Vieni qui! Ici ho detto!

SECONDO BANDITO Ici!

Vittorio spinge Teresina verso l’uomo

VITTORIO                     lo senti che te vonno?

TERESINA                    Ahò, ma che spigni?

PRIMO BANDITO Monsier, fate l’uomo!


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SECONDO BANDITO In ginocchio!

VITTORIO                     Eh?

PRIMO BANDITO In ginocchio! (Vittorio esegue) Vous ete l’homme? Eh?

VITTORIO                     Eh?

PRIMO BANDITO  Ho chiesto: voi siete il marito della signora spero vero?

VITTORIO                     (si volta verso Teresina che fa segno di sì con il capo) Io?.. No..

no… io.. nun l’ho mai vista questa…

TERSINA                        Ahò! Ma che stai a dì?

VITTORIO                     Io… io ce so capitato… perché… perché.. perché so’ er facchino

ecco! Io  me pensavo de trovallo  in casa er marito della

signora…ero venito pe’ na consegna… poi è annata via la luce e

io…

TERESINA                    Ma tu guarda ‘st’ infame fracico de pecorone che me so’ annata

a pijà… Ma quanto sei bugiardo!!

VITTORIO                     E’ la verità signor… D’Artagnan! Io nun la conosco e poi… e

poi… è pure brutta!

TERESINA                    Ma ‘sto fijo de ‘na….

PRIMO BANDITO Un  momento!  Un  momento…  voi  dunque  non  sareste  il

legittimo marito di madame vero?

VITTORIO                     Io? No!

PRIMO BANDITO Mais bien… E dunque dove si troverebbe ora questo marito?

TERESINA                    Sempre ‘ndo nun deve stà! Mai che ce fosse quanno c’è sta

bisogno! Ma almeno lui nun le dice le bucie lui! E nun sputa ner piatto ‘ndo magna lui!…

PRIMO BANDITO (si avvicina a Teresina le accarezza sul collo la collana regalatale da Vittorio) Ullalà! Bella! E’… un regalo di vostromarito?


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TERESINA                    (guardando Vittorio che con la testa fa segno di sì) Di… miomarito?… si… cioè…no… veramente…

PRIMO BANDITO Ah..ah..ah.. non sta bene! Dire le bugie non è bello madame! Se non è un regalo di vostro marito… di chi sarà mai? (continua ad accarezzare la collana)

VITTORIO                     Infatti è di mia moglie! Sì… l’ho.. comprata ora e… la signora

me l’ha rubata

TERESINA                    (tra i denti) Ma tu guarda che mascalzone… ma se je l’ha rubata

lui a quella poraccia della moje e je l’ha fatta sostituì co’ una

falsa! ‘Sto buciardo! E pensà che io te stavo pure a crede! Scema

io! (si tiene lo stomaco) Aaahia… ecco che ricomincia!

PRIMO BANDITO (sfila la collana dal collo di Teresina) Mais bien! Mais bien! Allora dal momento che non è vostra… è sequestrata! (la osserva) Mmmh.. non male, non male come falso…

VITTORIO                     Falsa?

TERESINA                    Falsa? Ma allora… ‘sto fijo de’ ‘na ballerina de prima fila! Hai

capito… pur’ a mme me volevi fregà?

VITTORIO                     Ma no.. no… io… ti giuro che…

TERESINA                    Ma che te giuri a Giuda!

PRIMO BANDITO (punta la pistola alla tempia di Vittorio) Monsier! Quel pacco che avete in tasca cosa contiene?

VITTORIO                     Q… quale… pacco?

PRIMO BANDITO (lo prende) Questo! E’ il pacco che stavate consegnando alla signora vero? Lo avete detto voi è così??

VITTORIO                     Veramente quella è roba mia.. io

PRIMO BANDITO (lo apre lentamente) Mais bien! Mais bien! Ullalà (lo mostra al secondo uomo) dovrete essere un uomo molto ricco allora,considerando che fate il facchino

VITTORIO                     E’ tutto! Tutto quello che ho…


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PRIMO BANDITO Che avevate… volete dire… l’ha detto madame ricordate? Io rubo ai ricchi.. per dare ai poveri.. (lo da al compagno) E il mio socio credo sia abbastanza povero vero?

SECONDO BANDITO Eehh..

PRIMO BANDITO A vous! (sottovoce) Questo servirà per quello che sai..

SECONDO BANDITO (raggiante di felicità non riesce a contenere la gioia) Puttana!

PRIMO BANDITO Putèn…  voleva   dire    Putèn   ossia    “Ma    guarda!”…   Un

francesismo!…

VITTORIO                     Ma io nun so’ ricco! Io…

PRIMO BANDITO (in un francese improbabile) Levetuà le pantalòn!

VITTORIO                     C… come?

TERESINA                    Ha detto de levatte i pantaloni!

Vittorio esegue

PRIMO BANDITO Madame comprende il francese?

TERESINA                    Qualcosina… da piccola abitavo a Corso Francia..

PRIMO BANDITO Bien, bien.. ed ora prendete la valigia secondo il vostro mestiere e… potete andare…

VITTORIO                     Come?… Cosi?… Ma… come faccio? In mutande??

TERESINA                    (ride di gusto) Embè? Che fai te vergogni? C’hai pure troppa

roba.. nun ce lo sai che li vermi strisceno nudi? Nudo! Nudo come un verme! Vai… che è mejo…

VITTORIO                     (si butta a terra a mani giunte ai piedi dei due banditi) Ve prego

signor D’Artagnan, nun me fate uscì così! Ma che ponno pensà

vedendomi uscì fori da casa de Mastro Titta, non essenteci lui

medesimo, in brache de tela?

TERESINA                    E a me nun ce pensi? Che diranno de me?


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

VITTORIO                     Ma che me frega a me! Io c’ho ‘na reputazione! C’ho un lavoro!

De te pensino quello che vojono… che magari c’hanno pure ragione!

TERESINA                    (furente resta impietrita e si porta le mani alla bocca) Oohh! Ma

li mortacci tua!…

PRIMO BANDITO Monsier! Non sta bene trattare così una signora… io penso che in questa casa non ci sia più posto per lei, è vero madame?

TERESINA                    Questo è poco ma sicuro! Vattene immediatamente! Prima de

mò…

Vittorio, goffamente, fugge in mutande mentre la valigia più volte gli si apre lasciando uscire i suoi indumenti intimi

PRIMO BANDITO (al  secondo  bandito)  Tu  vai…  vai  ad  accertarti  che quell’individuo abbia lasciato la maison…

SECONDO BANDITO La che?

PRIMO BANDITO L’abitasiòn... la maison de madame… (il secondo bandito resta a guardarlo fisso) Aho’... e và!

SECONDO BANDITO Siss… Oui, oui... (a Teresina) Permèss.. (corre dietro a Vittorio)

TERESINA                (anche lei si butta in ginocchio ai piedi del bandito) Oh, signorHood!… Robin… Grazie! Grazie! Nun potete immaginare er peso che m’avete levata… e pensà che stavo pe’ mollà tutto… tutta la vita mia pe’… mmmh…. È perché so’ ‘na madama come

dite voi sinnò… (l’uomo si allontana di spalle vero la finestra di fondo mentre Teresina, come presa da un proprio ragionamento, continua a parlare) Ma dico io, perché so così sfortunata co’l’omini? Perché? Lascio quer torzolo de pera de mi’ marito e stavo pe’ scappà co’ n’ antro peggio de lui… mejo così… si nun artro quer bambaccione de mi’ marito nun se accorto de gnente… (lentamente si alza e si avvicina all’uomo di spalle) Ma pe’ fortuna ce stanno l’omini come a voi… i cavalieri der nostro tempo… belli, forti, gajardi e coraggiosi! Omini pe’ cui ogni donna sarebbe capace de fa ‘na pazzia…. (lentamente

l’uomo si toglie la maschera e si volta rivelando il volto di Titta, Teresina di soprassalto fa un salto indietro e resta fulminata dalla sorpresa) Tu?


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

TITTA                                 Già… io! Er bamboccione, er torzolo de’ pera, er pecorone,

quello che s’è rincojonito appresso ai ragazzini… e chissà

quante artre me n’hai dette e nun ho sentito o forse ho solo fatto

finta de nun sentì… io! Titta! Tu marito! Eccome qua! Embhè?

Che d’è? Sei rimasta senza parole? Nun parli più? E già… che

devi di’ più… tu fai, nun dici… ma mò me sa che pe’ ‘n po’ de

tempo so’ finiti ‘sti mercoledì da leoni!

TERESINA                    Ma..

TITTA                                 Che c’è? Te sorprende? Davero te credevi che nun sapevo

gnente? Davero te pensavi che Titta tuo era tanto distratto de

nun accorgese de quello che facevate? De nun acorgese che tra

noi era tutto finito da tanto tempo? Aspettavo… dicevo “je do

tempo, forse passerà”… (va alla finestra ed osserva fuori) ma er

tempo passava… e quanno er tempo passa… è passato… e nun

ritorna… nun li ripijamo più i giorni nostri… corrono, corrono

come nuvole uno dietro a n’antro… quarcuno porta la pioggia,

quarcun’ antro te da riparo dar sole… e nun se possono buttà…

TERESINA                    Allora… tu… tu sapevi? Io… me so sempre creduta che… che...

TITTA                                 Che nun ero intelligente? Forse è così Teresì… infatti io nun so

intelligente! Intelligente è er sor Vittorio che fa finta de fa er

medico dell’animali e intanto cura i cristiani e je fa fa la stessa

fine all’uni e all’artri! Intelligente sei te che hai architettato tutta

‘sta manfrina perché nun sei capace a guardà vicino ai piedi

quant’è verde l’erba e c’hai bisogno de cercalla lontano! Sarvo

poi fasse affascinà da chi c’hai sempre avuto accanto solo perché

parlava francese e portava ‘na maschera! Forse c’hai ragione

te… io nun so’ intelligente… io so’ furbo! E li furbi so’ molto

più pericolosi perché sembreno cretini, anzi! Devono sembrà

cretini! Sennò se scoprono… (mostrando la maschera) se levano

la maschera!

TERESINA                    Ma no Titta mio… io… io…

TITTA                                 No! Nun parlà! Nun sprecà er fiato... nun serve! Ce fai più bella

figura…

da sinistra si ascoltano le voci di Egisto, Rosina e Ciccillo. Il loro parlare è gioioso e concitato in evidente contrasto con l’atmosfera creata da Titta e Teresina.


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

EGISTO                             (da fuori) Questa si che è ‘na bella notizia finalmente! (entrando

assieme ai due ragazzi) Allora lo vedi che ce sta quarche granber motivo pe’ venì ar monno?

CICCILLO                       E ce lo dite a noi sor Egì?

ROSINA                            Nun ce posso crede ancora!

EGISTO                             (avvedendosi di Titta e Teresina) Embè? E che è successo? Oggi

deve esse ‘na giornata de festa figli miei! (a Ciccillo) Ciccì! A te l’onore dell’annuncio! (e si sposta di fianco al tavolo)

CICCILLO                       Grazie sor Egì.. me sento tutto n’emozione! Sor Tì… sora

Teresì… siccome che… inzomma… che siccome… che noi… io e Rosina intendo…

ROSINA                            (sbrigativa) Siccome ce volemo bene…ce sposamo!

TITTA                                 Te guarda la vita quant’è strana! Pè ‘na nuvola che passa ce n’è

sempre n’antra che ariva! Bravo Ciccillo e brava Rosì…

CICCILLO                       e voi lo sapete… anzi se nun fosse stato pe’..

ROSINA                           Che cosa… che stai a dì amore? (Titta fa segno di non parlare)

CICCILLO                       Gnente Rosì… e ‘n zegreto. Un zegreto tra…

TITTA                                 E’ ‘n segreto tra omini Ciccì… e l’omini (guarda Teresina)

quelli veri… nun parlano (fa segno a Ciccillo, con il dito indice

contro  il  naso,  di  non  parlare),  perché  nun  ce  n’hanno

bisogno… se vedono dai fatti!

CICCILLO                       Oh…  ehm…  proprio  a  proposito  de  questo…  cioè  no…

inzomma volevo dì che… siccome che…

ROSINA                            Che Ciccillo mio a trovato n’antro lavoro e c’ha già avuto

n’anticipo per il viaggio de nozze! Faje vedè!

CICCILLO                       (estrae dalla tasca lo stesso rotolo di carta contenente il denaro

sottratto a Vittorio) Ecco qua! Cu’ questo vojo portà Rosina miaar mare.. che io nun l’ho mai visto!

TITTA                                 Bravi! Sicchè hai trovato pure un lavoro Ciccì?


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

CICCILLO                       (c.s.) Ge potete sctà sicure sor Tì… m’hanno già pigliato

drendro a ‘n risturante a Zan Zaba!

TITTA                                 Allora auguri, fiji maschi e gajiardi!

EGISTO                             Che poi sarebbero in qualche modo tuoi nipoti…

TITTA                                 (ride) nipoti adottivi…

EGISTO                             None. Ner senso che tu saresti lo zio dei loro figli! Quello vero.

TITTA                                 (c.s.) Lo zio. dei loro.. Ma perché? Ciccillo è mio fratello?

EGISTO                             Lui none… ma Rosina sine…

TERESINA                    (rimanendo  seduta  sulla  poltrona)  Mò  se  capiscono  tante

cose….

EGISTO                             Sì... a lei già je l’ho detto poco fa.. (guardando la foto che ha in

mano, a Titta) nun è fijia de tu madre, pace all’anima sua, ma èsempre tu sorella perché è fija mia e fija…

TERESINA                    …de ‘na mignotta…

EGISTO                             (subito) Sì… proprio così… Armeno lei i soldi se li faceva da’

(Teresina    si    volta    furiosa    dall’altra    parte)…       anzi…

(avvicinandosi tenero a Rosina) quella vorta fu l’ultima pure pe’

lei…  da  quer  giorno  decise  de  cambià  vita…  così come

Rosina… (mostrandole la foto di Lalla sua bella)

ROSINA                            Sì… papà… anzi… se permettete io e Ciccillo c’avremmo da

recuperà tutto er tempo perso… Ciao fratello mio!

CICCILLO                       Salutamo sor Egì… ‘na bona giornata sor Tì…

EGISTO                             Annate, annate… che quanno se vive così… er tempo nun è mai

perso! Troppe emozioni oggi… nun so’ più abituato… me vado a sdraià du minuti… (esce da destra)

TITTA                                 (pensieroso) C’ho ‘na sorella!

TERESINA                    E’ stata la giornata delle sorprese!

TITTA                                 E nun so’ finite… (guarda l’orologio)


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

TERESINA                    Cos’altro deve succedere?

TITTA                                 (non distogliendo lo sguardo dall’orologio) Aspetta... Aspetta e

vedrai…

in questo stesso istante, da sinistra, entra Anna vestita elegantemente con una borsa da viaggio in mano, un cappellino estivo ed al petto la stessa collana che Vittorio aveva portato a Teresina, con una luinga rosa rossa in mano.

ANNA                                 Buonasera sor Titta…

TITTA                                 Puntuale! Entrate Nannarè, vi stavo aspettando

TERESINA                    (a Titta) Non capisco…Lei… Lei cosa ci fa qui?

TITTA                                 Quello che vedi mia cara… è venuta a salutare!

TERESINA                    (ad Anna) Sta… partendo?

ANNA                                 (con espressione decisa e sorridente) Tutto sommato non credo

che la cosa la riguardi… Comunque sì, proprio così! Parto per

un lungo viaggio… Sono soltanto venuta a riprendermi ciò che è

mio… Dopo che lei s’è presa ciò che non era suo…

TERESINA                    (tesa e smarrita) Non... Non capisco a cosa fa riferimento… io

non... (si avvede della collana al collo di Anna) quella collana…

ANNA                                 Bella vero?

TERESINA                    (colma di rabbia ma al tempo di angoscia) Chi… chi ve l’ha

data?

ANNA                                 E, co’ rispetto parlando Signora Teresina, a voi che ve ne frega?

TITTA                                 Ma no, Nannarè! Dijelo… dijelo! Che può darsi che levannose

‘sto sfizio je se chiarisce quarche cosa…

ANNA                                 (prendendo la rosa rossa la mostra a Teresina) L’ho trovata

davanti la porta di casa insieme a questa! Che puo’ significare

signora Teresina?... Vicino c’era pure questo biglietto (glielo

allunga) Leggete! (Teresina volta nervosamente lo sguardo

dall’altra parte) Ah già… dimenticavo! Voi non sapete leggere!

Beh allora… ve lo dico io… è un biglietto del banco dei pegni…


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

c’è tutto l’inventario degli oggetti lasciati… (legge) una rosa in

filigrana d’oro, una collana di corallo rosa pelle d’angelo, una

anello con smeraldi, un orologio con pietra lapislazzuli…

TITTA                                 (continua  a  memoria  passeggiando  per  la  camera)…  un

bracciale con brillanti, una spilla con rubini, due orecchini fine secolo scorso…

TERESINA                    Ma… questo è l’elenco delle cose mie… non è possibile! Voi

scherzate… Non può essere vero perché ho appena messo tutto io in valigia per… (si interrompe e cede effranta sulla sedia)

ANNA                                 (abbassando il foglietto dl banco dei pegni ormai vittoriosa,

mantendendo sempre il sorriso) Per scappare con mio marito…

Cos’è vi vergognate? Ma non vi preoccupate signora Teresina…

il leone vostro ve lo lascio tutto! Da oggi in poi avrete tutti i

mercoledì liberi… (appena Titta comincia a parlare Anna si

defila pur assistendo alla scena fra i due)

TITTA                                 Nannarè…    quello    prendetelo    prendetelo    come       parziale

risarcimento…

ANNA                                 (riprendendosi la rosa lasciata sul tavolo) Sor Titta… io ve

ringrazio… voi c’avete un core grande e…

TITTA                                 Annate Nannarè, che sinnò perdete er treno pe’ Caserta… (Anna

saluta con la mano Titta e lancia uno sguardo verso Teresina prima di uscire)

TITTA                                 Ma nun te sei manco accorta che sò tutti falsi… come la collana

che  lui  ti  ha  portato…  è  bastato  poco  per  sostituirla…

L’originale è qui (accarezza il collo di Anna)… Ma già tu nun

sei capace de riconosce la differenza tra le cose vere e quelle che

brilleno… ma che invece nun valgono gnente… ‘na perla

quann’è vera se vede… brilla de ‘na luce propria come le

persone… perle vere ce l’ho davanti all’occhi tutti i giorni

quanno faccio gli spettacoli miei! Decine e decine de perle…

belle, pulite, trasparenti che aspettano solo che je racconti ‘na

favola nuova…. ma quando so’ false fanno ‘na luce diversa…

finta… all’inizio te confondi, dici “chissà… forse è ‘n ‘abbajo!

Forse è vera..” ma poi te devi convince che è ‘na maschera… (va

al proprio baldacchino dove sono appesi i burattini dei suoi

spettacoli e ne prende uno) e quando tutti attorno a te se so’

messi la maschera, la scena deve annà avanti… nun se po’


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Un mercoledì da leoni                                                                                                                                             Claudio Morici

fermà… allora te la metti pure te perché devi recità la parte tua

e… e lo spettacolo va avanti… un’atto, du atti, quanti so’ stati

decisi che devono esse… ma prima o poi finisce e le maschere

se levano… (tira fuori dalla tasca un rotolo di biglietti di

denaro e li consegna ad Anna)

TERESINA                    A Tì! E mò che famo?

TITTA                                 La valigia l’avevi già preparata no? Allora valla a prende che

sicuro qualcuno che te dà da magnà come me, lo trovi… Mò

và… che so stanco… (Teresina esce con la valigia, affranta)

tanto nun ce sta gnente più da vedè perché stavolta lo spettacolo

è finito…

“dopo quasi tre mesi durante i quali nessuno aveva più sentito parlare di lui, ieri sera, a Roma, un nuovo incredibile colpo di quello che ormai da tutti è conosciuto come il Robin Hood de noantri; la lunga pausa ha fatto pensare alla fine dell’attività per questo eroe mascherato dei nostri tempi, ma una lunga rosa rossa ed una cospicua somma di denaro hanno senz’altro segnato il suo ritorno……”

SIPARIO LENTO

FINE


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